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 2013  febbraio 11 Lunedì calendario

AD ANAGNI: «SIAMO ORFANI DI FIORITO»

Il primo indizio lo dà Wikipedia, che tra le «Personalità legate ad Anagni», dopo i pontefici Innocenzo III, Gregorio IX, Alessandro IV, Bonifacio VIII, il compositore Luigi Colacicchi, lo scultore Tommaso Gismondi, la showgirl Manuela Arcuri, cita anche «Francone» Fiorito, emblema di una politica che va in vacanza in Costa Smeralda e fa pagare i Suv ai contribuenti.
Il secondo indizio, però, te lo dà la gente di Anagni, 21 mila abitanti, la «città dei Papi», quella del celebre «schiaffo», arrampicata su un colle della valle Latina, quaranta chilometri da Roma. Distanza che sembra ravvicinata ma che, in realtà, segna il confine con un altro mondo. Di qua, la politica della Capitale, fatta (anche) di voto di opinione, di indignazione per gli scandali, di denunce giornalistiche. Di là, la vita del paese, o «paesone», dove Fiorito è, e resta, un protagonista. Magari avversato, ma — alla fine — rimpianto. Un personaggio che tutti chiamano per nome, o per soprannome. Ma non «Batman» o «er federale»: «Mai sentiti. Per noi è Francuzzo», dice il proprietario di un bar del centro, a pochi metri da casa Fiorito. In paese, tra i vicoli medievali, l’ex capogruppo del Pdl alla Regione non si è più visto («e come fa? È ai domiciliari», ti dicono) ma conserva tanti amici: «Oggi fanno tutti finta di non conoscerlo, ma questo posto è pieno di infami». L’uomo che parla è appoggiato su un muro, al sole. Il nome non te lo dice, però: «Metti Luciano. Professione? Facevo il pittore», racconta. Fiorito, lui, lo conosce bene: «Franco ha fatto del bene a molti. Non sai quanta gente ha fatto lavorare, quando era sindaco. In troppi ora fanno finta di non ricordarlo». E «Luciano»? «Io no. L’ho votato nel 2010 e lo rivoterei ancora». Fiorito, però, non c’è. Il 14 inizia il processo a suo carico e la sua «eredità», quei 27 mila voti di preferenza raccolti in tutta la provincia di Frosinone due anni e mezzo fa, sono un gruzzolo prezioso, ma senza un padrone. All’ora dell’aperitivo, sulla piazza principale, compare Giuseppe Viti, ex assessore comunale, «fedelissimo» di Fiorito, che confessa: «È vero, siamo un po’ orfani di Franco. Lui è stato l’emblema del centrodestra nel nord della provincia di Frosinone, e non c’è un suo erede». I suoi voti, allora, vanno dispersi: «Alcuni suoi uomini sono andati con la Meloni, altri con Storace. Ma qualcuno voterà anche per l’Udc, qualcuno per il Pdl». Non per i «nemici» Mario Abbruzzese e Antonello Iannarilli, rivali storici di Fiorito nel frusinate. Insiste Viti: «Io lascerò libertà di voto. Ma so che qualcuno porterà Ernesto Tersigni». È il sindaco di Sora, che ha invaso Anagni dei suoi volantini. Ma, senza «Francone», niente è più come prima. Anche per gli avversari. Lo spiega Roberto Ciccotti, 37 anni, consigliere comunale, candidato di Sel alla Pisana, ex compagno di scuola del fratello di Fiorito: «Ci troviamo un po’ spiazzati anche noi. Prima eravamo costretti ad inseguire Franco (anche lui lo chiama per nome, ndr) che tappezzava di manifesti la città, aveva comitati elettorali in tutti i 92 comuni della Provincia. Ora ci guardiamo intorno e vediamo gli spazi per le affissioni elettorali sempre vuoti...». Tutto vero, basta fare un giro per i vicoli: sui muri dominano annunci funebri, pubblicità, messaggi istituzionali. Casa di Fiorito è in salita, vicino al Comune, andando verso il Duomo. Sul citofono, oltre al nome della mamma Anna Tintori, c’è ancora il simbolo di «Batman». La signora è gentile, ma ferma: «Mi dispiace, ma abbiamo già parlato anche troppo». E Franco? «Non può neppure uscire dalla sua stanza, vengono i controlli tutti i giorni, ma è giusto così. Ma di che giornale siete?». Il Corriere della Sera, signora: «Venne un altro giornalista, era simpatico». Eppure suo figlio, Franco, si lamentò con noi, dicendo che sua mamma era stata aggredita: «Mi dispiace, è stato tutto un equivoco. Mi saluti tanto il suo collega».