Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
Da mezzanotte non si possono più pubblicare o diffondere sondaggi elettorali. È importante la parola “diffondere”: significa che verranno pesantemente sanzionati anche quelli che faranno conoscere le intenzioni di voto degli italiani attraverso i social network o i telefonini. La società Swg, che aveva preparato una app per continuare a informare gli elettori fino all’ultimo minuto per via cellulari, ha dovuto rinunciare all’investimento ed è persino possibile che riccorra alle vie legali contro l’Agcom per il danni ricevuto.
• Che senso ha proibire i sondaggi?
Si suppone che i sondaggi aiutino i partiti in testa alle preferenze, secondo la vecchia massima che tutti sono pronti a saltare sul carro del vincitore. L’obiezione a questa regola del silenzio, contenuta nella legge che disciplina la “par condicio”, sta nella inseguita e mai raggiunta semplificazione del quadro parlamentare. Non sarebbe meglio che ci concentrassimo sui partiti effettivamente in grado di governare e lasciassimo perdere il resto?
• È il messaggio di Berlusconi che invita a ignorare i piccoli e concentrare il voto sui due grandi, Pd e Pdl. Il cosiddetto voto utile.
Nel conclave in cui venne eletto Pio IX (1846) si adoperò la regola dell’accessus
: dopo un giro di votazioni si leggevano i risultati e poi si procedeva a un secondo giro di votazioni. I cardinali, influenzati dall’andamento del primo giro, modificavano le proprie preferenze. Io stesso ho più volte propagandato, nelle discussioni tra amici, il doppio turno proporzionale: si distribuisce un 20% di seggi con un primo turno proporzionale, e dopo 15 giorni si procede a un secondo turno conoscendo però i risultati del primo giro. Credo che aiuterebbe a semplificare il quadro, senza togliere ai minori il cosiddetto “diritto di tribuna”.
• Che cosa dicono i sondaggi dell’ultima ora?
Sono tutti d’accordo che il Pd, da un mese a questa parte, è in calo, mentre Berlusconi ha recuperato e tra le due coalizzioni ci sarebbe oggi una distanza di 4 o forse al massimo di 7 punti. Soprattutto, in questo ultimo tratto della gara, sta andando forte Grillo (Grillo, Casaleggio e Dario Fo hanno appena pubblicato un pamphlet intitolato Il Grillo canta sempre al tramonto
, titolo che si riferisce evidentemente alla capacità di rimontare alla fine). Il comico riempie fino all’inverosimile tutte le piazze in cui si presenta, farà il suo ultimo comizio, che si prevede oceanico, nella piazza San Giovanni di Roma, forse andrà da Santoro o da Mentana cercando di sballare gli ascolti. Le televisioni si occupano comunque abbondantemente di lui, perché ogni tg riferisce dei suoi successi. C’è infatti anche questo: che Grillo fa audience.
• A che percentuali sarebbe arrivato?
Gli istituti dànno numeri molto diversi: chi il 13, chi il 16, chi addirittura il 20 o il 21. Sugli istituti che fanno i sondaggi bisogna sapere questo: sono tutti sotto contratto anche dei partiti, e in questi contratti c’è scritto che non possono essere diffusi dati che danneggino il cliente. Quindi, ogni sondaggista s’arrampica sugli specchi quando deve far sapere come stanno le cose. L’ideale sarebbe mettere le mani sui sondaggi che i partiti fanno per sé e che non rivelano a nessuno. Ieri, sul “Corriere della Sera”, ha dato conto di un’indagine di questo genere Maria Teresa Meli, che ha riferito intorno a un’indagine riservata del Pd: ebbene, proprio secondo questo sondaggio, Grillo sarebbe oggi tra il 20 e il 21%. Potrebbe dunque arrivare secondo, dietro il Pd, retrocedendo il Pdl al terzo posto. Anche Berlusconi deve avere risultati simili, perché se la sta prendendo con Oscar Giannino, che con il suo piccolo movimento “Fare per fermare il declino” gli starebbe togliendo voti a destra. Giannino sarebbe oltre il 5% in Lombardia, Veneto e Friuli. Questo vorrebbe dire far perdere al centro-destra il Nord. Il Cavaliere ha bruscamente invitato Giannino a farsi da parte, e il giornalista (Giannino è un giornalista) gli ha risposto seccamente di no.
• E Monti?
Anche qui si sentono le valutazioni più diverse. Sta intorno al 15-16, è stabile intorno al 13, s’arrabatta intorno al 9. Ieri un sondaggista ha fatto sapere che Fini piglierà certamente il 2%, mentre secondo altri la sua quota è lo 0,7. Casini starebbe sotto il 2 o, forse, sopra il 3. I democratici sono abbastanza allarmati da quei sondaggi che dànno la Lista Monti sotto il 10 alla Camera o sotto l’8 al Senato: significherebbe per i centristi non eleggere nessun parlamentare (per via dello sbarramento che riguarda le coalizioni). In questo caso Bersani si ritroverebbe faccia a faccia con Berlusconi, senza forze di mezzo. Il Pd ha i suoi problemi a sinistra, analoghi a quelli che deve affrontare Berlusconi con Giannino: Ingroia sta al 4% e questi voti sono chiaramente rosicchiati a Vendola, che si vede quindi costretto a fare la faccia feroce per non farsi scavalcare a sinistra. Ingroia ieri ha promesso i suoi voti a Bersani, se naturalmente non si faranno accordi con Monti. Come vede, grande è la confusione sotto il cielo.
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