Emanuele Trevi, Corriere della Sera 11/02/2013, 11 febbraio 2013
QUEL GENIO DEL PALLONE POSSEDUTO DA UN DEMONE CUSTODE
Nei suoi tempi migliori, quando non era bloccato dai suoi innumerevoli infortuni, Paul Gascoigne è stato, senza esagerazione, un genio del calcio. Oltre a tutte le qualità fisiche e tecniche necessarie a tanti campioni, possedeva l’estro, il dono supremo dell’imprevedibilità. Apparteneva alla razza rarissima di coloro che riescono a stupire se stessi prima ancora del loro pubblico. Nel calcio di oggi, non saprei indicare qualcuno che riunisca in sé, come lui, tanta potenza e tanta fantasia. Ma è ovvio che la memoria di Gazza sarà sempre legata, oltre che al suo irregolare e inimitabile talento, a tutto ciò che accadeva tra una partita e l’altra. Ed ecco che si affollano nella memoria le sbronze, le droghe, le sparizioni da casa, e tutte le altre prove del fatto che il mondo, per quest’uomo grande e sventurato, non è mai stato un luogo facile da abitare. Ci saranno termini medici più appropriati e delicati, ma Gascoigne, per dirla con la parola più rozza e più vicina al vero, è un pazzo, un vero pazzo del tipo pericoloso per se stesso. E nei casi come il suo, purtroppo, è ben difficile immaginare una terapia. Perché diventa impossibile, quando ci si è spinti oltre un certo limite, salvare il bene ed escludere il male. La triste verità è che il bene e il male provengono dalla stessa radice, estirpando la quale, non ci sarebbe più nulla della persona. Voglio dire che in casi come quello di Gascoigne mi sembra abbastanza inutile e lontano dal vero immaginare il Genio insidiato, ed infine polverizzato, dalla Sregolatezza. Può verificarsi anche questa scissione, questa titanica lotta di forze contrarie capaci di lacerare l’individuo. Ma se penso a Gazza Gascoigne, in ogni circostanza della sua vita, sia mentre gli stadi lo acclamano all’apice della sua gloria, sia mentre giace circondato da bottiglie vuote in una squallida stanza d’albergo, è sempre l’immagine di un uomo vero, e intero, quella che riconosco. Non qualcuno che ha di fronte delle possibilità, tra le quali, scegliendo accortamente, sarà possibile costruire un patto vantaggioso con la vita, ma un uomo solo, spronato da un destino che non prevede scelte: un nero, possessivo, incomprensibile demone custode.
Emanuele Trevi