Giovanni Caprara, Corriere della Sera 08/02/2013, 8 febbraio 2013
GLI OCCHIALI CHE AIUTANO I DALTONICI
Una buona notizia per tutti coloro che devono combattere quotidianamente con i colori uscendone sconfitti. E non sono pochi. Per i daltonici il centro di ricerca americano «2Al Labs» ha costruito degli occhiali capaci di compensare la grave carenza. Il lavoro era partito allo scopo di correggere un’anomalia di origine genetica (deficienza rosso-verde) di cui soffre il dieci per cento degli adulti maschi più una percentuale inferiore di donne.
Ma al risultato si è arrivati, come talvolta accade nella scienza, per caso e il protagonista è il noto neurobiologo evoluzionista Mark Changizi. Già nel 2006 egli sosteneva che gli umani avessero sviluppato la capacità di cogliere le variazioni di colore della pelle, come un arrossamento del volto causato da diverse ragioni, per acquisire la possibilità di scoprire emozioni e stati d’animo di amici e, ancora più utile, dei nemici. Partendo da queste indagini il laboratorio americano sviluppava delle lenti con le quali individuare il grado della diffusione sanguigna nella pelle. «Se schiacciamo qualsiasi punto del nostro corpo — ha spiegato Changizi al Times — provochiamo una differente concentrazione del sangue per cui abbiamo una zona centrale chiara ed una più arrossata intorno».
Da queste osservazioni partiva la realizzazione delle lenti «Oxy-Iso» che in origine erano destinate ai medici per dare loro la facoltà di vedere meglio le vene prima di un prelievo di sangue o accorgersi di arrossamenti superficiali così lievi da non essere colti attraverso uno sguardo normale.
Pensando ad altre applicazioni si andava in fretta ben oltre proponendone l’impiego alle forze di polizia per accorgersi se un soggetto catturato era più o meno nervoso nascondendo qualcosa. Al di là delle immediate prospettive, i ricercatori impegnati nella fabbricazione del nuovo strumento si rendevano soprattutto conto che se gli occhiali erano indossati dalle persone per le quali il rosso e il verde erano invisibili, queste riuscivano, per la prima volta, a scorgere tutta la gamma dei colori.
I vari test effettuati per verificare se effettivamente il sistema funzionasse ha portato a concludere, come ha sottolineato il professor Daniel Bor dell’Università britannica del Sussex, che i pallini confusi di vari colori sottoposti negli esami della visione e nei quali è nascosto un numero, diventavano chiari rivelando la cifra. Di conseguenza le lenti Oxy-Iso sono ora commercializzate.
Dai primi riscontri più generali è tuttavia emersa una limitazione. Se infatti il verde e il rosso diventano evidenti, la percezione del giallo e del blu si affievolisce. Ma non tutti gli scienziati esprimono lo stesso parere.
«Per la visione i mammiferi dispongono di due recettori dei colori — spiega David Charles Burr, dell’Istituto di neuroscienze del Cnr di Pisa e docente al dipartimento di Neuroscienze dell’Università di Firenze —. I primati e quindi i nostri antenati, si ritiene ne abbiamo sviluppato un terzo per distinguere il rosso dal verde e trovare la frutta matura di cui avevano bisogno. Immagino difficile la realizzazione di un mezzo ottico in grado di ripristinare completamente una anomalia genetica di questo tipo proprio perché significa la perdita di un elemento fondamentale come un recettore».
Giovanni Caprara