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 2013  febbraio 11 Lunedì calendario

Le dimissioni L’11 febbraio 2013 Benedetto XVI ha annunciato in latino le sue dimissioni durante il concistoro per la canonizzazione dei martiri di Otranto


Le dimissioni L’11 febbraio 2013 Benedetto XVI ha annunciato in latino le sue dimissioni durante il concistoro per la canonizzazione dei martiri di Otranto. Lascerà il soglio di Pietro alle 20 di giovedì 28 febbraio, dopo 7 anni, 10 mesi 9 giorni di pontificato.  A dare la notizia un flash dell’Ansa lanciato alle 11.46 di lunedì: «Papa lascia pontificato dal 28/2».

Il discorso «Carissimi Fratelli,
vi ho convocati a questo Concistoro non solo per le tre canonizzazioni, ma anche per comunicarvi una decisione di grande importanza per la vita della Chiesa. Dopo aver ripetutamente esaminato la mia coscienza davanti a Dio, sono pervenuto alla certezza che le mie forze, per l’età avanzata, non sono più adatte per esercitare in modo adeguato il ministero petrino. Sono ben consapevole che questo ministero, per la sua essenza spirituale, deve essere compiuto non solo con le opere e con le parole, ma non meno soffrendo e pregando. Tuttavia, nel mondo di oggi, soggetto a rapidi mutamenti e agitato da questioni di grande rilevanza per la vita della fede, per governare la barca di san Pietro e annunciare il Vangelo, è necessario anche il vigore sia del corpo, sia dell’animo, vigore che, negli ultimi mesi, in me è diminuito in modo tale da dover riconoscere la mia incapacità di amministrare bene il ministero a me affidato. Per questo, ben consapevole della gravità di questo atto, con piena libertà, dichiaro di rinunciare al ministero di Vescovo di Roma, Successore di San Pietro, a me affidato per mano dei Cardinali il 19 aprile 2005, in modo che, dal 28 febbraio 2013, alle ore 20,00, la sede di Roma, la sede di San Pietro, sarà vacante e dovrà essere convocato, da coloro a cui compete, il Conclave per l’elezione del nuovo Sommo Pontefice.
Carissimi Fratelli, vi ringrazio di vero cuore per tutto l’amore e il lavoro con cui avete portato con me il peso del mio ministero, e chiedo perdono per tutti i miei difetti. Ora, affidiamo la Santa Chiesa alla cura del suo Sommo Pastore, Nostro Signore Gesù Cristo, e imploriamo la sua santa Madre Maria, affinché assista con la sua bontà materna i Padri Cardinali nell’eleggere il nuovo Sommo Pontefice. Per quanto mi riguarda, anche in futuro, vorrò servire di tutto cuore, con una vita dedicata alla preghiera, la Santa Chiesa di Dio» (Benedetto XVI).

L’età «L’età pesa su di lui. Mio fratello vuole più riposo» (il fratello del Papa, Georg Ratzinger, che si dice al corrente della decisione da mesi).

La decisione Secondo l’Osservatore Romano la rinuncia di Benedetto XVI al Papato è una decisione «presa da molti mesi, dopo il viaggio in Messico e a Cuba, in un riserbo che nessuno ha potuto infrangere  e avendo ripetutamente esaminato la propria coscienza "davanti a Dio" (conscientia mea iterum atque iterum coram Deo explorata), a causa dell’avanzare dell’età. Benedetto XVI ha spiegato, con la chiarezza a lui propria, che le sue forze "non sono più adatte per esercitare in modo adeguato il compito immane richiesto a chi viene eletto per governare la barca di san Pietro e annunciare il Vangelo"». Giovanni Maria Vian: «Le parole che Benedetto XVI ha scelto indicano in modo trasparente il rispetto delle condizioni previste dal diritto canonico per le dimissioni da un incarico che non ha paragoni al mondo per il peso reale e l’importanza spirituale. È risaputo che il cardinale Ratzinger non ha in alcun modo cercato l’elezione al pontificato, una delle più rapide nella storia, e che l’ha accettata con la semplicità propria di chi davvero affida la propria vita a Dio».

I papabili Tra i papabili ci sarebbero il cardinale austriaco Christoph Schoenborn, 67 anni («Secondo il sito austriaco Oesterreich24, in cima alla lista. L’arcivescovo di Vienna rientra nel solco della tradizione segnata dallo stesso Benedetto XVI, ma portavoce di una linea riformista nella Chiesa cattolica»), l’arcivescovo di Milano Angelo Scola, 72 anni («molti vaticanisti hanno ipotizzato che il passaggio da Milano a Venezia fosse il primo passo verso San Pietro), l’arcivescovo di Buenos Aires Jorge Maria Bergoglio e l’arcivescovo di New York Timothy Dolan. Tra gli europei ci sarebbero anche il segretario di Stato Tarcisio Bertone (78 anni) e il presidente della Cei Angelo Bagnasco (70 anni) [il Giornale.it 11/2/2013]. Il New York Times: «L’annuncio farà precipitare la Chiesa Cattolica in frenetiche congetture sul possibile successore».

Papa a Pasqua «Per la Pasqua dovremmo avere il nuovo Papa. Questa è la previsione che possiamo fare», ha annunciato padre Federico Lombardi. Il Conclave si riunirà quindi a marzo. A norma delle leggi canoniche il 28 febbraio alle ore 20 decadranno il Segretario di Stato e tutti i capi dei dicasteri vaticani. Resteranno per l’ordinaria amministrazione solo il Camerlengo, che è l’attuale segretario di Stato, cardinale Tarcisio Bertone. Annalisa Gugliemini su Avvenire: «Saranno 117 i cardinali che eleggeranno il nuovo Papa nel prossimo mese di marzo. Al momento infatti i cardinali con meno di 80 anni sono 118, ma l’ucraino Husar supererà la soglia il 26 febbraio e dunque resterà fuori dalla Cappella Sistina, così come non entreranno in Conclave il decano del Collegio cardinalizio Angelo Sodano e il sottodecano Roger Etchegaray, ultraottantenni. Aboliti i modi di elezione detti per acclamationem seu inspirationem e per compromissum, la forma di elezione del Romano Pontefice sarà unicamente per scrutinium, come ha deciso Giovanni Paolo II nella costituzione apostolica Universi Dominici Gregis che ha profondamente innovato la procedura per eleggere il Papa».

I due papi Sempre secondo Federico Lombardi, direttore della Sala stampa della Santa Sede, il 28 febbraio, Joseph Ratzinger andrà a Castel Gandolfo e poi nel monastero delle suore sul colle Vaticano, ma «non in clausura». In questo modo accadrà che due Papi vivranno contemporaneamente in Vaticano. «Nessun pericolo di interferenze – assicura Lombardi – Sono certo che Benedetto XVI sarà quanto mai attento e capace di evitarlo in ogni modo».

Il Vigore «Non risulta nessuna malattia in corso che abbia influito sulla decisione del Papa. Negli ultimi mesi è diminuito il suo vigore. Sappiamo l’età che ha e che è normale per persone in età avanzata vivere un declino delle proprie forze ed il Papa lo ha sentito negli ultimi mesi e lo ha riconosciuto con lucidità» (Padre Francesco Lombardi).

Scandali/1 «Non sono stati gli scandali che hanno colpito la Chiesa a spingere il Pontefice a lasciare il soglio pontificio, anche se Benedetto XVI può essere stato toccato come tutti dalle vicende difficili vissute dalla Chiesa negli ultimi tempi, non si può dire che questo sia ciò che lo ha indotto alla decisione di rinunciare, direi assolutamente di no» (Padre Federico Lombardi).

Scandali/2 Va ricordato che la decisione è stata presa dopo un pontificato particolarmente difficile:

Il caso Vatileaks. Il 25 maggio 2012, a pochi giorni dalla pubblicazione del libro Sua Santità di Gianluigi Nuzzi, riportante al suo interno molti dei documenti privati del Papa fatti trapelare da Paolo Gabriele, aiutante di camera di Sua Santità dal 2006. Il maggiordomo è stato arrestato con l’accusa di furto aggravato e poi graziato dal Papa stesso. [vedi Vatileaks]

Lo scandalo dei preti pedofili. La prime denuncie risalgono al 2002 e sono andate via via moltiplicandosi fino al 2006 quando la Congregazione, pur riconoscendo la colpevolezza del prete pedofilo Marcial Maciel, decise di non aprire un processo. Gli fu solo imposto il ritiro dalla vita pubblica: silenzio, preghiera e penitenza. Benedetto XVI approvò la decisione. Nel 2009 emersero i ripetuti abusi avvenuti anche in Irlanda che la stessa Chiesa aveva tentato di celare. Fu allora che il Papa decise di affrontare la questione con una lettera aperta ai fedeli di Dublino. Nel 2011 le associazioni delle vittime hanno denunciato Benedetto XVI per crimini contro l’umanità alla Corte penale internazionale. L’accusa è stata poi ritirata [Tiscali]. La Bbc: «Benedetto XVI ha preso il timone mentre la Chiesa cattolica affrontava uno dei più furiosi scandali della sua storia, quello degli abusi sessuali sui minori».

• Lo Ior. Nel 2010 arrivano le accuse di violazione delle norme antiriciclaggio: a guidare l’Istituto per le Opere di Religione è Ettore Gotti Tedeschi, persona di fiducia del Papa. L’inchiesta è ancora in corso quando la Commissione cardinalizia di vigilanza, presieduta dal cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone, sfiducia il presidente nel frattempo sottoposto a sequestri di documenti e interrogatori da parte di varie Procure. Lui, il banchiere che era così vicino al Papa, viene mandato via con modalità che non hanno precedenti all’interno della mura leonine [Tiscali]. Ma le inchieste della magistratura che lambiscono l’Istituto sono tante. Stefano Elli sul Sole24Ore.it: «C’è la vicenda dei 23 milioni di euro giacenti su un conto dello Ior presso il Credito Artigiano (Credito Valtellinese). Denaro di incerta provenienza sequestrato dalla procura di Roma dopo una segnalazione dello stesso Credito Valtellinese. Non va dimenticato che la segnalazione di operazione sospetta venne dalla banca guidata da Giovanni De Censi: indicato tra i candidati alla guida dello Ior prima che venisse scelto Ettore Gotti Tedeschi. Sulla vicenda sta ancora indagando la magistratura romana con i procuratori Nello Rossi e Stefano Rocco Fava: si era giunti anche a indagare Gotti Tedeschi per violazione della legge antiriciclaggio: la 231 del 2007. Ma lo Ior è stato di recente anche al centro di una interessante querelle giuridica che molti hanno letto in chiave di una lotta di potere interno alle gerarchie vaticane. È accaduto dopo che le autorità antiricicaggio internazionali, il Moneyval e il Gafi, avevano fatto pressioni per l’adeguamento della normativa interna antiriciclaggio dello Stato Vaticano. Il che aveva generato una legge emessa «motu proprio» dal Pontefice. La legge era la 127 del 30 dicembre del 2010. Una legge particolarmente stringente che tuttavia ha provocato una reazione chimica difficilmente interpretabile. Il 24 aprile scorso la Pontificia commissione per lo Stato della Città del Vaticano approvava la norma di conversione numero 166 del decreto del presidente del governatorato numero 159. Nella legge di conversione si prevedevano modifiche e integrazioni proprio alla legge 127 che riguardavano la prevenzione e l’antiriciclaggio. Ed è appunto dall’esame dei due testi che erano emerse differenze talmente sostanziali da fare parlare alcuni esegeti di cose vaticane di un vero e proprio annacquamento dei poteri delle autorità antiriciclaggio guidate dal cardinale Attilio Nicora. Con il nuovo testo l’accesso ai dati si limitava all’analisi delle segnalazioni di transazioni sospette ricevute dall’Autorità di informazione finanziaria (la Uif vaticana). Il risultato? Se le segnalazioni fossero 4 o 5 all’anno è soltanto con riferimento ad esse che potrebbe essere effettuata una qualunque richiesta di approfondimento. L’articolo 2 septies del 159 si riferiva ai poteri ispettivi dell’organo guidato dal Cardinale Nicora. Confrontati con il comma 2 all’articolo 33 che nella vecchia norma li regolava si vedono altre differenze eclatanti (...). C’è poi un capitolo, ancora tutto da scrivere, sul ruolo giocato dallo Ior nella vicenda dell’acquisizione da parte del Monte dei Paschi di Siena della Banca Antonveneta. Una compravendita effettuata a prezzi proibitivi: oltre dieci miliardi. Un’operazione a tre la cui regia era saldamente nelle mani del Banco Santander. Emilio Botin, patron del Banco Santander, uomo vicino all’Opus dei, prelatura personale del Pontefice, sembra avere pressato il presidente di Mps Giuseppe Mussari per indurlo ad acquistare la banca di Padova senza alcuna due diligence preliminare. Senza perizie e, dunque, al buio. Sembrerebbe che Mussari sia stato «messo all’angolo» evocando lo spettro del Bnp Paribas che sarebbe stato in ogni caso disposto ad acquistare la banca a quel prezzo e senza due diligence. Vero? Non vero? Di certo poco tempo dopo quell’operazione alla guida dello Ior si insediò Gotti Tedeschi che sino a quel momento, proprio in Santander, ricopriva il ruolo di country manager. L’inchiesta della procura di Siena sta procedendo anche per chiarire se nei conti dello Ior sia transitata anche una sola parte del denaro passato di mano in quella discussa transazione. [IlSole24ore.it]

• La crisi. L’AdnKronos invece parla di crisi economica: «È emersa anche, nella seconda parte del 2012, una difficoltà crescente del Vaticano sotto il profilo economico. Da questo punto di vista la Santa Sede ha risentito come altri Stati della crisi economica globale; i bilanci sono in rosso e anche nei sacri palazzi bisognerà procedere a tagliare gli sprechi e i costi. Contemporaneamente, su impulso di Benedetto XVI, è andata avanti la politica della trasparenza rispetto ai movimenti bancari e finanziari che riguardano la Curia e lo Ior. Un primo passaggio importante è venuto dal rapporto (18 luglio) degli ispettori di Moneyval, organismo del Consiglio d’Europa, che ha valutato la nuova normativa antiriciclaggio della Santa Sede giudicandola un insieme di luci e ombre – per questo è stato sottolineato il cammino va completato - ma è stato però commentato positivamente il fatto che anche il Vaticano si sia sottoposto ai controlli degli organismi internazionali. Ancora, in ambito economico resta vacante da 9 mesi la casella di presidente dello Ior. Per la successione a Ettore Gotti Tedeschi, che ha lasciato il board dell’Istituto per le Opere di Religione il 23 maggio 2012, una decisione non è ancora arrivata». (Sin/Col/Adnkronos)

Dimissioni annunciate Sono due anni che Benedetto XVI manda segnali: «Quando un Papa giunge alla chiara consapevolezza di non essere più in grado fisicamente, mentalmente e spiritualmente di svolgere l’incarico affidatogli  – allora ha il diritto e in talune circostanze anche il dovere di dimettersi» ( Dal libro intervista a Benedetto XVI Luce del mondo pubblicato nel novembre 2010).

•  Il 4 luglio 2010 a Sulmona Benedetto XVI dichiarò: «Celestino V era uomo di preghiera e di Dio, bisogna ispirarsi a lui per essere fedeli e perseverare nel cammino senza aver paura di nulla» [Giacomo Galeazzi, La Stampa 5/7/2010] Le dimissioni da papa sono un altro argomento su cui nel suo libro-intervista Benedetto XVI rompe il tabù. Prima di lui, nell’ultimo secolo, altri pontefici vi avevano riflettuto, ma nessuno ne aveva mai parlato in pubblico. Lui invece, prima dice di non aver mai pensato di gettare la spugna nel pieno della tempesta sulla pedofilia, perché «quando il pericolo è grande non si deve scappare via» e quindi «ora certamente non è tempo di dimettersi». Poi spiega che sì, in talune circostanze un pontefice può o persino deve lasciare la carica suprema della Chiesa: «Quando un papa giunge alla chiara consapevolezza di non essere più in grado fisicamente, mentalmente e spiritualmente di svolgere l’incarico affidatogli, allora ha il diritto e in alcune circostanze anche il dovere di dimettersi». Il 28 aprile di quest’anno, in visita all’Aquila nella basilica di Santa Maria di Collemaggio dove quel santo papa è sepolto, Ratzinger depose il proprio pallio sulle sue reliquie. E a Sulmona, il 4 luglio, dedicò l’omelia della messa a lui, «cercatore di Dio». [Sandro Magister, L’espresso 2/12/2010] 

• Nell’estate 2011 aveva cominciato a circolare con insistenza una voce relativa a possibili dimissioni programmate e non legate a malattie invalidanti. Il 25 settebre 2011 Antonio Socci scriveva su Libero: «Per ora è una voce (un’ipotesi personale di Joseph Ratzinger) e spero che non diventi mai una notizia. Ma poiché circola nelle più importanti stanze del Vaticano merita molta attenzione. In breve: il Papa non scarta la possibilità di dimettersi allo scoccare dei suoi 85 anni, ovvero nell’aprile del prossimo anno. Che Ratzinger ritenga possibile questa scelta è noto almeno dal 2002, quando si dovette studiare l’eventualità con l’aggravarsi della malattia di Giovanni Paolo II» [Leggi tutto l’articolo di Socci].

• Lo scorso anno, il 9 febbraio 2012 il Papa disse ai 22 cardinali appena nominati: «Pregate anche per me, affinché possa sempre offrire al popolo di Dio la testimonianza della dottrina sicura e reggere con mite fermezza il timone della santa Chiesa». Giorgio Dell’Arti su Vanity Fair: «Pochi giorni prima, il vescovo emerito di Ivrea, monsignor Luigi Bettazzi, novant’anni l’anno prossimo, aveva accettato di rispondere alle domande di Claudio Sabelli Fioretti e Giorgio Lauro, conduttori del programma radiofonico Un giorno da pecora. I due, che di solito la buttano sul ridere, si sono sentiti dire molto seriamente dal loro autorevole ospite che il Papa starebbe pensando di dimettersi. Il Vaticano aveva già smentito su tutta la linea la voce, ma Bettazzi ha insistito: «Io credo di sì, anche se l’hanno smentito. Un vecchio cardinale mi diceva sempre: se il Vaticano smentisce vuol dire che è vero... Io penso che lui si senta molto stanco, basta vederlo, è un uomo abituato agli studi. E di fronte ai problemi che ci sono, forse anche di fronte alle tensioni che ci sono all’interno della Curia, potrebbe pensare che di queste cose se ne occuperà il nuovo Papa. Non riesco ad allontanare l’idea che il Papa possa dare le dimissioni: Ratzinger ha visto che negli ultimi anni papa Giovanni Paolo II non era più molto in grado di guidare la Chiesa. La guidavano di più i suoi collaboratori. Sono parecchie settimane che, effettivamente, la Chiesa è al centro di rivelazioni scandalistiche che i giornali italiani non sanno bene come maneggiare. Sono state passate ai media, da una mano misteriosa, le lettere in cui l’arcivescovo Carlo Maria Viganò denuncia la corruzione nella gestione degli appalti vaticani. Un altro documento, finito chi sa come nella redazione del “Fatto”, ipotizzava un attentato mortale a Benedetto XVI entro la fine del 2012. Anche la nomina dei 22 nuovi cardinali ha suscitato ogni sorta di supposizioni. Dei 16 europei, 7 sono italiani. Significa che il successore di Benedetto verrà dal nostro paese? Con la nomina dei sei nuovi cardinali, a cui si deve aggiungere l’arcivescovo di Firenze Giuseppe Betori, il gruppo degli italiani sarebbe nel prossimo conclave il più forte, 30 rappresentanti su 125 aventi diritto di voto. Calcoli prematuri? Ma gli esperti di queste cose dànno in ogni caso la successione non troppo lontana. Si fronteggiano in questo momento soprattutto i seguaci dell’attuale segretario di Stato Tarcisio Bertone, che farebbe resistenza a certe operazioni di trasparenza pretese dal Pontefice (la Banca vaticana, gli appalti), e i fedeli del cardinale Sodano che avrebbe il suo uomo nell’ultraortodosso cardinale Piacenza, oggi prefetto della Congregazione per il clero e destinato – in assenza di fatti nuovi – a sostituire Bertone entro l’anno». [Giorgio Dell’Arti, Vanity Fair 15/2/2012 ]

I precedenti San Clemente, quarto pontefice romano, arrestato ed esiliato per ordine di Nerva nel primo secolo dopo cristo, abdicò dal Sommo Pontificato indicando come suo successore Evaristo, affinché i fedeli non restassero senza pastore; nella prima metà del III secolo, Ponziano lo imitò poco prima di essere esiliato in Sardegna (al suo posto venne eletto Antero); Silverio, 58esimo vescovo di Roma, fu deposto da Belisario e in punto di morte (11 marzo 537) rinunciò in favore di Vigilio, fino ad allora considerato un usurpatore; Benedetto IX, che prima venne deposto in favore di Silvestro III, poi riassunse la carica per rivenderla a Gregorio VI, il quale, accusato di simonia, fece atto di rinuncia dopo aver ammesso le sue colpe; Celestino V, papa del gran rifiuto, abdicò il 13 dicembre 1294, dopo cinque mesi di pontificato (come scrisse Dante: «fece per viltade il gran rifiuto»). Presto stanco dei faccendieri che lo circondano, rinuncia all’incarico: «Al fine di recuperare con la consolazione della vita di prima, la tranquillità perduta, abbandono spontaneamente e liberamente il Pontificato». Nel 1415 un altro Papa, Gregorio XII, eletto all’epoca dello Scisma d’Occidente a Roma, dopo molti anni di lotte e di contese fece atto di sottomissione ai decreti emessi dai padri conciliari, durante il Concilio di Costanza, che era stato convocato dall’antipapa Giovanni XXIII e presieduto dall’Imperatore Sigismondo per dirimere ogni questione. Uno di questi decreti intimava a tutti i contendenti di abdicare, nel caso che non si trovasse una soluzione e non si raggiungesse l’accordo fra i tre pretendenti al Soglio. Davanti al rifiuto di Benedetto XIII (rappresentante dell’obbedienza avignonese) e alla fuga di Giovanni XXIII (poi ricondotto in Concilio e deposto), alla fine Gregorio XII acconsentì ad abdicare, dopo aver riconvocato con una sua bolla il medesimo Concilio. All’abdicazione però non seguì l’elezione di un nuovo Papa, che si verificò passati due anni e solo successivamente alla scomparsa di Gregorio XII, dopo la quale venne convocata un’assemblea mista di cardinali e di padri conciliari, che elesse Martino V nel 1417. [SkyTg24]

La notizia «Il Giornale Radio Rai è stato il primo network radiofonico, alle 11.50, a dare il flash delle dimissioni dal pontificato annunciate oggi da Papa Benedetto XVI». Lo ha reso noto il direttore del Grr e Radio 1, Antonio Preziosi. Pochi minuti dopo la diffusione della notizia che ha fatto il giro del mondo: alle 12.00, la prima edizione straordinaria del Grr, seguita alle 12.20 da un nuovo appuntamento speciale dedicato all’avvenimento. «Tutto il palinsesto del canale - ha aggiunto Preziosi - sarà rivoluzionato per l’intera giornata, per garantire la più ampia e puntuale informazione su un evento di portata epocale».
 

I primi commenti

• «Una decisione che ci lascia con l’animo carico di dolore e di rincrescimento.  Ancora una volta Benedetto XVI ha offerto un esempio di profonda libertà interiore» (il presidente della Cei, cardinale Angelo Bagnasco).

• «Un gesto di grande coraggio e di straordinario senso di responsabilità. Da parte mia c’è grande rispetto per questo gesto di grande generosità» (Giorgio Napolitano).

• «La Republique saluta il papa che prende questa decisione, ma non farà altri commenti su qualcosa che appartiene innanzi tutto alla Chiesa. La sua è una decisione umana e una volontà che deve essere rispettata» (François Hollande).

• «Un fulmine a ciel sereno» (il decano del collegio cardinalizio, Angelo Sodano).

• «Molto scosso da questa notizia inattesa» ha dichiarato su Twitter il candidato premier Mario Monti.

• «Enorme commozione per la scelta Benedetto XVI. La storia cambia, il Papa pensa al bene della Chiesa. I vecchi politici hanno di che riflettere» (Tweet di Oscar Giannino).

• «Papa Benedetto XVI grande teologo, ha messo la teologia al servizio della Chiesa. Il suo è gesto di impostazione, di novità per il futuro. È una notizia di portata storica due volte. Perché è rarissima come decisione e, secondo, viene fatta da un Papa che non la prende certo per  debolezza» (Tweet di Bersani).

«Grande dolore» (Roberto Formigoni su Twitter).

• «La decisione di Papa Benedetto XVI, di lasciare il Pontificato tra poche settimane, mi ha molto colpito. Dobbiamo avere massimo rispetto per la sua scelta. Da parte mia ricordero’ sempre l’emozione, mia e di tutta la città, in occasione della sua visita a Milano, citta’ del dialogo tra le religioni, lo scorso anno per il VII Incontro Mondiale delle Famiglie» (Giuliano Pisapia).

• «È una notizia molto triste, evidentemente ci sono delle ragioni di salute. Ho avuto l’occasione di incontrarlo personalmente a giugno quando è venuto a Milano. Mi sembrava una persona di estrema lucidità anche se con una certa fragilità fisica. Non è stato forse percepito ma è stato un altro grande Papa» (Giorgio Squinzi).

•  «Ammirazione per il gesto» (Guido Podestà).

• «Grande responsabilità e amore verso la Chiesa» (Acli)