Lorenzo Jovanotti Cherubini, IL 8/2/2013, 8 febbraio 2013
AFFACCIATI ALLA FINESTRA SANREMO MIO
Dicono che la frase chiave della filosofia moderna sia «Dio è morto» di Nietzsche ma per me invece è quella di Pippo Baudo che dice «perché Sanremo è Sanremo».
Questa frase storica esprime l’inesprimibile. Vale per molte cose della vita ma specialmente per Sanremo, per cui è nata.
Chiedete di Sanremo a un cantante straniero che è stato per caso ospite in una edizione qualsiasi e vi guarderà come se gli aveste chiesto di raccontarvi l’India, il Kumbh Mela, o il carnevale di Barranquilla, quel tipo di evento che nessun antropologo riesce a spiegare.
Da Sanremo neanche Claude Lévi-Strauss sarebbe uscito con un’idea sensata.
Io sono stato a Sanremo, da dj di radio, poi in gara, poi due volte ospite, e vi assicuro che ancora non sono venuto a capo di niente, in quanto «Sanremo è Sanremo».
Un po’ di cose che ho visto.
1. Il palco dell’Ariston è piccolo, quando ci stai sopra, ma in tv sembra enorme, lo stesso effetto lo fa la Gioconda al Louvre, la si pensa più grande di quello che è in effetti.
2. Il pubblico in sala è strano, è lì per farsi vedere non per vedere, quindi occhio, potrebbero reagire in modo opposto al pubblico di uno spettacolo.
3. Nella settimana del Festival in quella cittadina spuntano personaggi che nessuno sa cosa facciano e dove siano il resto dell’anno. Con Internet, i social network e i cellulari queste persone sono diventate tutte giornalisti di qualcosa mentre la prima volta che ci sono andato erano solo lì a spassarsela in mezzo ai cantanti cospargendosi di polverina di Campanellino, la tipa di Peter Pan. Evidentemente il blogger è il nuovo vitellone, e a me va benissimo.
4. Se mi capita di incontrare un giornalista di una testata nazionale nei nove mesi precedenti al Festival, anche se l’intervista riguarda la reunion dei Beatles o l’invasione degli ultracorpi, so che mi farà una domanda sul prossimo Festival di Sanremo.
5. Nessuno si ricorda chi ha vinto l’edizione dell’anno precedente ed è chiaro che questa scomparsa dalla memoria collettiva è volontà dei poteri forti. Però le canzoni belle resteranno, alla faccia dei poteri forti!
6. Il presentatore di Sanremo è, per circa due settimane, l’uomo più importante del mondo.
Queste sono solo alcune cose relative al Festival, che più o meno sanno tutti.
Altre cose che vale la pena prendere in considerazione: per un artista giovane il festival è DAVVERO una grande vetrina. Quindi chi non ci va o è perché non lo prendono o perché non vuole stare in una grande vetrina. Il resto sono tutte chiacchiere.
Vincere non è importante e in fondo nemmeno partecipare di per sé, quello che conta è lasciare un segno, qualcosa che si faccia ricordare: un gesto, un vestito, meglio di tutto una canzone.
Può capitare di arrivare a Sanremo che nessuno ti si fila e la domenica dopo tutti ti riconoscono per strada. Se questo succede è buon segno, vuol dire che si è diventati famosi, ma potrebbero anche essere quei famosi 15 minuti di Andy Warhol. Quindi occhio, che poi ci si resta male.
Si può diventare grandi anche senza fare Sanremo. Esempi: Paolo Conte, Luca Carboni, Ligabue, i Tre allegri ragazzi morti. Cesare Cremonini, i Cccp, i Csi.
Si può diventare grandissimi passando da Sanremo. Esempi: Modugno, Zucchero, Ramazzotti, Pausini, Vasco, Negramaro, Bocelli.
Quindi vi chiederete che cosa c’entra Sanremo. Non lo so, però c’entra.
A Sanremo ci sono state una marea di canzoni, alcune di esse sono bellissime, direi almeno una cinquantina. Per questa ragione, nonostante tutto, ognuno pensa che il miracolo possa ancora succedere, e siccome la musica è una gran bella compagna di vita, in quella settimana si festeggia la canzone italiana. È qualcosa, soprattutto per noi italiani.
Se penso alla mia infanzia e tolgo Sanremo, ecco un’architettura che non sta in piedi.
Sanremo è come l’embargo verso Cuba, molti lo criticano in pubblico ma sotto sotto ci campano e guai a toglierlo.
Io sono contro l’embargo ma a favore di Sanremo, in pubblico e in privato. Comunque questo paragone non sta in piedi, me ne rendo conto, ma è appena tornato un mio amico da Cuba e ne abbiamo parlato 5 minuti fa.
Perché Sanremo è Sanremo.
Qualcuno potrebbe unire le due frasi, quella di Nietzsche e quella di Baudo in un’unica frase «Dio è morto perché Sanremo è Sanremo». Io non l’ho fatto, sia chiaro.