Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2013  febbraio 11 Lunedì calendario

Anno X – Quattrocentosessantaduesima settimanaDal 4 all’11 febbraio 2013Dimissioni Lunedì scorso, tra le 11:30 e le 11:40, è arrivata la più clamorosa delle notizie: il Papa si dimette e dalle ore 20 del prossimo 28 febbraio la sedia di San Pietro sarà vuota

Anno X – Quattrocentosessantaduesima settimana
Dal 4 all’11 febbraio 2013

Dimissioni Lunedì scorso, tra le 11:30 e le 11:40, è arrivata la più clamorosa delle notizie: il Papa si dimette e dalle ore 20 del prossimo 28 febbraio la sedia di San Pietro sarà vuota. «Coloro a cui compete» (stiamo citando dal messaggio di Benedetto XVI) dovranno convocare il conclave ed eleggere il nuovo pontefice. Nella storia della Chiesa quello delle dimissioni è un evento che si è prodotto, con questa, sette sole volte: Clemente I, Papa Ponziano, Papa Silverio, Benedetto IX, Celestino V, Gregorio XII. Per il suo “gran rifiuto” Dante mandò Celestino V all’inferno, collocandolo tra i vili (però senza citarlo). La Chiesa, invece, lo ha fatto santo.

Il messaggio Vale la pena di riferire integralmente il messaggio con cui Benedetto ha comunicato al Concistoro la sua decisione (traduzione di Radio Vaticana, il breve discorso, detto con voce drammaticamente biascicata, è stato pronunciato in latino): «Carissimi Fratelli, vi ho convocati a questo Concistoro non solo per le tre canonizzazioni, ma anche per comunicarvi una decisione di grande importanza per la vita della Chiesa. Dopo aver ripetutamente esaminato la mia coscienza davanti a Dio, sono pervenuto alla certezza che le mie forze, per l’età avanzata, non sono più adatte per esercitare in modo adeguato il ministero petrino. Sono ben consapevole che questo ministero, per la sua essenza spirituale, deve essere compiuto non solo con le opere e con le parole, ma non meno soffrendo e pregando. Tuttavia, nel mondo di oggi, soggetto a rapidi mutamenti e agitato da questioni di grande rilevanza per la vita della fede, per governare la barca di san Pietro e annunciare il Vangelo, è necessario anche il vigore sia del corpo, sia dell’animo, vigore che, negli ultimi mesi, in me è diminuito in modo tale da dover riconoscere la mia incapacità di amministrare bene il ministero a me affidato. Per questo, ben consapevole della gravità di questo atto, con piena libertà, dichiaro di rinunciare al ministero di Vescovo di Roma, Successore di San Pietro, a me affidato per mano dei Cardinali il 19 aprile 2005, in modo che, dal 28 febbraio 2013, alle ore 20,00, la sede di Roma, la sede di San Pietro, sarà vacante e dovrà essere convocato, da coloro a cui compete, il Conclave per l’elezione del nuovo Sommo Pontefice. Carissimi Fratelli, vi ringrazio di vero cuore per tutto l’amore e il lavoro con cui avete portato con me il peso del mio ministero, e chiedo perdono per tutti i miei difetti. Ora, affidiamo la Santa Chiesa alla cura del suo Sommo Pastore, Nostro Signore Gesù Cristo, e imploriamo la sua Santa Madre Maria, affinché assista con la sua bontà materna i Padri Cardinali nell’eleggere il nuovo Sommo Pontefice. Per quanto mi riguarda, anche in futuro, vorrò servire di tutto cuore, con una vita dedicata alla preghiera, la Santa Chiesa di Dio».

Salute Il mondo si chiede, naturalmente, che cosa abbia il Papa. Prima di tutto, il Pontefice è vecchio: compirà 86 anni il prossimo 16 aprile. Soffre poi di problemi articolari e reumatici e ha difficoltà circolatorie. Pena per una fibrillazione atriale cronica, per la quale però rifiuta i farmaci anticoagulanti. I medici non indicano, tuttavia, una patologia particolare e, per esempio, il viaggio in Brasile per la Giornata Mondiale della Gioventù era stato confermato. Lo scorso novembre, dalla sua finestra, trovandosi in difficoltà in un momento della lettura, Benedetto aveva chiesto scusa ai fedeli riuniti in piazza: «I miei occhi non vedono più bene». Padre Lombardi, il suo portavoce, dopo aver confermato che tutta la struttura vaticana è stata colta di sorpresa dall’annuncio, ha spiegato in conferenza stampa: «Il Papa dice che il vigore fisico in questi ultimi mesi è diminuito». Anche il fratello Georg, in Germania, ha confermato: «Sente il peso dell’età».

Conclave Il papa, dopo l’elezione del nuovo pontefice, si ritirerà nell’ex monastero di clausura che si trova in Vaticano. La sera del 28, quando lascerà l’incarico, andrà a Castelgandolfo. Non parteciperà al conclave. Il nuovo papa – assicurano in Vaticano – sarà eletto prima di Pasqua (domenica 31 marzo). I bookmaker sono già all’opera: si danno per probabili vincitori il nigeriano Francis Arinze o il ghanese Peter Turkson. Tra gli italiani i prevedibili Scola, Bertone, Bagnasco. In corsa anche il canadese Oullet. L’anno scorso, quando il numero dei cardinali fu portato a 213 membri (125 soltanto però hanno meno di 80 anni e potranno partecipare al conclave), aveva suscitato entusiasmi il discorso di Timothy Dolan, arcivescovo di New York appena elevato alla dignità cardinalizia.

Previsioni Il primo a parlare delle possibili dimissioni di Benedetto era stato il vescovo d’Ivrea monsignor Bettazzi, durante la trasmissione radio Un giorno da pecora. A una domanda precisa, aveva risposto: «Io credo che si dimetterà, anche se l’hanno smentito. Un vecchio cardinale, però, mi diceva sempre: se il Vaticano smentisce vuol dire che è vero... Io penso che lui si senta molto stanco, basta vederlo, è uno abituato agli studi. E di fronte ai problemi che ci sono, forse anche di fronte alle tensioni che ci sono all’interno della curia, potrebbe pensare che di queste cose se ne occuperà il nuovo Papa». Se si guarda al discorso pronunciato da Benedetto a Sulmona (4 luglio 2010), si deve però escludere che il Papa abbia ceduto alla fatica provocata dalle beghe che tormentano la Chiesa e hanno tormentato il suo pontificato. Quella volta – era il 4 luglio 2010 – Benedetto elogiò Celestino V: «Il segreto della vocazione sta nel rapporto con Dio, nella preghiera che cresce proprio nel silenzio interiore, nella capacità di ascoltare che Dio è vicino. E questo è vero sia prima della scelta, al momento, cioè, di decidere e di partire, sia dopo, se si vuole essere fedeli e perseverare nel cammino. San Pietro Celestino è stato prima di tutto questo: un uomo di ascolto, di silenzio interiore, un uomo di preghiera, un uomo di Dio». Anche nel libro-intervista Luce del mondo, uscito l’anno scorso, Benedetto confessa a Peter Seewald: «Quando un Papa giunge alla chiara consapevolezza di non essere più in grado fisicamente, mentalmente e spiritualmente di svolgere l`incarico affidatogli, allora ha il diritto e in talune circostanze anche il dovere di dimettersi».

Tormenti Una breve summa dei tormenti che hanno reso difficile il cammino di papa Benedetto deve partire dal caso Paolo Gabriele, il cameriere infedele che sottraeva documenti e li passava poi alle fazioni avverse al segretario di Stato. Un tradimento in casa, che Benedetto ha risolto concedendo la grazia al colpevole.
Tormentatissimo il rapporto con gli ebrei, dopo la decisione di ridar vita alla messa latina in cui ci si augura che il popolo deicida venga salvato dall’inferno. Fonte di equivoci anche l’apertura all’Islam, perseguita con una tenacia sconosciuta ai pontefici del passato e forse persino inconcepibile in un’era diversa dalla nostra. Benedetto ha combattuto una battaglia di frontiera sulla questione dei valori non negoziabili: esistono solo i maschi e le femmine, e non si dà un terzo o un quarto genere, solo dall’amore tra un maschio e una femmina nascerà una nuova vita umana, e non c’è appello alla condanna dell’omosessualità. Idem di fronte al relativismo dei nostri giorni, al quale la Chiesa deve contrapporre la fede nei valori eterni in cui crede. Sofferenze poi sul versante più materiale: lo Ior, la banca vaticana, non riesce a riscuotere la stima del mondo ed è tuttora circondata da ogni genere di sospetti. Intorno al suo presidente Ettore Gotti Tedeschi, poi defenestrato, si sono accese battaglie che non è ancora possibile decifrare del tutto. E infine l’orrore dei preti pedofili: nel tentativo di risanare quelle ferite, Benedetto ha pianto insieme alle vittime, chiesto scusa al mondo, giurato che mai più la Chiesa nasconderà uno dei suoi peccati più vergognosi.

Reazioni La Cina non ha neanche dato la notizia, in Germania la Bild ha titolato: «Il nostro papa Benedetto si dimette». Le reazioni di tutti gli altri – governi del mondo, uomini politici italiani – sono state quelle che si possono immaginare. La teologa Marinella Perroni vede nelle dimissioni del Papa una nuova definizione del pontificato, non più legato a questo punto alla durata in vita del Pontefice. Il teologo Vito Mancuso, che di questo papa è stato un avversario, ha giudicato la rinuncia un gesto «schietto, moderno».

Giorgio Dell’Arti