la Repubblica, lunedì 24/9/2012, 11 febbraio 2013
Tags : Il caso Vatileaks
Il santo prcesso a Paolo Gabriele (articolo del 24/9/2012)
la Repubblica, lunedì 24/9/2012
Sarà come avviene negli Stati Uniti. Senza le foto degli imputati alla sbarra, ma con i disegni a colori di giudici, pubblici ministeri e testimoni, a far da corredo alle cronache su quotidiani e tv. Sarà però ancora più difficile seguirlo, per l'opinione pubblica: perché oltre al divieto di ingresso a telecamere e fotografi - ammessi solo giornalisti di agenzie e carta stampata - non è permessa alcuna registrazione audio. E dunque non ci sarà una trascrizione scritta del dibattimento, quella che in America chiamano, per l'appunto, «public record».
Si apre sabato mattina, alle 9,30, nell'aula del piccolo Tribunale della Santa Sede, il processo al Corvo, il maggiordomo del Papa, Paolo Gabriele. Reo confesso e accusato di furto di documenti pontifici, assegni papali, pepite d'oro e libri rari. Il caso più eclatante degli ultimi anni in Vaticano. Che con la diffusione delle carte segrete ha rivelato trame interne ai Sacri Palazzi, intrighi di corridoio fra cardinali avversari, ambizioni personali, carrierismi e affari. Una vicenda che ha fatto male all'immagine della Santa Sede, e nella quale perciò Joseph Ratzinger vuole andare fino in fondo. Una storia che ha toccato il Pontefice in prima persona, fin nel suo appartamento, con i documenti trafugati dalla scrivania. Un affare che ha scosso il mondo cattolico, fin nelle più remote province del mondo, tra i fedeli dell'Africa e dell'America Latina che si sono posti molte domande. Un caso dai contorni ancora misteriosi, e i cui personaggi e motivi sono forse in buona parte ancora da scoprire.
Città del Vaticano Uno per tutti: davvero il maggiordomo chiamato “Paoletto”, appassionato d i spionaggio ma giudicato dalle perizie psichiatriche fatte sul suo conto come «facilmente manipolabile»,è stato il solo ad agire? Perché? E quanti, e chi, sono semmai i Corvi del Vaticano?
Il crocefisso alla parete Nella minuscola aula che sorge in Piazza Santa Marta, giusto alle spalle della Basilica di San Pietro, una stanza sormontata da un banco, e con il crocefisso alla parete, il collegio giudicante sarà composto dal presidente attuale del Tribunale dello Stato della Città del Vaticano, Giuseppe Dalla Torre, e dai giudici Paolo Papanti Pelletier e Venerando Marano. Promotore di giustizia è il pm Nicola Picardi. Giudice istruttore Piero Antonio Bonnet.
Non è prevista una giuria. Il maggiordomo sarà assistito dall'avvocato Cristiana Arru, mentre l'unico altro imputato finora assieme a Gabriele, il tecnico informatico Claudio Sciarpelletti, accusato di favoreggiamento, è sostenuto dall'avvocato Gianluca Benedetti.
Polemiche in sala stampa Sono solo 8 i posti a disposizione della stampa, che dovrà quindi presenziare a rotazione. Ma non per tutte le testate: alcune saranno infatti fisse. Nei giorni scorsi ci sono stati malumori e litigi nella solitamente ovattata Sala stampa vaticana. Un processo come questo, che per il richiamo mediatico ricorda quello del 1985 all'attentatore di Giovanni Paolo II, il turco Mehmet Ali Agca, attira l'attenzione della stampa di tutto il mondo. Al momento le richieste sono più di 50.
La Santa Sede ha riservato posti privilegiati a Osservatore Romano e Radio Vaticana, che avranno due postazioni fisse. A tutti gli altri andranno gli 8 posti rimanenti. Con questa ripartizione, stabilita dopo lunghe discussioni e votazioni fra l'Aigav (l'Associazione giornalisti accreditati in Vaticano) e il portavoce papale, padre Federico Lombardi: Reuters (fisso); Associated Press (fisso); Agence France Press (fisso); un'agenzia italiana a rotazione fra Ansa e Agi; un giornale cattolico a rotazione; un'agenzia fra tutte le altre, straniere comprese, a rotazione; un giornale italiano a rotazione; un giornale non italiano a rotazione.
I posti a rotazione saranno scelti domani tramite sorteggio.
Per le altre udienze i restanti media andranno ai ballottaggi.
La difesa di Gabriele "Paoletto" nelle scorse settimane ha incontrato alcuni esperti giuridici. In Vaticano si sta cercando di prevedere ogni mossa. Il processo, proprio per l'attesa di cui è circondato, è considerato delicatissimo. L'ex addetto di camera sosterrà, così come negli interrogatori avvenuti dopo il suo arresto, di aver agito perché pervaso dallo Spirito Santo. Il maggiordomo, tuttavia, non sembra volersi addossare l'intera responsabilità della faccenda, e si pensa (c'è chi teme) che possa coinvolgere altre persone.
«Siamo in venti», aveva detto lo scorso 22 febbraio riferendosi ad altri Corvi, mentre sotto mentite spoglie appariva in un'intervista televisiva, prima di essere scoperto. Le dimissioni una decina di giorni fa del suo legale Carlo Fusco, un suo amico personale tra l'altro, per divergenze sulla linea difensiva, sono indicative di un braccio di ferro interno durissimo, passibile di sorprese.
Gli omissis Nel suo interrogatorio, poi diffuso ad agosto, quando fu rivelato anche l'arresto del tecnico di computer Sciarpelletti poi rilasciato dopo una notte in guardina, il maggiordomo parlò anche di buste consegnategli da alcune persone. Ma un corposo numero di testimoni - tranne quello del segretario particolare del Papa, monsignor Georg Gaenswein, che si accorse dei furti e incastrò Gabriele - venne indicato nella requisitoria solo da lettere dell'alfabeto. Alcuni di loro sono facilmente intuibili, come le quattro Memores Domini, le donne che fanno vita consacrata e aiutano nel disbrigo delle faccende dentro l'appartamento papale.
Altri potrebbero rivelarsi delle sorprese. Chi sono, ad esempio, i testi indicati come W e X, che avrebbero preparato le buste da consegnare al maggiordomo? Quella delle sigle è un'accortezza motivata dal rispetto della privacy, ma destinata probabilmente a cadere durante il processo se queste persone fossero chiamate a presentarsi. Inoltre, l'istruttoria riguarda per ora il solo reato di furto aggravato. Vanno dunque ancora approfonditi, a livello investigativo e giudiziario, altri reati come accertamento di delitti contro i poteri dello Stato, vilipendio delle istituzioni, calunnia, diffamazione, violazione dei segreti.
I tre porporati anziani Gabriele chiederà infine di «essere perdonato dal Santo Padre». Grazia papale che non mancherà, dopo che Ratzinger avrà comunque dimostrato di essere andato fino in fondo alla vicenda. Il Papa ha affidato in ogni caso un'indagine parallela e ampia a una commissione di sua fiducia, composta dagli anziani cardinali Julian Herranz Casado, Salvatore De Giorgi e Jozef Tomko. I tre porporati hanno consegnato le loro conclusioni riservate - in copia unica - al Pontefice in estate a Castel Gandolfo. Benedetto li ha ringraziati, e ha detto loro di «andare avanti».
Non è escluso che proprio dalla loro inchiesta possano arrivare nuove verità.
Sarà come avviene negli Stati Uniti. Senza le foto degli imputati alla sbarra, ma con i disegni a colori di giudici, pubblici ministeri e testimoni, a far da corredo alle cronache su quotidiani e tv. Sarà però ancora più difficile seguirlo, per l'opinione pubblica: perché oltre al divieto di ingresso a telecamere e fotografi - ammessi solo giornalisti di agenzie e carta stampata - non è permessa alcuna registrazione audio. E dunque non ci sarà una trascrizione scritta del dibattimento, quella che in America chiamano, per l'appunto, «public record».
Si apre sabato mattina, alle 9,30, nell'aula del piccolo Tribunale della Santa Sede, il processo al Corvo, il maggiordomo del Papa, Paolo Gabriele. Reo confesso e accusato di furto di documenti pontifici, assegni papali, pepite d'oro e libri rari. Il caso più eclatante degli ultimi anni in Vaticano. Che con la diffusione delle carte segrete ha rivelato trame interne ai Sacri Palazzi, intrighi di corridoio fra cardinali avversari, ambizioni personali, carrierismi e affari. Una vicenda che ha fatto male all'immagine della Santa Sede, e nella quale perciò Joseph Ratzinger vuole andare fino in fondo. Una storia che ha toccato il Pontefice in prima persona, fin nel suo appartamento, con i documenti trafugati dalla scrivania. Un affare che ha scosso il mondo cattolico, fin nelle più remote province del mondo, tra i fedeli dell'Africa e dell'America Latina che si sono posti molte domande. Un caso dai contorni ancora misteriosi, e i cui personaggi e motivi sono forse in buona parte ancora da scoprire.
Città del Vaticano Uno per tutti: davvero il maggiordomo chiamato “Paoletto”, appassionato d i spionaggio ma giudicato dalle perizie psichiatriche fatte sul suo conto come «facilmente manipolabile»,è stato il solo ad agire? Perché? E quanti, e chi, sono semmai i Corvi del Vaticano?
Il crocefisso alla parete Nella minuscola aula che sorge in Piazza Santa Marta, giusto alle spalle della Basilica di San Pietro, una stanza sormontata da un banco, e con il crocefisso alla parete, il collegio giudicante sarà composto dal presidente attuale del Tribunale dello Stato della Città del Vaticano, Giuseppe Dalla Torre, e dai giudici Paolo Papanti Pelletier e Venerando Marano. Promotore di giustizia è il pm Nicola Picardi. Giudice istruttore Piero Antonio Bonnet.
Non è prevista una giuria. Il maggiordomo sarà assistito dall'avvocato Cristiana Arru, mentre l'unico altro imputato finora assieme a Gabriele, il tecnico informatico Claudio Sciarpelletti, accusato di favoreggiamento, è sostenuto dall'avvocato Gianluca Benedetti.
Polemiche in sala stampa Sono solo 8 i posti a disposizione della stampa, che dovrà quindi presenziare a rotazione. Ma non per tutte le testate: alcune saranno infatti fisse. Nei giorni scorsi ci sono stati malumori e litigi nella solitamente ovattata Sala stampa vaticana. Un processo come questo, che per il richiamo mediatico ricorda quello del 1985 all'attentatore di Giovanni Paolo II, il turco Mehmet Ali Agca, attira l'attenzione della stampa di tutto il mondo. Al momento le richieste sono più di 50.
La Santa Sede ha riservato posti privilegiati a Osservatore Romano e Radio Vaticana, che avranno due postazioni fisse. A tutti gli altri andranno gli 8 posti rimanenti. Con questa ripartizione, stabilita dopo lunghe discussioni e votazioni fra l'Aigav (l'Associazione giornalisti accreditati in Vaticano) e il portavoce papale, padre Federico Lombardi: Reuters (fisso); Associated Press (fisso); Agence France Press (fisso); un'agenzia italiana a rotazione fra Ansa e Agi; un giornale cattolico a rotazione; un'agenzia fra tutte le altre, straniere comprese, a rotazione; un giornale italiano a rotazione; un giornale non italiano a rotazione.
I posti a rotazione saranno scelti domani tramite sorteggio.
Per le altre udienze i restanti media andranno ai ballottaggi.
La difesa di Gabriele "Paoletto" nelle scorse settimane ha incontrato alcuni esperti giuridici. In Vaticano si sta cercando di prevedere ogni mossa. Il processo, proprio per l'attesa di cui è circondato, è considerato delicatissimo. L'ex addetto di camera sosterrà, così come negli interrogatori avvenuti dopo il suo arresto, di aver agito perché pervaso dallo Spirito Santo. Il maggiordomo, tuttavia, non sembra volersi addossare l'intera responsabilità della faccenda, e si pensa (c'è chi teme) che possa coinvolgere altre persone.
«Siamo in venti», aveva detto lo scorso 22 febbraio riferendosi ad altri Corvi, mentre sotto mentite spoglie appariva in un'intervista televisiva, prima di essere scoperto. Le dimissioni una decina di giorni fa del suo legale Carlo Fusco, un suo amico personale tra l'altro, per divergenze sulla linea difensiva, sono indicative di un braccio di ferro interno durissimo, passibile di sorprese.
Gli omissis Nel suo interrogatorio, poi diffuso ad agosto, quando fu rivelato anche l'arresto del tecnico di computer Sciarpelletti poi rilasciato dopo una notte in guardina, il maggiordomo parlò anche di buste consegnategli da alcune persone. Ma un corposo numero di testimoni - tranne quello del segretario particolare del Papa, monsignor Georg Gaenswein, che si accorse dei furti e incastrò Gabriele - venne indicato nella requisitoria solo da lettere dell'alfabeto. Alcuni di loro sono facilmente intuibili, come le quattro Memores Domini, le donne che fanno vita consacrata e aiutano nel disbrigo delle faccende dentro l'appartamento papale.
Altri potrebbero rivelarsi delle sorprese. Chi sono, ad esempio, i testi indicati come W e X, che avrebbero preparato le buste da consegnare al maggiordomo? Quella delle sigle è un'accortezza motivata dal rispetto della privacy, ma destinata probabilmente a cadere durante il processo se queste persone fossero chiamate a presentarsi. Inoltre, l'istruttoria riguarda per ora il solo reato di furto aggravato. Vanno dunque ancora approfonditi, a livello investigativo e giudiziario, altri reati come accertamento di delitti contro i poteri dello Stato, vilipendio delle istituzioni, calunnia, diffamazione, violazione dei segreti.
I tre porporati anziani Gabriele chiederà infine di «essere perdonato dal Santo Padre». Grazia papale che non mancherà, dopo che Ratzinger avrà comunque dimostrato di essere andato fino in fondo alla vicenda. Il Papa ha affidato in ogni caso un'indagine parallela e ampia a una commissione di sua fiducia, composta dagli anziani cardinali Julian Herranz Casado, Salvatore De Giorgi e Jozef Tomko. I tre porporati hanno consegnato le loro conclusioni riservate - in copia unica - al Pontefice in estate a Castel Gandolfo. Benedetto li ha ringraziati, e ha detto loro di «andare avanti».
Non è escluso che proprio dalla loro inchiesta possano arrivare nuove verità.
Marco Ansaldo