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 2013  febbraio 08 Venerdì calendario

ORA SENZA IL MONTE SERVIRA’ UN ALTRO SIENA

È la capitale dello sport di provincia del nuovo millennio. Siena è un miracolo. Nell’arte, nella storia: la passeggiata dalla Fortezza a Piazza del Campo incanta turisti di tutto il mondo, come la skyline del Duomo che si staglia all’imbrunire e le leggende del Palio. Anche nel tessuto sociale lo è: disoccupazione ai minimi, Siena è la seconda città per qualità della vita secondo il Sole 24 Ore. E poi nello sport: sei scudetti (5 consecutivi) nel basket e 9 campionati di A (7 di fila) nel calcio, al di fuori delle metropoli nessuno ha fatto meglio. E l’ultima domenica è stata l’ennesima da raccontare: la Robur che batte l’Inter, la Mens Sana che stende Varese capolista. Peccato che di momenti così c’è il serio pericolo di non poterne vivere più.
Lo scandalo E’ noto quello che sta succedendo al Monte dei Paschi, lo storico istituto bancario cittadino. Lo scandalo che lo sta travolgendo e le varie inchieste — i derivati, l’Antonveneta, San Marino — stanno esplodendo adesso. La gente passeggia accanto a piazza Salimbeni e scuote la testa. I dirigenti del Monte avevano avvisato da tempo: la festa è finita. Lo stesso per gli enti, le associazioni e quant’altro venisse sostenuto, persino le 17 contrade del Palio, che si dividevano circa 200mila euro l’anno. Il basket ha il contratto di sponsorizzazione che scade nel 2014 e ha già iniziato la spending review, infatti non domina più. Per il calcio è peggio: il contratto scade a giugno e non sarà rinnovato, il Siena dovrà fare calcio in modo diverso, quindi normale.
Che sponsor Quella di Mps non è una sponsorizzazione normale per una squadra, pur di Serie A: 8 milioni di euro, più altri «aiutini». Una cifra che solo le big introitano. Il problema è che, chi ha gestito il Siena in questi anni, non è stato lungimirante da investire quella fortuna, ma ha speso tutto e di più, se è vero che l’esposizione è di circa 70 milioni. Insomma, sponsor e costi sono quelli di una squadra da zona Champions, ma incassi e diritti tv erano al minimo. Quindi adesso, se si vuole andare avanti, occorre cambiare registro.
Il presidente Massimo Mezzaroma, presidente romano, lo sa: «Io credo nella salvezza. Dopo l’Inter la ruota è girata. A gennaio non abbiamo smantellato: abbiamo solo iniziato a fare quello che dovrà fare il Siena del futuro, ossia competere con le idee e non con il denaro. E se la città vuole mantenere la squadra in A lo deve dimostrare: vengono da tutto il mondo a vedere Siena, potrebbero anche venire a vedere lo stadio; serve una trasformazione simile a quella avuta a Bilbao». Già, ma senza la Banca, che farà Mezzaroma? «Mi devono chiamare, vedremo. Io sono venuto qui con determinati presupposti, se cambiano decido: il Siena può cambiare strategia, ma il sostegno della Banca è indispensabile».
I tifosi La Banca dovrebbe tramutare il rapporto in uno simile a quello che ha con una normale azienda debitrice, cercando di evitarle il fallimento. Fabrizio Viola, a.d. di Mps, l’ha detto al Club fedelissimi, il cui presidente è Lorenzo Mulinacci, un gigante buono che spiega: «Invece di avere uno sponsor forte, bisognerà ogni anno cercare di vendere un calciatore come Destro o come Neto. Va cambiato tutto, il budget e gli stipendi andranno ridotti. Ma se fa la A il Chievo, se ci vanno Sassuolo e Livorno, ci può stare anche Siena».
L’ex sindaco Ma la preoccupazione dei senesi va ben oltre. Il Comune è commissariato, il sindaco Franco Ceccuzzi è caduto dopo aver innescato il ricambio in Mps: «Il senese sa camminare con le sue gambe. Nello sport bisognerà avere due società sane e nuovi sponsor: questione di capacità, non di forza. E bisogna lavorare sull’impiantistica, il progetto del nuovo stadio fuori città è tramontato, va ristrutturato questo che è anche un fenomeno di turismo sportivo: qui da noi i tifosi ospiti visitano la città e vanno allo stadio sereni, non ci sono mai incidenti».
Il passato Il «babbo Monte» ha sostenuto generazioni e generazioni, cresciute con le spalle coperte e posti di lavoro a volontà (Mps ha oltre 30.000 dipendenti). Oggi la preoccupazione è per l’identità cittadina. Lo sport viene dopo. Non erano lo Stato o l’Unione Europea a sostenere i progetti senesi: ci pensava la Banca, con la Fondazione e il Comune. Sembra di tornare al 1298, quando la banca fallì perché non poteva restituire i crediti al Papa e al re di Francia. Ma i senesi reagirono, e la città tornò a risplendere con la meravigliosa architettura del Trecento. Serve un altro miracolo. Da Siena.