Orazio La Rocca, Affari&Finanza, la Repubblica 11/2/2013, 11 febbraio 2013
IOR, ARRIVA IL NUOVO PRESIDENTE BERTONE “NORMALIZZA” LA COMMISSIONE DI VIGILANZA
Lo Ior? “Ormai è come una nave che avanza a fatica in un mare in tempesta, costretta a navigare a vista”, sibilano voci ben informate nei piani alti dei palazzi pontifici. Solo una metafora, ma che ben si adatta all’attuale immagine con cui in Vaticano da qualche tempo viene descritto l’Istituto per le Opere di Religione (Ior), la banca del Papa, da circa 9 mesi senza presidente, dopo il brusco licenziamento di Ettore Gotti Tedeschi del 23 maggio scorso. Una navicella insicura, priva di una guida stabile (anche per i “no grazie” incassati dal Vaticano dai banchieri invitati a presiederla), sbattuta, per di più, in prima pagina per vecchie e nuove vicende giudiziarie che ne stanno minando la credibilità. Senza dimenticare le lotte intestine tra i 5 membri della Commissione di vigilanza cardinalizia presieduta dal cardinale segretario Tarcisio Bertone, il potente direttorio a cui compete “vigilare” sull’Istituto e nominare il presidente “tecnico”, che dovrebbe essere rinnovato il prossimo 18 febbraio, 5 giorni prima della scadenza della Commissione stessa, che è in carica il 23 febbraio 2008. Un rinnovo quindi “naturale”, ma che giunge nel momento giusto per dare una svolta alla dirigenza cardinalizia dello Ior, divisa sia al momento della defenestrazione di Gotti Tedeschi che nella scelta del suo successore.
La stabilità della banca negli ultimi mesi è stata messa a dura prova anche da inchieste giudiziarie della magistratura romana su presunte sospette movimentazioni di denaro, che lo scorso anno portarono al blocco di 23 milioni di euro, poi dissequestrati. E - ultimo caso in ordine di tempo - dal presunto coinvolgimento dello Ior nel caso della compravendita della banca Antonveneta da parte del Monte dei Paschi di Siena; accuse riportate da alcuni organi di stampa su cui gli inquirenti stanno indagando, malgrado la secca smentita della Santa Sede per bocca del portavoce papale, padre Federico Lombardi. Vicenda preceduta da un altro clamoroso caso esploso all’inizio dell’anno: il blocco dei bancomat e delle carte di credito negli esercizi commerciali vaticani deciso dalla Banca d’Italia perché l’ente gestore del servizio è risultato non completamente in regola con le autorizzazioni. Inchieste, scandali (veri o presunti), polemiche, lotte intestine che non possono non evocare altre vicende scomode che in passato hanno visto lo Ior invischiato in casi clamorosi come il crac del vecchio Banco Ambrosiano, nella vicenda Enimont (con una maxi tangente di 108 miliardi di vecchie lire transitati nelle casse della banca vaticana), nel caso Fiorani , nell’inchiesta “grandi opere” per gli appalti del G8 a La Maddalena. Nomi, episodi e scandali vecchi e nuovi che non hanno fatto bene all’immagine della banca pontificia, al punto che Benedetto XVI non sarebbe contrario ad azzerare tutto e chiudere clamorosamente la “sua” banca.
Il 18 febbraio dovrebbe segnare “un nuovo inizio” per l’Istituto, si augurano Oltretevere, con la nomina del nuovo presidente, anche se al momento sul successore di Ettore Gotti Tedeschi “si sta ancora lavorando e la scelta dei candidati procede per individuare una personalità internazionale di alto profilo”, ammette uno dei più stretti collaboratori di Bertone. E’ comunque certo - salvo sorprese dell’ultima ora - che cinque giorni dopo, il 23, la Commissione cardinalizia sarà rinnovata e che a fare le valigie sarebbero i due cardinali considerati non in linea con il Segretario di Stato, vale a dire l’italiano Attilio Nicora e il francese Jean-Louis Tauran. Nicora (è stato, tra l’altro, autorevole membro della Commissione Stato-Chiesa che nel 1984 rinnovò il Concordato) è l’attuale presidente dell’Authority vaticana di informazione finanziaria (Aif), 76 anni (li compirà il 16 marzo), età che gli dà il diritto di voto in un futuro Conclave. Al di là dell’età e di qualche problema di salute, la sostituzione di Nicora viene spiegata in Vaticano con la necessità di distinguere il suo ruolo di presidente dell’Aif, e quindi di capo della vigilanza vaticana, da quello di membro della Commissione che supervisiona la banca. Un motivo, quindi, apparentemente tecnico con cui la diplomazia pontificia è riuscita a mettere in sordina i contrasti in materia di politica bancaria esistenti tra Bertone e Nicora. Al suo posto dovrebbe andare il cardinale Domenico Calcagno, attuale presidente dell’Apsa (Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica). L’altro commissario cardinalizio in uscita, Tauran, presidente del Pontificio Consiglio per il Dialogo interreligioso, lo scorso anno non nascose la sua contrarietà alla cacciata di Gotti Tedeschi. Dovrebbero invece restare in Commissione, oltre a Bertone, il brasiliano Odilo Pedro Scherer, arcivescovo di San Paolo, e l’indiano Telesphore Placidus Toppo, arcivescovo di Ranchi.
Per il 26 febbraio e’ poi fissata la nuova riunione del Consiglio ’’laico’’ di Sovrintendenza, attualmente composto dal presidente ’’ad interim’’, il tedesco Ronaldo Hermann Schmitz, di provenienza Deutsche Bank, dall’americano Carl Anderson, capo dei Cavalieri di Colombo, dallo spagnolo Manuel Soto Serrano, del Banco Santander, dall’italiano Antonio Maria Marocco, notaio torinese in corsa per la presidenza, molto vicino al cardinale Bertone.
Febbraio 2013 - si augurano Oltretevere - dovrebbe quindi essere per lo Ior il mese della svolta e della tanto agognata “rinascita” istituzionale, anche se l’ex presidente Gotti Tedeschi non sembra disposto ad accettare in silenzio il forzato licenziamento. E’ la grande sfida a cui dovrà rispondere il nuovo capo dello Ior, dove però dall’inizio di questo mese è iniziata l’operazione- trasparenza per chi intende aprire nuovi conti correnti. Bandita, almeno a sulla carta, ogni forma di anonimato tramite pseudonimi, sigle numeriche o nomi di santi, dal primo febbraio scorso i correntisti (dipendenti vaticani, alti prelati, religiosi) devono compilare un modulo di autocertificazione in cui dichiarano di essere gli intestatari del conto, specificando attività, settore lavorativo, se vi è un delegato sul conto (i clienti laici possono delegare solo chi è presente nello stato di famiglia) e lo scopo e la natura del rapporto (accrediti di stipendi per chi lavora in Vaticano, pensione o eventuali emolumenti inerenti ad attività svolte Oltretevere o ad ’’altra’’ categoria inerente alle attività della Chiesa, che va comunque specificata. Il correntista, inoltre, deve prendere atto che ’’l’istituto è tenuto a fornire i dati anagrafici e le informazioni riportate alle competenti autorità” in applicazione delle norme di antiriciclaggio previste dalle autorità finanziarie internazionali, e dichiarare ’’sotto la propria personale responsabilità che il denaro detenuto sul proprio conto appartiene a se stesso e si impegna a non operare in alcun modo per conto di soggetti terzi’’.
Sta, intanto, per essere ultimato, in linea con le norme antiriciclaggio, il censimento dei circa 33 mila conti correnti (ma qualcuno parla di oltre 40 mila conti) aperti presso lo Ior secondo la legge vaticana 127 del 2010 (poi modificata d’autorità dalla Segreteria di Stato con criteri meno vincolanti in materia di controlli, lamentò a suo tempo il cardinale Nicora). Legge dalla quale ha preso l’avvio l’iter per l’inserimento della Santa Sede nella White List dei paesi più affidabili in materia di finanze, un cammino che, però, stando alle valutazioni degli ispettori europei di Moneyval, l’organismo di controllo monetario della Comunità Europea, non è stato ancora completato. E che il presunto coinvolgimento dello Ior nel caso Mps renderà ancora più accidentato.