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 2013  febbraio 11 Lunedì calendario

APPUNTI PER GAZZETTA - LE DIMISSIONI DI BENEDETTO XVI


CITTÀ DEL VATICANO - “Un fulmine a ciel sereno”, come lo ha definito subito il decano del collegio cardinalizio, cardinal Angelo Sodano. La notizia arriva alle 11.46: Benedetto XVI lascia il pontificato. Ad annunciarlo ai cardinali, riuniti per il Concistoro ordinario pubblico per la canonizzazione di alcuni beati, è stato lo stesso Papa. Parlando in latino, ha detto: “Dopo aver ripetutamente esaminato la mia coscienza davanti a Dio, sono pervenuto alla certezza che le mie forze, per l’età avanzata, non sono più adatte per esercitare in modo adeguato il ministero petrino”. Dopo aver ringraziato “tutti di cuore” e aver chiesto “perdono per i miei difetti”, il Pontefice ha aggiunto: “Sono ben consapevole che questo ministero, per la sua essenza spirituale, deve essere compiuto non solo con le opere e con le parole, ma non meno soffrendo e pregando. Tuttavia, nel mondo di oggi, soggetto a rapidi mutamenti e agitato da questioni di grande rilevanza per la vita della fede, per governare la barca di San Pietro e annunciare il Vangelo, è necessario anche il vigore sia del corpo, sia dell’animo, vigore che, negli ultimi mesi, in me è diminuito in modo tale da dover riconoscere la mia incapacità di amministrare bene il ministero a me affidato”. Si conclude così un pontificato durato 7 anni e 9 mesi, visto che Benedetto XVI era salito al Soglio pontificio il 19 aprile 2005.
Una notizia shock, per il mondo intero. Ma la decisione è stata oggetto di una lunga riflessione, tanto che il direttore dell’Osservatore Romano, Gian Maria Vian, ha scritto: “La decisione del Pontefice è stata presa da molti mesi, dopo il viaggio in Messico e a Cuba, in un riserbo che nessuno ha potuto infrangere, e avendo ’ripetutamente esaminato’ la propria coscienza ’davanti a Dio’, a causa dell’avanzare dell’età".
Le motivazioni. Dalle agenzie ai siti web, dalle radio ai social network, la notizia ha fatto in pochi minuti il giro del mondo, prima che il portavoce vaticano, padre Federico Lombardi, convocasse d’urgenza una conferenza stampa in via della Conciliazione, per la conferma definitiva. “Il Papa non lascia in seguito a una malattia e la decisione ha colto tutti di sorpresa, anche me". Padre Lombardi, dopo aver letto di nuovo e in italiano il discorso di Benedetto XVI, ha provato a spiegare le cause dell’abbandono: “Il Papa ha meditato la scelta”, “non è malato”, né “depresso”, né “scoraggiato”, ha detto, sottolineando che “i cardinali hanno ascoltato Benedetto XVI con il fiato sospeso: credo che la massima parte dei presenti non avesse informazione di quello che il Papa stava per annunciare”.
Sorpreso per la tempistica, ma non per la sostanza, il direttore della sala stampa vaticana non esclude che qualcuno già fosse a conoscenza di quanto stava per accadere: “Ho avuto l’impressione che il cardinale Sodano sapesse. Lui è il decano, mi sembra chiaro che fosse stato informato”, ha detto padre Lombardi. “Abbiamo ascoltato le sue parole increduli”, ha detto il decano dei cardinale al Papa dopo l’annuncio. “Ora mi permetta di dirle – ha detto Sodano - a nome di tutto il collegio cardinalizio, che le siamo più che mai vicini". Poi un abbraccio tra il cardinale e il Papa.
“Non risulta nessuna malattia in corso che influisca su questo tipo di decisione”, ha specificato padre Lombardi. Nel suo discorso, ha aggiunto il portavoce vaticano, Benedetto XVI “dice molto chiaramente e con straordinaria onestà che negli ultimi mesi è diminuito il vigore in lui del corpo e dell’anima e questo lo ha portato a ritenere di non essere più adeguato. Tutti sappiamo l’età del Santo padre, che è cosa normale in età molto avanzata vivere una fase di declino delle proprie forze. Il Papa lo sente e lo ha sentito in questi ultimi mesi e lo ha riconosciuto con lucidità e coraggio e sincerità ammirevoli”. D’altronde, ha sottolineato ancora il portavoce, la possibilità di dimissioni era stata anticipata da Joseph Ratzinger nel corso di un’intervista al giornalista Peter Seewald pubblicata nel libro ‘Luce del Mondo’.
Sede vacante dalle 20 del 28 febbraio. Papa Benedetto XVI ha indicato anche il termine preciso del suo pontificato: la sede sarà vacante dalle 20 del 28 febbraio. È molto probabile, secondo padre Lombardi, che il Conclave sceglierà il successore entro marzo, in tempo per le celebrazioni della Pasqua. E dove andrà Ratzinger? “Quando inizia la sede vacante si trasferirà in un primo momento a Castel Gandolfo e poi si trasferirà in Vaticano al posto dove c’era il monastero di clausura”, ha detto padre Lombardi.
Le reazioni. Da Giorgio Napolitano ad Angela Merkel, da Francois Hollande a David Cameron, sono arrivate da ogni parte del mondo, anche su Twitter, le reazioni alla decisione di Ratzinger. "Un grande coraggio e da parte mia grandissimo rispetto", sono state le parole del capo dello Stato. Ma ha colpito molto anche il giudizio arrivato dalla Polonia, dall’ex segretario di Wojtyla, l’attuale cardinale di Cracovia Stanislaw Dziwisz: "Giovanni Paolo secondo decise di restare sul Soglio pontificio fino alla fine della sua vita perchè riteneva che dalla croce non si scende".
I precedenti. Le dimissioni papali sono estremamente rare e l’ultimo annuncio del genere risaliva a circa 600 anni fa. Prima di Benedetto XVI altri sei papi hanno abbandonato il pontificato

SCONCERTO NEL MONDO - REPUBBLICA.IT
ROMA - Stupore, sorpresa, dispiacere, rispetto, coraggio. Sono queste le parole che ricorrono in continuazione nelle reazioni alle dimissioni di Benedetto XVI. Una decisione epocale quella di lasciare, per l’età avanzata, il pontificato dal prossimo 28 febbraio. E pochi minuti dopo la diffusione della notizia non si fermano i commenti. "Un grande coraggio e da parte mia grandissimo rispetto", così il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha commentato la notizia. "Nel nostro ultimo colloquio traspariva come fosse provato e consapevole di una fatica difficilmente sostenibile", ha aggiunto il capo dello Stato. Una dichiarazione che secondo alcune interpretazioni rivela che il Papa avesse già fatto capire a Napolitano la propria decisione di lasciare il magistero di Pietro. E dalla patria del Pontefice, la cancelliera Angela Merkel dice: "E’ una notizia che emoziona", una scelta che, ha sottolineato, suscita "il mio più grande rispetto".
Il presidente americano Barack Obama esprime il proprio apprezzamento per aver lavorato con Papa Benedetto XVI negli ultimi quattro anni e augura "il meglio a coloro che si riuniranno presto per scegliere il successore". Per il primo ministro britannico David Cameron il Papa "mancherà come capo spirituale a milioni di persone". Rivolgendogli il suo "migliore augurio", Cameron ha sottolineato che Ratzinger ha "lavorato senza sosta per rafforzare le relazioni fra la Gran Bretagna e la Santa Sede". Definisce le "dimissioni rispettabili in modo supremo" il presidente francese François Hollande, che aggiunge: "La Repubblica accoglie questa decisione, ma non è necessario far un ulteriore commento su ciò che appartiene in primo luogo alla Chiesa: è una decisione umana e una decisione relativa a un desiderio che deve essere rispettato". Il presidente del Parlamento Europeo, Martin Schulz, in un messaggio Twitter ha "espresso tutto il mio rispetto ad un Papa che, nonostante tutte le difficoltà della Chiesa, ha dato speranza alla sua gente".
Il premier Mario Monti si è detto "molto scosso da questa notizia inattesa". "E’ una notizia di portata storica due volte ed è rarissima come decisione e, per seconda cosa, viene fatta da un Papa che non la prende certo per debolezza. E’ un grande teologo che ha messo la teologia al servizio della Chiesa, commenta il leader del Pd, Pierluigi Bersani - . E’ un gesto di impostazione, di novità per il futuro. Stiamo parlando di un pontefice che ha chiaro come nessun altro il profilo teologico e storico di una scelta di questo genere". "Sono ammirato di fronte ad un gesto di grande responsabilità, che risponde a una finalità nobile e alta - ha detto Silvio Berlusconi - . Benedetto XVI aveva detto che se un Papa dovesse capire di non essere spiritualmente intellettualmente e fisicamente più adeguato, avrebbe il diritto e il dovere di dimettersi. In coerenza con questo assunto il Papa, che non sente più adeguate le proprie forze fisiche, si dimette per garantire alla Chiesa Universale un governo saldo e forte come il momento esige". Commenta la notizia anche il segretario del Pdl, Angelino Alfano: "Voglio riconoscere la grandezza di un pontificato e di un papa che ha saputo vedere la crisi antropologica prima ancora di quella economica. Esprimiamo gratitudine per ciò che ha fatto". Tra i leader politici interviene pure Beppe Grillo per auspicare che "il prossimo Papa, come successo per il presidente degli Stati Uniti, sia nero".
Diversi anche gli esponenti del mondo cattolico e i capi religiosi che commentano le dimissioni. Il cardinale Angelo Bagnasco ha appreso dalle parole stesse del Papa la scelta di lasciare e ha commentato: "Una decisione che ci lascia con l’animo carico di dolore e di rincrescimento; ancora una volta Benedetto XVI ha offerto esempio di profonda libertà interiore". "Tutti voi, come noi, come me, abbiamo bisogno di assimilare questo momento - .ha spiegato il cardinale Angelo Scola, arcivescovo di Milano - . La decisione sarà, come lui ha detto, per il bene della Chiesa". Critico, invece, il cardinale di Cracovia Stanislaw Dziwisz, segretario personale di Giovanni Paolo II fino alla sua morte nell’aprile 2005. Papa Wojtyla, ricorda, decise di restare sul Soglio pontificio fino alla fine della sua vita perché riteneva che "dalla croce non si scende".
Dall’estero, il presidente del Consiglio europeo Herman Van Rompuy, ha espresso "profondo rispetto, tanto più in quanto non è in linea con la tradizione". "Abbiamo appreso con tristezza ma completa comprensione della dichiarazione di Papa Benedetto, che ha ricoperto il suo ruolo con grande dignità, comprensione e coraggio", spiega in una nota l’arcivescovo di Canterbury, Justin Welby. Il capo della Chiesa cattolica scozzese, il cardinale Keith O’Brien, è rimasto "scioccato e affranto dalla notizia delle dimissioni del Pontefice". Mentre un amico di vecchia data del Papa, il cardinale Cristoff Schonborn, ha detto: "Sono molto dispiaciuto . Ci troviamo di fronte ad una dimensione completamente nuova". Per il portavoce della Chiesa copta egiziana, il vescovo Angelos, è un atto di "grande onestà da parte del Papa, quando si è reso conto che la sua salute non gli permetteva più di assolvere le responsabilità del suo incarico, di annunciare il suo ritiro". Il rabbino-capo Yona Metzger hadetto, attraverso il proprio portavoce, di essere rimasto del tutto sorpreso dalla notizia odierna. A Papa Benedetto XVI, ha aggiunto, "auguriamo una ottima salute e lunga vita". "Lo ringraziamo per quanto ha fatto negli anni di Pontificato, una missione nel corso della quale ha operato per avvicinare le religioni e per diffondere la causa della pace nel mondo". "Un atto di notevole coraggio e onestà", lo ha definito Izzedin Elzir, il presidente dell’Ucoii, l’associazione che riunisce le comunità islamiche italiane.
Fuori dal coro, il commento dell’Arcigay. "Benedetto XVI non ci mancherà: è un
Papa nemico dei diritti e dell’uguaglianza e per anni è stato un megafono di omofobia e discriminazione e ha provocato inutili sofferenze a migliaia di gay, lesbiche e trans e alle loro famiglie", dice Flavio Romani, presidente di Arcigay.
(11 febbraio 2013)

REAZIONI DELLA GENTE QUALUNQUE - REPUBBLICA.IT
"Come Celestino V". Il paragone più ricorrente tra la gente di Borgo, l’intrico di strade attorno alla città del Vaticano, è quasi scontato. Tutti ricordano l’esempio del 1200 pensando alle "dimissioni" di oggi di papa Benedetto XVI. Uno dei volontari del Pronto Soccorso dei Cavalieri di Malta che operano in piazza San Pietro, afferma: ’’Quanto successo oggi non avveniva dall’epoca di Dante, con il grande rifiuto di Celestino V’’. Il precedente più recente in realtà è di Gregorio XII, del 4 luglio 1415. Precedenti tanto antichi che aumentano lo stupore per l’annuncio a sorpresa di Joseph Ratzinger.
Altri si chiedono: ’’Ma cosa succederà domani? Cosa comportano queste dimissioni? ’’. ’’Mi dispiace - aggiunge un giovane prete tedesco - deve essere molto difficile per un Papa prendere una decisione di questo genere’’. Una turista canadese: ’’Non sono cattolico ma la notizia delle dimissioni mi lascia davvero senza parole’’. Un altro pellegrino aggiunge ’’è un fulmine a ciel sereno, non ci sono parole’’.
A piazza San Pietro, tra i turisti che nonostante il maltempo affollano il centro di Roma, si respira soprattutto incredulità. ’’Ma è vero? E poi perché? Sta male?’’ sono le domande che si rincorrono sulla piazza. Una coppia di pellegrini inglesi spiega: ’’Siamo molto scioccati. Siamo inglesi e cattolici e crediamo che il Papa stesse portando la Chiesa sulla strada giusta. E’ un giorno molto triste’’. Per un pellegrino
maltese ’’si tratta di una brutta notizia per Malta perché il Papa e’ molto legato alla nostra isola’’.
Ma la maggioranza è ancora all’oscuro dell’annuncio. I turisti, soprattutto giapponesi, fotografano il cupolone e alla notizia replicano con ’’really?’’. Molti pensano anche ad uno scherzo e chiedono ’’ma un Papa può dimettersi?’’. La maggior parte della gente pensa che ’’Benedetto XVI abbia deciso questo per problemi legati alla sua salute’’. I poliziotti in servizio nella piazza sono gli unici ad essere informati. ’’Abbiamo ricevuto una nota dalla Questura’’, dicono, ma neanche loro sanno il perché.
E tra i pellegrini a San Pietro serpeggiano i primi dubbi: "Forse il Papa ha ricevuto delle pressioni, forse sta accadendo qualcosa in Vaticano", dice una giovane e elegante ragazza russo-americana. "Non credo che il Papa abbia preso questa decisione veramente per motivo di salute. Le ragioni sono altre e solo la storia ce lo dirà", aggiunge un’insegnante veneta. "Anch’io non sono molto convinto che il vero motivo sia la stanchezza fisica", afferma un cittadino francese. "Il Papa ha preso una decisione coraggiosa e credo che si sia dimesso per motivi di salute", dice invece una religiosa.
"E’ un uomo molto consapevole. Ci vuole molta forza d’animo, molto coraggio per fare una scelta
del genere. Conoscendolo bene non credo che per lui sia stata una decisione presa a cuor leggero’’. E’ questo il pensiero di Venerina, titolare dell’omonimo ristorante a Borgo Pio dove per 15 anni il cardinale Ratzinger è andato a mangiare quando aveva ospiti. "Il suo piatto preferito - racconta la donna - erano le fettuccine con gamberetti, zucchine e zafferano. Veniva la sera, sempre quando aveva ospiti. Per le prime 3-4 volte venivano per lui a prenotare e io non avevo mai posto. Alla fine il suo segretario Giorgio (Georg n.d.r.), mi disse ’ma lei lo sa chi è Ratzinger?’. ’Certo che lo so - gli risposi - ma che devo fare se non ho posto?’".
"Proprio un mese fa - continua - ho parlato con Giorgio e mi ha detto che il Papa stava bene ma era molto, molto stanco. Governare la chiesa di questi tempi richiede tanta forza. Lui è un uomo intelligente, riservato è molto timido, ma quando ci incontravamo mi abbracciava. Credo sia stata una scelta che ha richiesto tanta forza d’animo, ma anche tanta sofferenza da parte sua".
E Angelo Mosca, l’elettricista di fiducia del Papa a Borgo Pio (quando era cardinale, Ratzinger lo chiamava per fare lavori nel suo appartamento), dice: "E’ un uomo stanco, distrutto: i suoi collaboratori mi dicono che va a letto a mezzanotte e si sveglia alle quattro. A 86 anni nessuno può reggere a certi ritmi. Non mi aspettavo le sue dimissioni ma sapevo dai suoi più stretti collaboratori che era molto stanco, sfinito, provato fisicamente".
"Devi essere un fenomeno - prosegue l’elettricista - per continuare a fare il Papa anche dopo gli 80 anni. Quindi capisco la sua scelta e se fosse qui gli direi: ’Santità la capisco proprio che se la squagli, perché non ce la fa più". Poi, mostra orgoglioso le sue foto con Benedetto XVI: "Due mesi dopo che diventò Papa, mandò i suoi collaboratori per invitarmi alla messa mattutina nel suo appartamento papale. Era un martedì alle sette e nella sua piccola cappella privata c’eravamo soltanto io e mia moglie Wanda".
A parlare, poi, è il titolare di un bar a pochi passi dall’abitazione dell’allora cardinale Ratzinger: "Mi dispiace che lasci, che non resti a fare il Papa. E’ venuto qui a prendere qualche volta il caffè quando era cardinale. E’ sempre stato una persona abitudinaria, usciva verso le 16.30-17, faceva una passeggiata, era sempre molto riservato, solitario, come preso nei suoi pensieri. Non
dava molta confidenza. Mi farebbe piacere che tornasse a vivere qui ma non ci credo molto".
Una donna che abita nello stesso palazzo dove viveva Ratzinger da cardinale, aggiunge: "Mi spiace, era un grande Papa e temo che quelli che verranno non sapranno governare la chiesa. Ci vuole ora un Papa giovane tra i 50 e i 60 anni, soprattutto italiano e non straniero. Ratzinger quando era cardinale era molto umile, pensi che nascondeva l’anello quando faceva la sua passeggiata di trenta minuti. Un uomo di poche parole che diventava rosso soltanto se lo salutavi".
Commozione anche a Casal Bertone. Don Giovanni Ballo è il parroco della chiesa di Santa Maria Consolatrice, del quale Ratzinger è stato cardinale titolare per 16 anni, dal 1977 al ’93, celebrando circa 150 funzioni religiose. Di Benedetto XVI dice: "Da un po’ di tempo diceva che non ce la faceva. Era stanco, affaticato. Di salute è sempre stato cagionevole, da due anni a questa parte un po’ di più. Chiederò di pregare per lui. Lo accompagneremo in questo ultimo percorso della sua vita con affetto".
"Oggi - continua don Ballo - il Papa ha preso la decisione più difficile e sofferta. Speravamo che Benedetto XVI portasse a termine il suo ministero ma sapevamo delle sue difficoltà. In lui ha prevalso il senso della responsabilità del governo da portare avanti. Lo abbiamo visto stanco e affaticato, evidentemente ha preso questa decisione quando ha capito che il peso era ormai insostenibile, visto che da un po’ di tempo aveva difficoltà e diceva che se non fosse riuscito a rispettare i suoi impegni avrebbe lasciato".
"Qui - spiega emozionato - ci sono alcuni fedeli ancora trentenni che sono stati cresimati da lui. Molti lo conoscono bene e sono affezionati a lui, lo vedono più come un parroco, vicino al loro. Qui lo accoglieremmo con gioia, ma ho i miei dubbi che lo rivedremo".
L’ultima volta che Benedetto XVI era stato in visita alla chiesa, anche in veste di pontefice, è stato nel dicembre del 2005. Ora, davanti alla chiesa, parrocchiani e fedeli non parlano d’altro e c’è chi avanza tante ipotesi, dall’addio per l’emergere di visioni diverse nella Chiesa o chi riflette sulle sue condizioni di salute. "Lui è sempre stato un decano del sacro collegio - spiega ancora don Ballo - e da grande catechista ci ha spiegato grandi verità della fede. Dal suo pontificato la Chiesa esce comunque rafforzata, anche se non è stato un papa che buca lo schermo. Ci mancheranno le sue puntualizzazioni, le sue spiegazioni".
(11 febbraio 2013)

FINE TEOLOGO (ORAZIO LA ROCCA) - REPUBBLICA.IT
CITTA’ DEL VATICANO - Fine teologo, grande scrittore - i suoi libri sono sempre stati bestseller venduti in tutto il mondo - intellettuale di rango, ma sempre innamorato del suo sacerdozio al servizio di Cristo. Non è facile definire in modo esauriente il profilo di una personalità come Joseph Ratzinger, una delle figure che hanno maggiormente inciso sul cammino della Chiesa cattolica, dapprima come cardinale prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, accanto a Giovanni Paolo II per circa 27 anni, poi come pontefice, il 265esimo papa di Roma, nono successore tedesco di Pietro.
Ratzinger, figlio di un poliziotto e di una cuoca, è nato a Marktl am Inn (Germania) il 16 aprile 1927. Appassionato di studi di teologia, uomo timido dotato di grande capacità di ascolto, maestro nel predicare in modo accessibile anche sui temi più complessi, in quasi otto anni da papa ha incontrato milioni di persone, ha compiuto decine di viaggi internazionali e in Italia, ha scritto tre encicliche per dire che l’amore e la speranza non sono qualcosa ma qualcuno, cioè Cristo, e per rinnovare la dottrina sociale della Chiesa. Ha scritto la storia di Gesù di Nazareth in tre volumi, per mostrare che la fede non è un elenco di proibizioni ma un rapporto di amicizia con il Dio fatto uomo. Ha posto al centro del suo pontificato i temi della povertà e dell’Africa, dei giovani, dell’ecumenismo e dell’annuncio della fede al mondo secolarizzato. Ha lottato energicamente contro la pedofilia del clero, imponendo una inversione di rotta nella coscienza, nelle norme e negli atteggiamenti della Chiesa nei confronti dei preti pedofili.
Una figura apparentemente mite, ma sempre pronta all’ascolto e alla conoscenza dell’altro. Da cardinale ho avuto il privilegio di intervistarlo 5 volte per Repubblica. E sempre passeggiando in piazza San Pietro, di mattino presto, quando si recava nella sede del suo ufficio, alla Congregazione della Dottrina della Fede, vicino al Colonnato di San Pietro. Sono stati 5 incontri personali pieni di senso e di umanità, avendo potuto porre domande a un grande teologo su temi delicatissimi come il dialogo interreligioso, la bioetica, l’islam, l’ebraismo, i segreti di Fatima... ricevendo sempre risposte puntuali e garbate. Mai un rifiuto. Solo una volta non concesse l’intervista perché - spiegò scusandosi - "ho un forte mal di denti e devo correre dal dentista".
Trascorsa l’adolescenza a Traunstein, negli ultimi mesi della seconda guerra mondiale fu arruolato a 15 anni nei servizi ausiliari antiaerei, mentre era iscritto d’ufficio alla Gioventù hitleriana, seguendo la sorte di tutti i giovani studenti tedeschi. Durante il regime hitleriano fu testimone dell’arresto di un suo cugino dawn da parte dei nazisti: il ragazzo fu internato in un campo di concentramento e non fece mai più ritorno in famiglia. Prete dal 29 giugno 1951 - fu consacrato insieme al suo fratello maggiore -, laureato in teologia con una tesi su sant’Agostino e abilitato alla docenza con una su san Bonaventura, è stato docente a Frisinga, Bonn, Muenster, Tubinga e Ratisbona. E’ stato, inoltre, esperto al Concilio Vaticano II dove si distinse per le sue posizioni progressiste. Nel ’77 Paolo VI lo ha nominato arcivescovo di Monaco e il 27 giugno lo ha creato cardinale. Il suo motto episcopale è stato ’’Collaboratore della verita’’’.
Ha partecipato ai conclavi che nel ’78 hanno eletto papa Luciani e papa Wojtyla. Nell’81 Giovanni Paolo II lo ha nominato prefetto della Congregazione per la dottrina della fede. E’ stato presidente della commissione per la preparazione del Catechismo della Chiesa cattolica, vice decano e poi decano dei cardinali. Ed in questa veste tenne la toccante omelia ai funerali di Giovanni Paolo quando, tra l’altro, ricordò che "ora il nostro amato papa Wojtyla ci guarda dal cielo dalla finestra del Padre...", evocando com commozione la finestra del suo appartamento da dove per 27 anni si era affacciato per parlare a milioni e milioni di pellegrini.
E’ stato eletto papa il 19 aprile del 2005, al quarto scrutinio, favorito dai voti del cardinale Carlo Maria Martini che fece confluire i suoi consensi sul suo nome, sbloccando una evidente situazione di stallo. Numerosissime le sue pubblicazioni prima dell’elezione, ma anche da papa ha coltivato il dono della scrittura, innovando la comunicazione papale, senza disdegnare di scrivere lettere scomode come quella inviata agli irlandesi in seguito allo scandalo della pedofilia, o quella ai vescovi di tutto il mondo sul caso del vescovo lefebvriano negazionista Williamson, al quale aveva in precedenza tolto la scomunica insieme ad altri tre presuli lefebvriani.
E’ sbarcato anche sui social network, con un profilo Twitter. Tra i suoi documenti anche due Motu proprio del 2007: uno per ripristinare la maggioranza dei due terzi per l’elezione di un pontefice e l’altro, il Summorum Pontificum, che ha liberalizzato la messa in latino. La lettera ai cinesi del 2009 non ha dato alla lunga i risultati sperati nei rapporti con Pechino: la mancata normalizzazione dei rapporti tra Santa Sede e Cina è certamente uno dei suoi motivi di maggior rammarico. Ora, a sorpresa, la sua decisione di lasciare il Pontificato, una eventualità che, però, lui stesso aveva previsto nel suo libro-intervista dove, Codice di Diritto canonico alla mano, ammise la possibilità di dimissioni papali per motivi di salute. Resterà comunque in carica fino al 28 febbraio, poi si ritirerà a Castel Gandolfo e, successivamente, nel monastero di clausura dentro il Vaticano. Dal primo marzo la parola passa, dunque, al prossimo Conclave.
(11 febbraio 2013)

L’AVEVA FATTO CAPIRE MOLTE VOLTE - REPUBBLICA.IT
UN fulmine a ciel sereno. L’annuncio delle dimissioni di Papa Benedetto XVI ha colto tutti di sorpresa, scuotendo la Chiesa e l’intera comunità cattolica. Eppure, che il Papa pensasse alle dimissioni era un’ipotesi che circolava da tempo, per quanto smentita ufficialmente.
A Die Welt il fratello Georg ha detto di essere informato della decisione da mesi. "Ero stato messo al corrente", ha detto il religioso secondo quanto riporta il sito del quotidiano tedesco. "Mio fratello si augura più tranquillità nella vecchiaia".
Dimissioni "previste" da mosignor Bettazzi. Giusto un anno fa, il 13 febbraio 2012, era stato monsignor Luigi Bettazzi, vescovo emerito di Ivrea, a parlarne pubblicamente in radio, durante la trasmissione Un giorno da pecora. Bettazzi aveva detto che, a suo avviso, Benedetto XVI si sarebbe potuto dimettere dopo la pubblicazione dell’ultimo libro su Gesù, dato alle stampe subito prima dell’ultimo Natale. "Penso che si senta molto stanco, basta vederlo, è uno abituato agli studi. E di fronte ai problemi che ci sono, forse anche di fronte alle tensioni che ci sono all’interno della curia, potrebbe pensare che di queste cose se ne occuperà il nuovo Papa", aveva detto. E oggi il prelato, in una videointervista al nostro sito, spiega i motivi che lo indussero a quella previsione.
Il Pontefice in crisi in Habemus Papam. Alla luce dell’annuncio di oggi, appare profetica la figura del Papa che non riesce a reggere il peso del suo ruolo e che entra in crisi, descritta al cinema da Nanni Moretti nel suo Habemus Papam.
Possibilità evocata nel libro intervista. Della possibilità di lasciare il Pontificato aveva parlato lo stesso Ratzinger nel libro intervista Luce del mondo di Peter Seewald, ha ricordato oggi padre Federico Lombardi, portavoce della Santa Sede. In quel libro, uscito nel 2010, rispondendo a una domanda sulle sue possibili dimissioni nel mezzo delle polemiche per lo scandalo dei preti pedofili, Benedetto XVI diceva: "Quando il pericolo è grande non si può scappare. Ecco perché questo sicuramente non è il momento di dimettersi. E’ proprio in momenti come questo che bisogna resistere e superare la situazione difficile. Ci si può dimettere in un momento di serenità, o quando semplicemente non ce la si fa più. Ma non si può scappare proprio nel momento del pericolo e dire ’se ne occupi un altro’".
E aggiungeva: "Quando un Papa giunge alla chiara consapevolezza di non essere più in grado fisicamente, mentalmente e spiritualmente di svolgere l’incarico affidatogli, allora ha il diritto e in talune circostanze anche il dovere di dimettersi". La scelta annunciata dal Papa oggi viene "tradotta con molta coerenza" da quanto è scritto in quel libro, ha sottolineato Lombardi.
Il documento anonimo tedesco. All’inizio dello scorso anno era poi circolato un documento anonimo in lingua tedesca, consegnato dal cardinale colombiano Castrillon Hoyos alla segreteria di Stato e al segretario del Papa - smentito però con nettezza dalla Santa Sede - con voci di un complotto ai danni del Papa, che alludeva alla possibilità di un attentato "entro 12 mesi" al Santo Padre o quanto meno alla sua "detronizzazione". Il documento affrontava anche il tema della successione di Ratzinger, indicando come prescelto il cardinale Angelo Scola, arcivescovo di Milano.
La profezia di Malachia. L’annuncio a sorpresa delle dimissioni imminenti di Benedetto XVI ha riportato alla mente degli studiosi di storia esoterica della Chiesa la "profezia di Malachia", che racchiude 111 (o 112, a seconda delle versioni) brevi frasi in latino indicanti altrettanti pontefici, da alcuni ritenute una premonizione attribuita a San Malachia di Armagh circa la fine del mondo.
Secondo alcune interpretazioni di questa lista, Papa Benedetto XVI sarebbe il penultimo, e l’elenco si concluderebbe con un Papa descritto come ’Petrus Romanus’ il cui Pontificato, stando alla profezia, terminerà con la distruzione della città di Roma e, probabilmente, la contemporanea fine del mondo.
La profezia è ritenuta però da molti un falso del XVI secolo: in realtà sarebbe stata redatta dal falsario umbro Alfonso Ceccarelli allo scopo di influenzare i cardinali che prendevano parte al Conclave del 1590.
(11 febbraio 2013)

«WOJTYLA RESTO’ AL SUO POSTO» - CORRIERE.IT
[Esplora il significato del termine: Anche in Polonia, terra di Giovanni Paolo II, come nel resto del mondo, l’annuncio delle dimissioni di Ratzinger è stato accolto con grande sorpresa. Ma anche con «ubbidienza e fiducia», per dirla con le parole di monsignor Wojciech Polak. I vescovi polacchi, spiega il segretario della Conferenza episcopale del Paese di Wojtyla, si erano resi conto che Ratzinger, diventando più anziano, stava perdendo le forze. Ed è da Cracovia che arriva il commento più forte alla decisione di Ratzinger.] Anche in Polonia, terra di Giovanni Paolo II, come nel resto del mondo, l’annuncio delle dimissioni di Ratzinger è stato accolto con grande sorpresa. Ma anche con «ubbidienza e fiducia», per dirla con le parole di monsignor Wojciech Polak. I vescovi polacchi, spiega il segretario della Conferenza episcopale del Paese di Wojtyla, si erano resi conto che Ratzinger, diventando più anziano, stava perdendo le forze. Ed è da Cracovia che arriva il commento più forte alla decisione di Ratzinger.
LA DECISIONE - Il cardinale Stanislaw Dziwisz, segretario personale di Giovanni Paolo II fino alla sua morte nell’aprile 2005, ha voluto ricordare che Giovanni Paolo II decise di restare sul Soglio pontificio fino alla fine della sua vita perché riteneva che «dalla croce non si scende». Nessuna volontà di criticare Benedetto XVI da parte del cardinale di Cracovia. «Ognuno di loro - ha sottolineato Dziwisz riferendosi a Wojtyla e Ratzinger - aveva un grande carisma e ha avuto un grande ruolo per la Chiesa e per l’umanità. Giovanni Paolo II - ha aggiunto - ha aperto la Chiesa al mondo e questo Papa ha continuato questo percorso». Il cardinale ha voluto comunque ricordare che nella sua decisione di rimanere alla guida della Chiesa nonostante la malattia Giovanni Paolo II si consultava anche con l’allora cardinale Ratzinger, suo stretto collaboratore.
«PROVA DI AMORE» - Per l’arcivescovo di Varsavia, cardinale Kazimierz Nycz, le dimissioni del Pontefice rappresentano «un grande perdita»: si tratta di un pastore «di grande spiritualità e intelletto che ha guidato la chiesa in modo eccellente», ha affermato. Padre Adam Boniecki, redattore dell’edizione polacca dell’Osservatore Romano nei tempi di Giovanni Paolo II, ha ricordato da parte sua che il cardinale Joseph Ratzinger è stato vicino a suo tempo al papa polacco durante gli ultimi anni di vita e di malattia. «Suppongo che Benedetto XVI non abbia voluto rischiare di ripetere quei drammatici ultimi mesi», ha constatato Boniecki. Secondo Marcin Prziszewski, direttore di un’agenzia cattolica polacca d’informazione, la decisione del Papa è infine un’ ulteriore prova della sua responsabilità e del suo amore verso la Chiesa.

LA VITA DI RATZINGER - CORRIERE.IT
Joseph Ratzinger-Benedetto XVI, 265esimo pontefice di Roma, nono successore tedesco di Pietro, figlio di un poliziotto e di una cuoca, è nato a Marktl am Inn, il 16 aprile 1927. Fine teologo, uomo timido dotato di grande capacità di ascolto, maestro nel predicare in modo accessibile anche sui temi più complessi, in quasi otto anni da papa ha incontrato milioni di persone, ha compiuto decine di viaggi internazionali e in Italia, ha scritto varie encicliche per dire che l’amore e la speranza non sono qualcosa ma qualcuno, cioè Cristo, e per rinnovare la dottrina sociale della Chiesa. Ha scritto il Gesù di Nazareth in più volumi, per mostrare che la fede non è un elenco di proibizioni ma un rapporto di amicizia con il Dio fatto uomo. Ha posto i temi della povertà e dell’Africa, dei giovani, dell’ecumenismo e dell’annuncio della fede al mondo secolarizzato al centro del proprio regno. Ha lottato energicamente contro la pedofilia del clero, imponendo una inversione di rotta nella coscienza, nelle norme e negli atteggiamenti della Chiesa nei confronti dei preti pedofili.
GIOVENTU’ - Trascorsa l’adolescenza a Traunstein, negli ultimi mesi della seconda guerra mondiale è stato arruolato nei servizi ausiliari antiaerei, mentre era iscritto d’ufficio alla Gioventù hitleriana. Prete dal 29 giugno 1951, addottorato in teologia con una tesi su Sant’Agostino e abilitato alla docenza con una su san Bonaventura, è stato docente a Frisinga, Bonn, Muenster, Tubinga e Ratisbona. È stato esperto al Concilio Vaticano II. Nel ’77 Paolo VI lo ha nominato arcivescovo di Monaco e il 27 giugno lo ha creato cardinale.
SETTIMO PONTEFICE TEDESCO - Il suo motto episcopale è stato «Cooperatores Veritatis», «Collaboratore della verità». Ha partecipato ai conclavi che nel ’78 hanno eletto papa Luciani e papa Wojtyla. Nell’81 Giovanni Paolo II lo ha nominato prefetto della Congregazione per la dottrina della fede. È stato presidente della commissione per la preparazione del Catechismo della Chiesa cattolica, vice decano e poi decano dei cardinali. È stato eletto papa il 19 aprile del 2005, dopo la morte di Giovanni Paolo II, al quarto scrutinio. È il settimo pontefice tedesco nella storia della Chiesa cattolica; l’ultimo era stato Stefano IX (1057-1058)
PUBBLICAZIONI - Numerosissime le sue pubblicazioni prima dell’elezione, ma anche da papa ha coltivato il dono della scrittura, innovando la comunicazione papale, in particolare con la lettera agli irlandesi sullo scandalo della pedofilia, e con quella ai vescovi sul caso del vescovo lefebvriano negazionista Williamson.
SUI SOCIAL NETWORK - È sbarcato anche sui social network, con un profilo Twitter. Tra i suoi documenti anche due Motu proprio del 2007: uno per ripristinare la maggioranza dei due terzi per l’elezione di un pontefice e l’altro, il Summorum Pontificum, che ha liberalizzato la messa in latino. La lettera ai cinesi del 2009 non ha dato alla lunga i risultati sperati nei rapporti con Pechino, che resta una criticità della Santa Sede.
DALLA PEDFOFILIA ALLO SCANDALO «VATILEAKS» - Benedetto XVI si è trovato ad affrontare tempi non facili, con il processo di secolarizzazione della società occidentale, le accuse di pedofilia che hanno investito diversi esponenti ecclesiastici, la questione dello Ior con il brusco cambio al vertice e lo scandalo «Vatileaks» con la rivelazione di carte segrete vaticane, documenti e lettere private del Papa che sarebbe scoppiato nell’ultimo periodo del suo pontificato, segnato dalla condanna del suo maggiordomo Paolo Gabriele e dalla successiva concessione della grazia.
DIMISSIONI - Ora, a sorpresa, la sua decisione di lasciare il Pontificato il 28 febbraio. Nel giorno scelto per le «dimissioni», il suo ruolo di guida della Chiesa universale, nonchè di sovrano dello Stato-Città del Vaticano, sarà durato 7 anni, 10 mesi, 9 giorni. Quando inizierà il periodo i «sede vacante», il papa si trasferirà prima a Castel Gandolfo e successivamente, quando sono finiti i lavori, dove c’era la sede del monastero delle suore di clausura sul colle Vaticano.
Redazione online

CELESTINO V - CORRIERE.IT
Benedetto XVI rinuncia al soglio pontificio e lascerà il 28 febbraio. Una decisione di portata storica che ha pochi precedenti in epoca recente. Il caso più famoso è quello di Celestino V: Pietro da Morrone, sacerdote, condusse vita eremitica. Diede vita all’Ordine dei Fratelli dello Spirito Santo, denominati poi Celestini, approvato da Urbano IV, e fondò vari eremi. Eletto papa quasi ottantenne, dopo due anni di conclave, il 5 luglio 1294, fu incoronato ad Aquila (oggi L’Aquila) il 29 agosto nella Basilica di Santa Maria di Collemaggio, dove è sepolto. Prese il nome di Celestino V e, uomo santo e pio, si trovò di fronte ad interessi politici ed economici e a ingerenze anche di Carlo d’Angiò. Accortosi delle manovre legate alla sua persona, dopo 4 mesi rinunziò alla carica, il 13 dicembre 1294, morendo poco dopo in isolamento coatto nel castello di Fumone. Giudicato severamente da Dante come «colui che per viltade fece il gran rifiuto», oggi si parla di lui come di un uomo di straordinaria fede e forza d’animo, esempio di umiltà e di buon senso.
GREGORIO XII - Il secondo caso che la storia ricorda è quello di Gregorio XII, papa dal Papa dal 19 dicembre 1406 al 4 luglio 1415. Veneziano, una volta eletto si impegnò a porre fine al «grande scisma» fra i pontefici di Roma e quelli di Avignone. Ma ogni tentativo risultò vano. Solo il concilio di Costanza (1414-1417) vi riuscì. Gregorio XII rinunciò al pontificato e si ritirò a Recanati. Nel 1417, due anni dopo la sua morte, il suo successore lo nominò Pontefice Emerito di Roma.
PIO XII - Da documenti d’archivio di fonte ecclesiastica, relativi alla Seconda Guerra Mondiale, sembra inoltre che Papa Pio XII (1876-1958) avesse scritto un documento segreto dove affermava che doveva essere considerato dimissionario nel caso in cui fosse stato rapito dai nazisti su ordine di Hitler. Eugenio Pacelli era stato informato di un piano del dittatore tedesco per arrestarlo e portarlo in una piccola località in Germania.
I PRECEDENTI - Papa Clemente I (in carica dal 88 al 97 Dc), quanto pontefice romano, rinunciò alla carica a favore di Evaristo, poiché arrestato ed esiliato non voleva che i fedeli rimanessero senza una guida spirituale. Nella prima metà del III secolo, Ponziano lo imitò poco prima di essere esiliato in Sardegna; al suo posto venne eletto Antero. Silverio, 58esimo vescovo di Roma, fu deposto da Belisario e in punto di morte (11 marzo 537) rinunciò in favore di Vigilio, fino ad allora considerato un usurpatore. Vi sono poi molti altri casi, più problematici, in cui si discute se vi sia stata rinuncia o addirittura rinuncia tacita, come nel caso di Martino (VII secolo). Altro caso più difficilmente inquadrabile è quello di Benedetto IX, che prima venne deposto in favore di Silvestro III, salvo poi riassumere la carica per poi rivenderla a Gregorio VI, il quale, accusato di simonia, fece atto di rinuncia dopo aver ammesso le sue colpe. Siamo nella prima metà dell’anno Mille.