Francesco Merlo, la Repubblica 11/2/2013, 11 febbraio 2013
L’ULTIMA BUGIA DELL’ALITALIA TARIFFA “ELETTORALE” PER I GIOVANI
QUEI 571,95 euro per venire a votare mio figlio diciottenne non li può spendere. E magari “truffa” non è la parola adatta, ma certo è una miserabile bugia dell’Alitalia la fantomatica «tariffa agevolata di 99 euro andata e ritorno per favorire il rientro in Italia di tutti gli studenti, fino a 26 anni non compiuti, che si trovano all’estero per motivi di studio».
PER 4 volte ho tentato di comprare il biglietto a costo elettorale ma non c’è stato nulla da fare. Ho chiamato il Customer Center (è il solito inglese dei cretini cognitivi, è solo un centralino), e ho parlato, senza mai dire che sono un giornalista, anche con due capi ufficio. Con gentilezza mi è stato fatto sempre lo stesso conto: 571,95 euro.
Ecco il programma: partendo da Londra sabato 22 febbraio, che è un giorno senza lezioni, mio figlio potrebbe votare a Roma per la prima volta della sua vita
domenica mattina, e alle 17 dello stesso giorno prendere l’aero di ritorno. Il costo Alitalia è — l’ho già detto due volte, ma ripeterlo aiuta a dare il valore giusto all’ingiustizia — 571,95 euro. Lo stesso tragitto con British Airways, partendo alle 10,30 e tornando alle 17,05, costa 483 euro. Con EasyJet 499 euro. Con Ryanair 296 euro, ma l’aeroporto di Stansted è fuori mano. Come si vede il prezzo dell’Alitalia è il più caro ed è stato escluso, e non solo per comprensibile ripicca contro la promessa non mantenuta (99 euro) che è evidentemente diventato il trucco shock del nuovo imbonitore italiano che meno ha e più fa vanto, più è disperato e più inganna: 4 milioni di posti di lavoro (che sono la metà degli otto milioni di baionette), la restituzione dell’Imu… e 99 euro per tornare a votare che sono quasi la metà della metà della metà della verità. Cosi il commercio diventa inganno e nessuno crede più a nessuno.
Conta solo l’effetto annuncio.
E infatti i due comunicati stampa “annunziavano” chiaro. E sembravano restituire all’Alitalia la forza e l’armonia dell’identità nazionale. Il primo, datato 21 gennaio, annunziava la tariffa agevolata «a favore degli studenti del programma Erasmus». Il secondo, del 31 gennaio, «estende l’offerta a tutti i giovani fino ai 26 anni che sono residenti in Italia e si trovano all’estero per motivo di studio». Complessivamente parliamo di aiutare oltre 75.000 persone ad esercitare uno dei diritti fondamentali. Gli italiani iscritti in università all’estero sono circa 50.000, ai quali si aggiungono i quasi 25.000
che partecipano ad Erasmus. È evidente che lo Stato avrebbe dovuto permettere loro di votare lì dove studiano, magari per corrispondenza. E invece la legge lo consente ai militari in missione, ai dipendenti di amministrazioni statali, ai professori e ai ricercatori. Agli studenti no. Così si sottraggono voti alla democrazia e si feriscono l’idea di Stato e il principio di uguaglianza perché uno studente all’estero vale quanto un marò detenuto e quanto un ambasciatore.
Proprio perché non fu possibile trovare una soluzione legislativa, che in Italia viene cercata sempre troppo tardi, l’intervento dell’Alitalia sembrò a tutti il felice
compimento di un dovere civico e la conferma che, nonostante tutto, quella era ancora la compagnia di bandiera, l’azienda salvata dalla politica e dunque in debito con la politica, il vettore tricolore come enfatizzazione dei valori sociali e morali del Paese: volare per votare, il cielo in una cabina, lo slancio vitale di Bergson e l’uguaglianza di Marx con partenza la mattina e ritorno la sera, insomma 99euro per la blue hour della democrazia, per la luce che forse ha ispirato Dio ma anche Voltaire, Montesquieu e la Rivoluzione Francese.
Non so se l’Alitalia è colpevole di abuso di credulità popolare ma certo approfitta di noi con
una pubblicità ingannevole, un’informazione sleale. Si vende come portatrice di un alto senso dello Stato ma si rivela inaffidabile, all’altezza dei suoi sbianchettatori che nottetempo, sabato 2 febbraio, cancellarono il logo Alitalia dall’Atr72 della Carpatair finito fuori pista a Fiumicino.
Quando avevo perso la speranza di far valere i diritti di mio figlio ho infine telefonato alla “Responsabile delle Relazioni con i Media”, Antonella Zivillica che immagino abituata a gestire il gran traffico dei favori. Ne scrivo non per fatto personale, ma perché il giornalismo è servizio pubblico e sono incappato in un
disservizio pubblico. Mi sono presentato come un cronista di repubblica: «Non cerco scorciatoie ma un chiarimento». Mi ha risposto così: «Certo che ci sono le tariffe agevolate per tutti gli studenti all’estero, e non solo per quelli dell’Erasmus». Ho insistito e raccontato. «Purtroppo — mi ha detto — quelli del Customer Center sono a volte sprovveduti. Adesso chiamo io, ed entro cinque minuti ti richiamo». Sono passati due giorni e non mi ha richiamato. Non credo per cattiva educazione.
Aggiungo per completezza che quelli del Customer Center mi hanno parlato della “tariffa
giovani”, che è uno sconto sempre in vigore ma quasi mai disponibile perché applicabile a pochissimi posti su ogni volo, insomma una lotteria. E una signora, di cui ho segnato il nome, mi ha inviato, immagino come risarcimento, lo «sconto brivido» del 20 per cento, che si applica … a partire dal 5 aprile. È un meccanismo comico all’Achille Campanile, l’assurdo spassoso dove l’unica certezza è la gentilezza, e infatti ci sorridevamo con infinita comprensione perché è sempre inutile replicare all’imbonitore: «Sancta Pubblicitas, Domine subisco» parafrasava in lingua “neon-latina” appunto Campanile. Insomma più il marketing è truffaldino più è cortese, come appunto quel personaggio che, spazientito dai sorrisi e dai salamelecchi dell’impiegata della posta, alla fine sbuffa: «La prego signorina, sia anche intollerante ».