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 2013  febbraio 09 Sabato calendario

COM’È DIVENTATA DURA FARE TV

[Nel 2012 Mediaset in rosso per 40-50 mln, Rai per 200 mln] –
C’era una volta un business che funzionava. Ora, invece, i principali network televisivi devono fare i conti con la crisi e con i profondi rossi di bilancio che ormai colpiscono quasi tutti.

Mediaset, nel 2012, chiuderà per la prima volta con una perdita, nell’ordine dei 40-50 milioni di euro.

Rai fa ancora peggio, con un rosso di 200 milioni di euro, e una previsione di perdite per 36 milioni nel 2013, a fronte, tuttavia, di una ottimistica stima di aumento della raccolta pubblicitaria a 810 mln di euro, rispetto ai 740 mln raccolti nel 2012 (-23% sul 2011). Pure Sky Italia archivia il trimestre settembre-novembre 2012 con una perdita di 20 milioni di dollari (15 milioni di euro) e un calo di abbonati (ora sono 4,83 milioni). La7 non fa più notizia, avendo divorato centinaia di milioni di euro dal 2001, anno di inizio delle attività. Nel 2012 il suo ebitda è stato negativo per 66,3 mln (l’ebit potrebbe essere in rosso per oltre 82 mln di euro) e il futuro non lascia sperare nulla di positivo. L’altro canale controllato da Telecom Italia, ovvero Mtv Italia, è invece entrato solo da poco in terreno negativo: nel 2012 l’ebitda sarà a -10,7 mln e anche lui macinerà delle notevoli perdite.

E se a questa impressionante sequenza si uniscono pure i tracolli di quasi tutta l’emittenza locale, dopo il passaggio al digitale terrestre, il panorama depresso del piccolo schermo è completo.

L’unico grande gruppo che, in questi periodi, può permettersi ancora degli utili è Discovery Italia. Che nel 2011 ha messo in cascina 1,6 mln di euro, e che, con il recente acquisto del polo Switchover media, è diventato il terzo broadcaster in Italia (per audience) dietro Rai e Mediaset.

I fattori che fanno la differenza, come spiegano gli analisti del mondo della televisione, sono sostanzialmente due: da un lato, c’è un calo strutturale della raccolta pubblicitaria, attorno al -20, -30%, col quale i vari gruppi televisivi dovranno fare i conti. Dall’altro, c’è uno schema di costi, per Rai, Mediaset, La7 e Sky, che non è più sopportabile né, in molti casi, giustificabile. Spesso, infatti, lo stesso programma costa 100 in una rete locale o sui nuovi canali del digitale terrestre, e costa 300, senza particolari motivi, su una tv generalista. Quindi è certo che nei prossimi mesi i grandi network proseguiranno nel taglio in maniera drastica dei loro costi, a botte del 30-40% e con buona pace delle case di produzione e degli agenti delle star.

Che il ridimensionamento del business televisivo in Italia sia un dato strutturale lo si può osservare sui conti, per esempio, di Sky Italia, soggetto terzo e meno legato a dinamiche, diciamo così, politiche, rispetto agli altri principali operatori televisivi. Ebbene, la pay tv di Rupert Murdoch aveva ricavi per 2,726 mld di euro nel 2009, per poi passare a 2,759 nel 2010, e, ancora, 2,750 mld nel 2011 e 2,717 mld nel 2012. I ricavi, perciò, si sono plafonati sui 2,7 mld, e da lì non ci si schioda, se non con movimenti verso il basso, nonostante l’offerta di prodotto sia, obiettivamente, la più ricca e di qualità su piazza. Il risultato operativo, sempre molto influenzato dalle spese per l’acquisizione di diritti (Olimpiadi, Mondiali di calcio, Formula Uno, MotoGp ecc), era di 230 milioni di euro nel 2009, per poi calare a 151 mln nel 2010, risalire a 204 mln nel 2011 e cadere a 104 milioni nel 2012. Il tutto su una base abbonati che era di 4,43 milioni nel dicembre 2007, cresciuta in maniera abbastanza costante fino ai 5,03 milioni del dicembre 2011, e poi in calo altrettanto costante, con i 4,95 mln di marzo 2012, i 4,90 mln di giugno, i 4,86 di settembre, fino ai 4,83 mln di dicembre 2012 (perché è naturale, che in periodi di crisi, le famiglie facciano saltare per primo l’abbonamento a una pay tv, decisamente non indispensabile).

Anche per i canali più piccoli, quelli nati sull’onda della rivoluzione digitale terrestre, i problemi sono molti. E quasi nessuno di questi canali, tranne rare eccezioni, riesce a raccogliere pubblicità sufficiente per coprire i costi. Nel 2013, sicuramente, assisteremo a molti ripensamenti. Che, tradotto, significa chiusure di produzioni e spegnimento del segnale.