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 2013  febbraio 09 Sabato calendario

Giuseppina Di Fraia, 52 anni. Napoletana, di mestiere colf, la mattina di lunedì 11 febbraio preparò la colazione per le figlie di venti e quattordici anni e per il marito Vincenzo Carnevale, 51, nullafacente, qualche precedente per contrabbando di sigarette, solito riempirla di botte, e subito dopo uscì per andare come ogni mattina a spezzarsi la schiena lavando le scale nei condomini e facendo le pulizie in diverse case senza accorgersi che il consorte la seguiva a bordo della Fiat Tipo da lei acquistata qualche mese prima

Giuseppina Di Fraia, 52 anni. Napoletana, di mestiere colf, la mattina di lunedì 11 febbraio preparò la colazione per le figlie di venti e quattordici anni e per il marito Vincenzo Carnevale, 51, nullafacente, qualche precedente per contrabbando di sigarette, solito riempirla di botte, e subito dopo uscì per andare come ogni mattina a spezzarsi la schiena lavando le scale nei condomini e facendo le pulizie in diverse case senza accorgersi che il consorte la seguiva a bordo della Fiat Tipo da lei acquistata qualche mese prima. D’un tratto, mentre la donna camminava in via Vicinale dei Monti, l’uomo pigiò il piede sull’acceleratore e la investì a tutto gas, tanto da sollevarla da terra. I passanti s’affollarono intorno alla Di Fraia ripiombata sul marciapiedi piena di ferite e fratture intenzionati a chiamare un’ambulanza, il Carnevale fingendosi disperato per la «disgrazia» disse che in ospedale ce l’avrebbe portata di corsa di lui e si fece aiutare a caricare la moglie in auto. Invece pochi metri dopo la trascinò fuori dalla macchina, afferrandola per i capelli la intontì sbattendole la testa più volte contro il muro di un palazzo, quindi prese dal portabagli una bottiglia di plastica da un litro e mezzo piena di benzina, la svuotò sul corpo abbandonato della moglie, con un accendino le diede fuoco, subito dopo scappò via ma qualche ora dopo si presentò ai carabinieri: «Avevo deciso di ucciderla da due giorni ma non riuscivo a trovare il momento giusto. Lei mi aveva rovinato la vita, si prendeva i miei soldi. Mi aveva costretto a intestare a lei il suo conto corrente» (nulla di vero, la famiglia tirava avanti grazie a quello che guadagnava Giuseppina e il conto corrente era sempre stato intestato a lei). Ricoverata al Cardarelli con lesioni interne e il cinquanta per cento del corpo ustionato, la Di Fraia morì nel giorno di San Valentino dopo settantadue ore di agonia. Verso le 9 di mattina di lunedì 11 febbraio a Napoli.