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 2013  febbraio 11 Lunedì calendario

Celestino V secondo Peter Herde

Encilopedia dei Papi, 2000

Ben presto la leggenda s’impadronì della sua figura. La sua abdicazione, avvenuta in forma canonicamente corretta, fu considerata illegittima già durante la sua vita; si accusò Bonifacio VIII di averlo spinto all’abdicazione con l’inganno e di aver istigato le guardie di Castel Fumone ad assassinarlo. Perciò la figura del papa eremita fu coinvolta sin dall’inizio nel violento conflitto tra Bonifacio VIII e i suoi avversari: i Colonna, Filippo il Bello di Francia, gli Spirituali. Tra i cardinali tramavano contro Bonifacio VIII soprattutto Hugues Aycelin e Simon de Beaulieu; quest’ultimo diffuse in Francia la voce che Bonifacio VIII, travestito da angelo, si sarebbe presentato a C. per indurlo alle dimissioni. I monaci della Congregazione di C., nonostante la forte avversione nei confronti di Bonifacio VIII, non misero però in dubbio la legalità dell’abdicazione e quest’opinione fu condivisa anche da alcuni Spirituali Francescani convinti della validità degli argomenti giuridici. Ciò non impedì che si cominciasse ben presto a individuare in Pietro-Celestino, sulla scia delle speculazioni escatologiche di Gioacchino da Fiore, quel papa angelico il quale, secondo le profezie diffusesi a partire dalla metà del sec. XIII, avrebbe inaugurato l’epoca dei monaci, purificato la Chiesa, riconquistato Gerusalemme e preparato il ritorno di Cristo. Nel suo commento all’Apocalisse (1295 ca.) Pietro di Giovanni Olivi aveva ancora attribuito a s. Francesco l’inaugurazione del terzo regno, nel quale, secondo Gioacchino da Fiore, si sarebbero realizzati il rinnovamento della vita evangelica e la conversione finale degli ebrei e dei pagani alla fede di Cristo: una simile profezia è contenuta anche nell’Arbor crucifixi Iesu (del 1305) di Ubertino da Casale, deluso dal rapido crollo del pontificato di Celestino.

Pare che le profezie relative al papa angelico (applicate a C. per la prima volta dal domenicano Roberto da Uzès nel 1295-1296 ca.) siano uscite invece dalla comunità degli Spirituali della Marca d’Ancona protetta da Celestino. A tale ambiente si attribuiscono infatti certi vaticini, che costituiscono la traduzione dal greco di altri tramandati sotto il nome dell’imperatore Leone il Saggio. Il testo deve essere stato rintracciato in Grecia dagli Spirituali, che vi si erano rifugiati di nuovo dopo l’avvento di Bonifacio VIII, tradotto in latino in una versione piena di allusioni oscure e riferito, anziché all’imperatore, al papa. Le attese escatologiche del papa angelico si avvicinano dunque a quelle che hanno come soggetto l’imperatore dell’ultima età. La conseguenza fu una nutrita serie di scritti profetici sorti per la maggior parte, come il Liber de Flore, dopo il trasferimento della Curia ad Avignone, che sviluppavano l’idea del papa angelico incarnato in quattro persone successive, una tradizione rimasta viva fino al sec. XVI. Tale interpretazione fu diffusa davanti a Carlo IV da Cola di Rienzo, che ne aveva avuto conoscenza attraverso i monaci di S. Spirito a Maiella, e poi da Nostradamus e dallo Pseudo-Malachia alla fine del sec. XVI.

Predicatori come il Savonarola la resero temporaneamente popolare a Firenze e a Roma. Voci critiche nei confronti di Pietro-Celestino come quella di Dante (Inferno III, vv. 58 ss.) rimanevano un’eccezione. Al di là delle speculazioni escatologiche impressionò i contemporanei e i posteri l’umiltà del vegliardo, che spontaneamente aveva rinunciato alla più alta carica della Chiesa. Petrarca, che sosteneva il principio della "vita solitaria", giudicò la rinuncia non come un atto di viltà, ma come l’atto di uno spirito veramente celeste. L’abdicazione significò però anche la fine definitiva delle illusioni di tutti quelli che, come Dante, avevano sperato in un rinnovamento della Chiesa. Con Bonifacio VIII il papato continuò, in modo ancora più evidente, sulla strada del potere gerarchico-politico e della grandezza terrena.

La canonizzazione dell’eremita del Morrone, il 5 maggio 1313, ad opera di Clemente V, preceduta dall’interrogazione di numerosi testimoni appartenenti all’ambiente in cui era vissuto, fu il riconoscimento della santità della sua vita, ma fu adombrata dalla lotta per la memoria di Bonifacio VIII. Fu riconosciuta ancora una volta la legittimità dell’abdicazione. Non fu tuttavia C., ma Pietro del Morrone a essere canonizzato. La sua memoria liturgica si celebra il 19 maggio.

Peter Herde