Federico Fubini, CorrierEconomia 11/02/2013, 11 febbraio 2013
EURO ANTI-CRISI. IL PIANO DI DRAGHI PER LA CRESCITA
In novembre, qualcuno nel consiglio direttivo della Bce disse che esisteva una maggioranza per un taglio dei tassi. Non fu deciso. In dicembre, Mario Draghi ammise che il consiglio ne aveva parlato. Neanche allora un taglio fu deciso. In gennaio poi Draghi disse che di una riduzione dei tassi non si era neppure parlato. Nel frattempo l’euro da luglio si è rivalutato del 12% sul dollaro e del 34% sullo yen e il presidente francese François Hollande ha iniziato a esprimere il suo nervosismo per la difficoltà dell’export con una moneta troppo forte. Si arriva così alle parole di Draghi della scorsa settimana, primo vero intervento (verbale) per frenare la tendenza della moneta ad apprezzarsi. Il banchiere centrale ha detto che, se continua così, la Bce finirà per chiedersi se un euro forte non rallenti l’inflazione oltre il previsto. È un cenno all’ipotesi che la banca centrale a un certo punto potrebbe fare qualcosa, e ha funzionato: l’euro ha subito invertito direzione. Ora è difficile capire quali saranno i prossimi passi, ma già questa sequenza lascia due enigmi dietro di sé: per quale motivo l’euro si è rivalutato così in fretta? E perché Draghi non ha sostenuto un taglio dei tassi? Le due domande sono ovviamente legate. Eppure l’apparente inazione della Bce di fronte all’atteggiamento aggressivo della Federal Reserve americana e della Banca del Giappone potrebbe rivelarsi un colpevole troppo perfetto per essere vero. Una seconda occhiata suggerisce una verità meno spettacolare: l’euro si è rivalutato perché gli operatori hanno capito che è in circolazione e ci resterà; non ci sarà nessuna frantumazione. Molti gestori di fondi parcheggiati a Zurigo, a Londra o a Praga e Varsavia hanno capito che possono fare ritorno in Eurolandia. Se questo è vero, il rimbalzo della moneta unica è destinato a frenare una volta esaurito il primo effetto. Ciò risponde in parte anche all’altra domanda, quella sull’inazione di Draghi. La sua scelta di lanciare il piano di acquisti di titoli di Stato in luglio dev’essergli sembrata anche troppo audace (e logorante). Per lui ora non è tempo di altre sfide, ma di accumulare nuovo capitale personale. Da investire, semmai, più avanti.
Federico Fubini