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 2013  febbraio 08 Venerdì calendario

GANDHIANO, LIBERISTA E DANDY: IL CASO GIANNINO —

Il liberista Oscar Giannino, con riferimento alla destra berlusconiana che giudica impresentabile e inaffidabile, cita il Mahatma Gandhi a proposito delle sfide impossibili: «Prima ti ignorano, poi ti deridono, poi ti combattono. Poi vinci...». E quindi lui, che è dichiaratamente di destra — con una scuola politica d’eccellenza fatta nel Partito repubblicano di Giorgio La Malfa — dice di essere stufo di Silvio Berlusconi: «Stufo, come una moglie che per 18 anni viene tradita... Nessuno può sopportarlo, tantomeno un elettore liberale».
E ora che il Cavaliere lo addita tutti i giorni come la peste capace di far perdere il premio di maggioranza al Pdl nelle regioni chiave e il Giornale lo definisce «piccolo uomo astioso e rancoroso», Giannino sbandiera i sondaggi (commissionati dallo stesso Berlusconi) che in Lombardia lo danno oltre il 4%, quindi in marcia di avvicinamento verso lo sbarramento regionale per il Senato (8%): «Eccola là — sghignazza il candidato premier della lista «Fare per Fermare il declino» — siamo su piazza dall’8 dicembre e se continua così rischiamo di far scattare il senatore in Lombardia ma io credo che abbiamo buone chance anche in Veneto, Piemonte, Emilia, Liguria, Marche e Friuli. Andremo bene nelle regioni dove si produce...». Per dirne una, in caso di sfondamento dello sbarramento regionale (8% per le liste non coalizzate), in Piemonte la lista Giannino farebbe eleggere l’imprenditore Giuseppe Arena (quello dei treni «Arenaways» Milano-Torino) costretto al fallimento dalla mancanza di regole certe sulla libera concorrenza. E alla Camera, dove serve il 4% su base nazionale? In questo caso il pluricapolista Giannino si è scelto una missione ancora più difficile: «Mai dire mai, sono ottimista...».
Ieri sera a Otto e mezzo su La7, Giannino ha freddato il direttore de il Giornale, Alessandro Sallusti, per la storia del «piccolo uomo»: «Guarda, Alessandro, che tra i commenti in rete seguiti al tuo articolo 10 a 1 erano a mio favore....». In tv Giannino parla chiaro, dimostra di conoscere i meandri della macchina statale mangiasoldi, scandisce il decalogo del suo movimento messo a punto con gli economisti Michele Boldrin, Carlo Stagnaro e Luigi Zingales: «Fermare spesa, debito, tasse e corruzione.... Giustizia veloce, scuola del merito, concorrenza, sussidio di disoccupazione e formazione per tutti».
Giannino, ha scritto il Foglio dove ha lavorato prima di dirigere l’inserto economico di Libero, «costringe i partiti a far di conto». E lui ha spiegato a quattr’occhi al professor Monti di non avere «nulla a che fare con la vecchia politica di Fini e Casini e con il cattolicesimo elitario di Sant’Egidio». Di Bersani dice: «Se al suo posto ci fosse Renzi, avremmo le prime, vere elezioni della Terza Repubblica». E ce ne è anche per Grillo: «No, non lo ho mai incontrato perché lui mi sembra un po’ troppo tutelato da Casaleggio».
Ma Giannino è anche un personaggio, per alcuni eccentrico e decisamente dandy. Tanto che Massimo Corsaro (ex Pdl, ora Fratelli d’Italia) esorcizza le preoccupazioni di Berlusconi: «Di Giannino mi spaventano al massimo i suoi gilet. Non abbiamo motivo di temere la sua legittima campagna elettorale». I suoi gilet, infatti, sono coloratissimi: «Ho una passione sfrenata per i tessuti pregiati. Ci sono case che confezionano quegli abiti, quindi se qualcuno volesse vestirsi come me... può farlo. Ma questo non c’entra niente con la campagna elettorale».
Nel 2011 Giannino si è sposato in Campidoglio (la celebrante era Giorgia Meloni) addobbato con una redingote blu elettrico a pois e una tuba Melegari che ben si legava con l’abito della sposa (Margherita Brindisi, manager Sogei). Dopo quella cerimonia, amici e parenti rimasero a bocca asciutta davanti al buffet austero (riso e verdura) ma alcuni, poi, si rifecero con i buoni pasto offerti dagli sposi per i migliori ristoranti italiani. Giannino è anche attore. La sera (ieri a Perugia) mette in scena la sua campagna con una compagnia di professionisti che recita il testo «Una cena italiana»: intorno a un tavolo ci sono un nonno ex operaio del Pd, una madre in carriera pentita di Berlusconi, una figlia laureata-disoccupata e grillina, un diciottenne agnostico. Poi nel tinello, la tv porta la voce del liberista Giannino. Che, contrariamente a Berlusconi e a Monti, ama i gatti: «Ne ho tre e non dall’altroieri».
Dino Martirano