Il Sole 24 Ore, sabato 22 dicembre 2012, 11 febbraio 2013
Tags : Il caso Vatileaks
Il Papa grazia Paolo Gabriele
Il Sole 24 Ore, sabato 22 dicembre 2012
Il perdono papale era atteso per Natale. Ed è arrivato. Il Papa ha voluto far passare dei mesi dalla sentenza per rimarcare che la grazia non era un fatto scontato né obbligato: Paolo Gabriele è rimasto agli arresti proprio per questo motivo.
Del resto rimane sul tappeto la gravità dei fatti commessi dall'ex maggiordomo, che ha violato in modo sistematico (anche se senza complici, come finora affermato) i segreti pontifici, i meglio conservati al mondo. Ed è questo il più veramente grave della vicenda: che non siano suonati dei campanelli di allarme per quanto stava accadendo da oltre cinque anni.
Insomma, il problema che è emerso dai Vatileaks è il decadimento dei meccanismi di governance vaticana, un punto di eccellenza che da anni mostra problemi crescenti. Con la grazia a Gabriele e al tecnico informatico Benedetto XVI vuole chiudere con un atto veramente "cristiano" un anno di gravi difficoltà, con casi come quello dell'arcivescovo Viganò, la legge sulla trasparenza e la decapitazione traumatica del vertice Ior, solo per citarne alcuni.
Quello che non è detto apertamente è che continuano le indagini su quanto realmente accaduto, visto che il Papa qualche giorno fa - a sorpresa - ha ricevuto la commissione cardinalizia incaricata di indagare sulle fughe di notizie: i tre porporati, guidati da Julian Herranz (Opus Dei) a quanto risulta hanno proseguito a ascoltare persone anche dopo la sentenza di condanna di Gabriele, il 6 ottobre. Forse c'è da attendersi qualche novità, che tuttavia arriverà senza clamori. Come era abituata la Chiesa e a cui vorrebbe tornare, dopo la tempesta mediatica dell'ultimo anno, alimentata anche dall'interno delle mura leonine, come il caso Ior dimostra.
Il perdono papale era atteso per Natale. Ed è arrivato. Il Papa ha voluto far passare dei mesi dalla sentenza per rimarcare che la grazia non era un fatto scontato né obbligato: Paolo Gabriele è rimasto agli arresti proprio per questo motivo.
Del resto rimane sul tappeto la gravità dei fatti commessi dall'ex maggiordomo, che ha violato in modo sistematico (anche se senza complici, come finora affermato) i segreti pontifici, i meglio conservati al mondo. Ed è questo il più veramente grave della vicenda: che non siano suonati dei campanelli di allarme per quanto stava accadendo da oltre cinque anni.
Insomma, il problema che è emerso dai Vatileaks è il decadimento dei meccanismi di governance vaticana, un punto di eccellenza che da anni mostra problemi crescenti. Con la grazia a Gabriele e al tecnico informatico Benedetto XVI vuole chiudere con un atto veramente "cristiano" un anno di gravi difficoltà, con casi come quello dell'arcivescovo Viganò, la legge sulla trasparenza e la decapitazione traumatica del vertice Ior, solo per citarne alcuni.
Quello che non è detto apertamente è che continuano le indagini su quanto realmente accaduto, visto che il Papa qualche giorno fa - a sorpresa - ha ricevuto la commissione cardinalizia incaricata di indagare sulle fughe di notizie: i tre porporati, guidati da Julian Herranz (Opus Dei) a quanto risulta hanno proseguito a ascoltare persone anche dopo la sentenza di condanna di Gabriele, il 6 ottobre. Forse c'è da attendersi qualche novità, che tuttavia arriverà senza clamori. Come era abituata la Chiesa e a cui vorrebbe tornare, dopo la tempesta mediatica dell'ultimo anno, alimentata anche dall'interno delle mura leonine, come il caso Ior dimostra.
Carlo Marrone