Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
Come potremmo spiegare a uno straniero la dichiarazione dell’altra sera di Silvio Berlusconi, e cioè «Non temo la Littizzetto»? Bisognerebbe dirgli del programma di Fabio Fazio e delle battute della brava comica torinese specialista nelle arrampicate sulla scrivania, poi gli si dovrebbe spiegare l’esistenza di questa manifestazione canora che comincia martedì sera, cioè il Festival di Sanremo, nella quale i medesimi Fazio e Littizzetto, col probabile rinforzo del comico-imitatore Maurizio Crozza, si presenteranno al loro meglio, dunque, forse, con un repertorio nuovo di zecca di battute contro il Cav. Nello stesso tempo siamo agli ultimi giorni della campagna elettorale e il Festival di Sanremo fa il 40% di share, perciò saranno gli Almamegretta oppure Chiara Galiazzo a determinare le nostre scelte in cabina?
• Ettore Bernabei, direttore generale della Rai dal 1960 al 1974, ha detto: «Tirate fuori un altro Domenico Modugno e un’altra canzone come "Volare" e nessuno, pensando al Festival, avrà più preoccupazioni politiche».
Bersani, Monti e specialmente Berlusconi sono nervosi perché il sorteggio ha piazzato le conferenze stampa dei loro partiti martedì, mercoledì e giovedì su Rai2, mentre su Rai1 ci sarà il Festival. È chiaro che non li starà a sentire nessuno, anche perché parlano ininterrottamente da un mese e che cosa potranno dirci che non abbiamo già sentito e scritto? Infatti pare che Bersani manderà in video Franceschini e Berlusconi Alfano e anche Monti si terrà probabilmente in disparte. Grillo, Ingroia e Giannino terranno le loro conferenze stampa da martedì 19 a giovedì 22, senza il fastidio delle canzonette. Specialmente per Grillo, uomo di spettacolo, si prevedono ascolti-boom. Il 22 i leader delle tre coalizioni riappariranno comunque sul piccolo schermo per concludere la loro campagna elettorale. • Come mai il Festival di Sanremo è stato piazzato proprio nella settimana delle elezioni?
No, la data del Festival era già stata decisa quando il Pdl ha di fatto sfiduciato Monti e accelerato i tempi delle elezioni. Berlusconi fa tutto un ragionamento in base al quale, una volta decisa la date del voto, il Festival andava fatto slittare: «Sanremo si aggiunge alla par condicio e complica la possibilità di comunicare. Andava assolutamente spostato ed è incomprensibile la decisione della Rai, tanto più che ci stiamo giocando il nostro futuro con le prossime elezioni». • Come fa Berlusconi ad essere così sicuro che il Festival gli andrà contro?
Fazio e la Littizzetto sono antiberlusconiani senza se e senza ma, e lo hanno dimostrato mille volte. Giurano che nel corso delle loro performance terranno conto del momento in cui cade il Festival e non faranno propaganda neanche subliminale. «La satira fa bene a tutti, anzi uno arriva più forte», ha detto ieri Fazio. Crozza da ultimo è parecchio impegnato nelle imitazioni di Bersani e Ingroia. Poi ci saranno Claudio Bisio, Neri Marcorè, Nicola Piovani e Serena Dandini, tutti forniti di patente democratica e antiberlusconiana. Il Cav ha detto di non avere paura, comunque: «Quando mi sparano addosso al loro solito modo, io guadagno punti perché i miei reagiscono». • E Carla Bruni?
Verrà a lanciare il suo disco. Daniela Santanché (Pdl) ha ricordato che madame Sarkozy ha difeso l’assassino terrorista Cesare Battisti aiutandolo a restare latitante. Il consigliere d’amministrazione Rai, Antonio Verro, s’è ricordato delle molte volte in cui la signora ha dichiarato di non essere italiana o di vergognarsi di essere italiana. Magari al Festival parlerà francese. In effetti è una presenza che si poteva evitare. • Il Festival ha sempre avuto queste complicazioni politiche? Mi ricordo le imprese del radicale Mario Appignani, buonanima…
Quella volta voleva gridare che lui già sapeva il nome del vincitore… No, fu più politica la marcia dei metalmeccanici dell’Italsider sul Festival del 1984. Pippo Baudo negoziò la presenza di sei loro rappresentanti sul palco, quelli spiegarono le loro ragioni e se ne andarono. Non ci furono incidenti. L’Italsider, privatizzata, diventò poi l’Ilva. Anche Grillo profittò del Festival per fare politica, suppongo senza immaginare quello che sarebbe successo una ventina d’anni dopo. Era il 1985, sparò a raffica contro Fiat e Berlusconi. E naturalmente lo pagarono. Così come Sabina Guzzanti, nel 1995: cantò Troppo sole avendo come coristi Sandro Curzi, Mario Capanna, Ermete Realacci, Milo Manara e Nichi Vendola. Proteste anche allora. E pensare che una volta, ai tempi di Vola colomba, il Festival doveva avere l’effetto del cloroformio per allontanare gli italiani dai problemi del Bel Paese.
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