Gianluca Di Feo, l’Espresso 8/2/2013, 8 febbraio 2013
Truffa truffa SANITÀ– Rimborsi falsi, visite fantasma, finti ricoveri. Costati finora allo Stato 1
Truffa truffa SANITÀ– Rimborsi falsi, visite fantasma, finti ricoveri. Costati finora allo Stato 1.648 milioni. E la Finanza avvia indagini sulle cliniche italiane– Per risanare i conti pubblici non bastano i tagli, bisogna anche capire quanti soldi si sprecano. Perché i bilanci dello Stato spesso sembrano un serbatoio pieno di buchi: più acqua si versa, più ne esce. La Guardia di Finanza adesso sta cercando di cambiare strategia: oltre a potenziare le operazioni per combattere l’evasione fiscale, e quindi trovare altre risorse per le istituzioni, con il nuovo anno si punta a migliorare il controllo all’emorragia di denaro ai danni della collettività. E di tutte le falle quelle più macroscopiche sembrano materializzarsi nella sanità, la voce più importante della spesa pubblica ma anche quella che ha fatto nascere fortune imprenditoriali e arricchimenti illeciti. I risultati delle operazioni sono già impressionanti. In tre anni ci sono stati 5.625 interventi delle Fiamme Gialle, con 5.817 persone denunciate. Molti di questi sono funzionari pubblici, dipendenti delle Asl e degli ospedali, che adesso saranno chiamati a risarcire i guasti provocati nei bilanci dei loro enti: ben 2.397 di loro sono sotto procedimento della Corte dei conti. Devono rispondere di un danno erariale pari a 1.648 milioni di euro. Una cifra pesante, che potrebbe alleviare il carico fiscale di molti contribuenti. Ma le cronache degli ultimi mesi hanno evidenziato come lo spreco non passi solo dagli enti a gestione pubblica. Dagli scandali lombardi sul crac del San Raffaele e le corruzioni della Maugeri fino alle inchieste sulle cliniche romane, sempre più spesso nel mirino ci sono le strutture private convenzionate con il servizio sanitario. Nel 2013 proprio questi laboratori, ospedali, centri diagnostici verranno sottoposti a un monitoraggio sistematico in tutta Italia, dalla Sicilia all’Alto Adige: una campagna di controlli a tappeto, con l’obiettivo di ricostruire se i rimborsi corrispondono alle prestazioni. Lo ha specificato Saverio Capolupo, comandante generale del Corpo: «La strategia elaborata a livello centrale si articola su più fronti. È nostra intenzione mantenere alta l’attenzione sulle frodi di maggiore spessore e sui settori che l’esperienza operativa individua come più remunerativi, come gli incentivi alle energie rinnovabili, le misure finanziate con i fondi dell’Unione europea e la spesa sanitaria convenzionata». Nel mondo della sanità privata ci sono aziende amministrate con criteri di avanguardia, in modo da rendere profittevole un business che le Regioni non sanno far funzionare. Altri poli piccoli e grandi invece si sono rivelati una fucina di frodi. Il campionario delle truffe è un misto di vecchi trucchi e raggiri innovativi, spesso realizzati in modo sfacciato. Nelle statistiche della Finanza spiccano i finti ricoveri in regime d’urgenza, che vengono utilizzati per ottenere quei rimborsi concessi solo quando le condizioni del paziente impongono interventi rapidi. Il paradosso è che questi ricoveri avvenivano in case di cura che non erano abilitate alle emergenze o non avevano nemmeno un servizio di pronto soccorso. Ci sono poi le visite ambulatoriali, talvolta per esami che richiedono pochi minuti o qualche ora, che vengono fatturati come day hospital, gonfiando così la spesa a carico delle Asl. In alcuni casi, i blitz hanno fatto emergere una contabilità parallela con annotate le situazioni reali e accanto quelle falsificate per strappare più soldi alle Regioni. Così nel dramma delle lungodegenze, rimborsate a tariffa piena solo per un periodo limitato, ospedali privati dichiaravano ricoveri spezzettati, facendo figurare dimissioni inesistenti e successivi rientri in corsia, in modo da incassare sempre il massimo. Le frodi sono di casa anche nelle strutture pubbliche. Ad Avellino i finanzieri hanno dovuto studiare 10 mila cartelle cliniche del reparto chirurgia della Asl scoprendo che 29 ricoveri erano stati gonfiati. L’esame degli atti ha però svelato una beffa ancora più grave: 24 operazioni estetiche classificate come interventi per gravi malattie, mentre nei documenti c’erano solo nasi e seni da rifare. A Bari nella Colonia Hanseniana dell’ospedale regionale è spuntata una vasta serie di illeciti, inclusa l’abitudine di fare scorta di alimenti in quantità colossale: quintali di cibo, senza nessun rapporto con il numero di pazienti, poi finito chissà dove. Il totale delle contestazioni ha superato i due milioni di euro e in questo caso si è provveduto a sequestrare agli indagati beni per un importo pari al danno: un sistema per rendere sicuri i risarcimenti. Uno dei raggiri che emerge più spesso riguarda l’intramoenia, la possibilità per i medici pubblici di realizzare visite in strutture private, destinando parte dei profitti alla Asl da cui sono stipendiati. Se il consulto però si fa in nero, vengono ingannati sia la Asl, sia il Fisco. E questo vizietto stando alle indagini è diffuso anche tra luminari. A Firenze Mario Dini, primario del Careggi con un curriculum internazionale, è stato arrestato: lo accusano anche di avere obbligato medici alle sue dipendenze ad aiutarlo nell’attività privata, usando apparecchiature dell’ospedale. In più avrebbe favorito un’azienda in un appalto in cambio della promessa di apparizioni televisive e la docenza in corsi ben retribuiti. A Napoli l’indagine su un altro primario, Paolo Jannelli, ha svelato metodi ancora più spregiudicati. I pazienti venivano convinti a lasciare il Cardarelli per farsi operare in una clinica, dove saldavano in nero mentre a loro insaputa il chirurgo chiedeva il rimborso alla Asl, presentando documenti falsi: riusciva così a farsi pagare due volte. Al telefono, il fratello del professore è stato registrato mentre chiedeva ai titolari della clinica di mettere a posto la documentazione per tutelare gli affari: «Truoveme ’e cart, verimmo bbuono ’e cazzi nuosti». Secondo le intercettazioni, quando un malato è morto sotto i ferri in sala operatoria, il medico lo avrebbe fatto trasportare nell’ospedale pubblico: ai parenti ha detto che il decesso era stato provocato da un infarto prima di cominciare l’intervento. Anche in questo caso, alla clinica sono stati sequestrati beni per 700 mila euro a garanzia dei futuri risarcimenti. Affari d’oro si fanno anche con i farmaci. Ci sono singoli medici o interi nosocomi che ne acquistano in modo abnorme. Spesso ottengono in cambio denaro, computer o viaggi dai fornitori. O in altri casi le tangenti servono a ottenere appalti su grande scala. Come a Torino dove l’inchiesta delle Fiamme Gialle ha coinvolto i vertici regionali della sanità e i leader piemontesi di Federfarma, la federazione dei titolari di farmacie: le gare pilotate valevano ben 50 milioni di euro, con un danno consistente per le casse pubbliche. L’obiettivo dei finanzieri non è solo quello di mettere in luce le frodi, ma anche evidenziare le sacche di inefficienza che spesso contribuiscono a bruciare fiumi di denaro. In questo campo, sono stati siglati una sessantina di accordi di collaborazione con Asl e Regioni - la prima è stata La Spezia nel 2003, l’ultima Sassari nella scorsa estate - in cui la Finanza offre consulenza per il controllo della spesa pubblica. L’obiettivo è soprattutto quello di stanare i furbetti delle esenzioni, che autocertificano redditi da fame per evitare il ticket. Nei tre comuni pugliesi di Monopoli, Polignano e Conversano su cento dichiarazioni ben 18 erano false: c’era chi aveva auto di lusso ma sosteneva di guadagnare meno di 20 mila euro l’anno. Ad Arezzo sono stati scovati 80 finti poveri che possedevano aziende e studi professionali. In Veneto nella scorsa estate su 30 mila prestazioni mediche realizzate dalle Asl in esenzione di ticket ne sono emerse ben 12.300 sospette. Tante piccole truffe, forse ancora più odiose in una stagione di crisi che ha reso molte famiglie veramente bisognose d’assistenza. Adesso pure in questo settore la Finanza procederà per campagne nazionali: nel 2013 sono stati programmati 3 mila accertamenti in tutta Italia, test per orientare operazioni su vasta scala.