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 2013  febbraio 08 Venerdì calendario

“LO STATO DEVE PAGARE TUTTO E SUBITO”

[La proposta del Pd di emettere titoli per pagare gli arretrati della pubblica amministrazione ai privati riaccende le speranze delle imprese in difficoltà. Ma c’è l’ostacolo Ue, perché salirebbe il debito. Si può fare lo stesso?] –
Per le migliaia di aziende strozzate dai ritardati pagamenti della pubblica amministrazione è una questione di sopravvivenza. Per i partiti che cercano il consenso di quel mondo, trovare una soluzione utile a sbloccare i 71 miliardi di crediti insoluti (stima di Bankitalia) che lo Stato deve ai privati è una questione anzitutto di voti. Lo scetticismo dei settori interessati (sanità ed edilizia su tutti) è alto, poiché i rimedi tentati finora dal governo Monti sono giudicati dei palliativi non in grado di curare la malattia.

L’ultima proposta l’ha lanciata il leader del Pd Pierluigi Bersani: emissioni ad hoc di titoli del Tesoro pari a dieci miliardi di euro l’anno per cinque anni con cui pagare subito - e in contanti - le aziende, iniziando da piccole e piccolissime imprese. Il Pd propone di fare ciò che il governo Monti aveva escluso per le circostanze e per prudenza: accettare un aumento del debito pubblico pari alla cifra da restituire (circa tre punti di Pil), cercando di ottenere da Bruxelles uno sconto sugli obiettivi di riduzione dello stock di debito fissati con il nuovo fiscal compact. Per il direttore generale di Confindustria Marcella Panucci la proposta «è positiva e va nella direzione che auspichiamo», ma chiede addirittura di più: pagare immediatamente 48 miliardi di debiti, pari ai due terzi del totale entro il 2013. «Così si immetterebbe subito liquidità nell’economia».

Il punto è che l’Unione europea potrebbe non vedere di buon occhio un’emissione di debito in una situazione non florida per i conti pubblici. Per Giampaolo Galli, ex direttore di Confindustria e ora candidato nelle liste Pd, il problema non c’è: «Non vedo un impatto sul disavanzo secondo i principi contabili di Eurostat. La gradualità permetterebbe di scongiurare un “effetto Grecia” sui mercati e si potrebbero attuare contemporaneamente altre operazioni (dismissioni immobiliari, contrasto all’evasione) che aiuterebbero a risistemare i conti».

In attesa delle decisioni, c’è chi si attrezza come può. Ad esempio alcune camere di commercio hanno creato un fondo sblocca crediti per sostenere le aziende. «È una risposta non risolutiva ma concreta» sostiene il presidente di Unioncamere Ferruccio Dardanello: «Da ossigeno a tante piccole realtà che pur essendo sane, rischiano di chiudere solo perché alle prese con un cattivo pagatore». Lo sanno bene le aziende del settore sanitario per le quali l’80% dei clienti è pubblico e scontano ritardi medi di 300 giorni con punte di quattro anni, ricorda Fernanda Gellona, direttore generale di Assobiomedica: «Si innescano meccanismi di concorrenza molto sleale, la battaglia si gioca sulle possibilità finanziarie delle aziende, invece che sulla qualità dei prodotti». Finora a poco sono servite a poco le due misure varate dal governo Monti: la certificazione dei crediti e il recepimento anticipato della direttiva sui ritardati pagamenti che fissa tempi inderogabili, ma solo per il futuro.

E però basti ricordare che nel frattempo il solo settore dell’edilizia deve vedersela con diecimila fallimenti dal 2007 e 19 miliardi non ancora incassati. Con il decreto Passera, le banche possono attingere al fondo di garanzia della Cassa depositi e prestiti ottenendo un costo del denaro ridotto e riuscendo a praticare tassi inferiori alle imprese che vanno a scontare le fatture. «Ma siamo arrivati al paradosso che è il creditore a pagare gli interessi su quel che deve avere» sottolinea il presidente dell’Ance (l’associazione dei costruttori), Paolo Buzzetti. «L’impegno del governo Monti è lodevole, ma alla fine le banche non si fidano comunque delle amministrazioni e dei loro tempi di pagamento». Buzzetti non ha dubbi: «Bisogna pagare tutto e subito». Tanto, ironizza, «l’esistenza di questo debito è risaputa anche per le strade di Bruxelles».