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 2013  febbraio 08 Venerdì calendario

INIEZIONI PERICOLOSE

[ISRAELE]

La settimana scorsa vi è stata una sorta di ammissione ufficiale, nel momento in cui il direttore generale del ministero della Salute israeliano, Ron Gamzu, ha vietato la somministrazione del farmaco alle donne etiopi (nella foto, la preghiera della comunità a Gerusalemme). Si parla della pratica di iniettare alle donne della comunità ebraica etiope emigrata in Israele un contraccettivo di lungo periodo, chiamato Depo-Provera. Con tale misura, il governo israeliano intendeva fermare la crescita demografica della comunità etiope, già soggetta a discriminazioni sociali ed economiche. Dagli Anni 80 sono stati 100.000 gli etiopi di religione ebraica che hanno scelto di andare a vivere in Israele: oggi sono il 2% della popolazione. L’ondata maggiore si è verificata nel ’91, quando nel giro di sole 36 ore 15.000 etiopi arrivarono in Israele grazie a un ponte aereo organizzato dall’aviazione di Tel Aviv, con la storica Operazione Salomone. La vita per gli etiopi nella terra promessa, però, non è stata facile: vittime di razzismo, di fatto discriminati sul lavoro e nei sistemi d’istruzione, se confrontati con gli immigrati ebrei di origine russa – spesso con un alto livello di istruzione – che in migliaia arrivarono dopo la caduta del Muro di Berlino. Nel 1996 vi erano state rivolte urbane dopo la scoperta che il sangue donato dagli etiopi veniva gettato dalle autorità sanitarie, per paura di malattie come l’Hiv. La pratica delle iniezioni contraccettive è stata denunciata varie volte, ma mai il governo era giunto ad ammettere responsabilità. Un documentario, a dicembre, ha riaperto la polemica, mostrando interviste a 30 donne emigrate qui nel 2005, che hanno dichiarato che la sterilizzazione indotta dal Depo-Provera sarebbe stata imposta come condizione necessaria per entrare in Israele. Alcune non sapevano neanche cosa stessero loro somministrando e hanno creduto si trattasse di vaccinazioni. La speranza ora è che tale pratica non si ripeterà.