Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
La campagna elettorale, mai silenziosa, s’è fatta assordante per via di un malnominato voto disgiunto, cioè l’idea di votare per un certo partito alle regionali o al Senato e un altro partito alla Camera.
• Non è mica voto disgiunto.
Bravo, ma lo chiamano voto disgiunto lo stesso. Un voto, per essere disgiunto, deve essere identificabile, cioè bisogna che si capisca con certezza matematica che un certo numero di elettori ha votato in due modi diversi sulla stessa scheda. Per esempio, nelle elezioni per consigli comunali e sindaci, se si vota in città con più di 15 mila abitanti si può scegliere una lista e indicare il sindaco di una lista diversa. Sulla stessa scheda, in modo che gli statistici e gli analisti possano poi fare le loro valutazioni. Idem nel sistema elettorale regionale. Ma se io alla Camera voto X e al Senato o alla Regione scelgo Y non è voto disgiunto. Ho semplicemente espresso due preferenze diverse in due elezioni diverse. Tra l’altro i sistemi elettorali per Regioni, Camera e Senato sono completamente differenti.
• Vabbé, alla fine è una questione puramente nominalistica. Che cosa intendono questi con «voto disgiunto»?
Si riferiscono al voto per le regionali in Lombardia. Monti, in Lombardia, appoggia Gabriele Albertini, che ha pure candidato al Senato. Ora i sondaggi mostrano chiaramente che Albertini, col suo 12-13% stimato, non ha alcuna speranza di diventare governatore e di prendere la maggioranza in consiglio. Un gruppetto di montiani ha perciò deciso che non vale la pena di sprecare il voto e hanno annunciato che voteranno invece il candidato del Pd – peraltro anche lui a capo di una lista civica – cioè Umberto Ambrosoli. In questo modo si propongono di impedire la vittoria del candidato del centro-destra, il leghista Roberto Maroni. La prima a uscire allo scoperto è stata la Ilaria Borletti Buitoni, donna tostissima e capolista in Lombardia alla Camera per la lista di Monti. Il suo tweet risale a lunedì scorso: «In Lombardia voterò Ambrosoli perché solo lui può fermare la rimonta della coalizione Lega-Berlusconi-Formigoni». L’altro giorno, in occasione di un convegno, ne sono venuti allo scoperto altri. In particolare si segnala Lorenzo Dellai, già presidente della Provincia di Trento, che guida un gruppetto di una decina di - per dir così - disgiuntisti.
• Bersani sarà contento.
Bersani ha commentato: «Finalmente si capisce che l’avversario da battere è Berlusconi». Scalfari, nel suo editoriale di ieri, ha sostenuto che una scelta di questo genere «è negli interessi generali della democrazia e del paese». Che è proprio un bell’argomentare: gli interessi della democrazia sarebbero salvi solo in caso di vittoria del Pd? E del resto parecchi democratici hanno denunciato «il tentativo di non farli vincere».
• E Monti?
Monti è contrario e lo ha detto chiaramente: «Chi vota per la Scelta Civica (la sua lista, ndr) in Lombardia vota Albertini». Il suo uomo di fiducia, Mario Sechi, ha confermato: «Nessun voto disgiunto in Lombardia e se c’è un voto utile è quello per Monti. Le alchimie elettorali non sono il nostro mestiere». Sechi, che è stato vicedirettore del Panorama di Berlusconi, è stato direttore dell’Unione Sarda, giornale posseduto da Sergio Zuncheddu, che è azionista del Foglio, poi è stato vicedirettore al Giornale di Paolo Berlusconi, quindi vicedirettore di Libero e infine direttore del Tempo. È dunque un uomo francamente di destra, messo capolista in Sardegna da Monti anche per questo. Non dimentichiamo che Monti si propone (a questo punto disperatamente) di tenere un profilo terzo anche dopo la sua salita in politica. Vuole rompere il bipolarismo destra-sinistra e far confluire verso di lui i moderati sia di Bersani che di Berlusconi. Come ha arruolato Sechi da un lato così ha arruolato, dall’altro lato, Ichino, che infatti sulla questione del voto disgiunto ha preferito non pronunciarsi. Un appoggio così dichiarato al candidato del Pd gli rompe le uova nel paniere e rischia di avvalorare le accuse che vengono dal centro-destra: l’aria da professorino super partes nasconderebbe in realtà un asse di ferro con Bersani... Eccetera.
• Se questi vogliono far vincere Bersani, non sarebbe il caso di operare qualche disgiunzione anche al Senato?
Già. Ho sentito parecchia gente dire che voterà Monti alla Camera, ma Bersani al Senato (non mi risultano elettori intenzionati a votare Monti alla Camera e Berlusconi al Senato). Si segnalano inquietudini anche tra gli elettori di Ingroia, specialmente in Sicilia. Il magistrato non ne vuole sentir parlare, ma parecchi dei suoi sarebbero decisi a sostenerlo alla Camera, optando invece per il Pd al Senato, dove Berlusconi rischia di rosicchiargli quanto basta per non farlo governare.
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