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 2013  febbraio 11 Lunedì calendario

La carte segrete di sua Santità di Gianluigi Nuzzi

Notizie tratte da: Gianluigi Nuzzi, Sua Santità. Le carte segrete di Benedetto XVI, Chiarelettere, Milano 2012, 326 pagine, 16 euro
Lo studio di Joseph Ratzinger, 265° papa: scrivania di legno, modesta libreria a ripiani, poltroncine basse, due telefoni fissi, nessun cellulare, nessun sistema anti-intrusione. Affaccio su piazza San Pietro. Fa parte dell’appartamento pontificio, al terzo piano del Palazzo apostolico [pag. 9]

La giornata di Benedetto XVI comincia alle 6.30-6.45. Dopo l’igiene personale, alle 7.30 celebra la messa nella cappella privata dell’appartamento. Verso le 8 preghiera con il breviario, alle 8.30 colazione (latte, caffè decaffeinato, pane con burro e marmellata) insieme ai più stretti collaboratori.

Il pranzo. Paolo VI sedeva a tavola con i propri segretari. Giovanni Paolo II invitava vescovi e cardinali, meglio se polacchi. Benedetto XVI pranza quasi sempre con le suore laiche Memores Domini di Comunione e liberazione che cucinano e tengono in ordine l’appartamento e il guardaroba: Loredana e Carmela (ai fornelli), Cristina e Rossella.

Al Papa piacciono piatti dai sapori forti, con pepe e peperoncino. Primi spesso a base di pesce (penne al salmone tra i preferiti), secondi solitamente di carne, a eccezione del venerdì. Alla sera minestre, zuppe o una tazza di latte. Dolce preferito, un muffin soffice, insaporito da qualche goccia di alcol per dolci, soprannominato dal Papa «vergini ubriache». Eccezione alla regola, perché Benedetto XVI è quasi astemio. [12]

«Il sommo pontefice, sovrano dello Stato Città del Vaticano, ha la pienezza dei poteri legislativo, esecutivo e giudiziario» (la nuova Legge fondamentale dello Stato introdotta da Papa Wojtyla nel 2000). [88]

È cattolico il 17 per cento della popolazione mondiale. I vescovi sono 4.500, 405.00 i sacerdoti, 865.000 i religiosi, oltre due milioni i catechisti. [88]

«Reverendissimo Monsignore,
[…] nei contatti informali che precedettero la decisione del dottor Feltri di ritrattare, e specialmente nei contatti che da allora sono seguiti con esponenti vari di quel quotidiano, sono venuto a conoscenza di un fondamentale retroscena, e cioè che a trasmettere a Feltri il documento falso sul mio conto è stato il direttore dell’Osservatore Romano, professor Gian Maria Vian. […] Non credo, per essere con Lei schietto fino in fondo, che il cardinale Bertone fosse informato fin nei dettagli sull’azione condotta da Vian, ma quest’ultimo poteva contare, come già in altri frangenti, di interpretare la mens del suo superiore: allontanato Boffo da quel ruolo, sarebbe venuto meno qualcuno che operava per la continuità tra la presidenza del cardinale Ruini e quella del cardinale Bagnasco» […] (Dino Boffo, l’ex direttore di Avvenire impallinato nell’estate 2009 da una campagna stampa sul Giornale che lo portò alle dimissioni, a padre Georg Gänswein, segretario di Benedetto XVI, 6 gennaio 2010). [34-37]

Georg Gänswein, uno dei due segretari del Papa, l’altro è il maltese Alfred Xuereb. Presbitero e teologo tedesco, 55 anni, padre Georg è l’uomo ombra di Ratzinger: tutti i documenti, le lettere, le richieste indirizzate al Papa passano prima dalle sue mani. [24]

«Beatissimo Padre,
[…] un mio trasferimento dal Governatorato in questo momento provocherebbe profondo smarrimento e scoramento in quanti hanno creduto fosse possibile risanare tante situazioni di corruzione e prevaricazione da tempo radicate nella gestione delle diverse Direzioni» (monsignor Carlo Maria Viganò, segretario generale del Governatorato dopo aver appreso dal segretario di Stato, cardinale Tarcisio Bertone, che con tre anni di anticipo dovrà lasciare l’incarico, a Benedetto XVI, 27 marzo 2011). [56]

Il Governatorato, l’ente che gestisce tutti gli acquisti (dalla benzina alle vettovaglie), gli appalti e le ristrutturazioni edili del Vaticano. [53]

«Quando accettai l’incarico al Governatorato il 16 luglio 2009 ero ben conscio dei rischi a cui andavo incontro, ma non avrei mai pensato di trovarmi di fronte a una situazione così disastrosa. […] La situazione finanziaria del Governatorato, già gravemente debilitata per la crisi mondiale, aveva subito perdite di oltre il 50-60 per cento, anche per l’imperizia di chi l’aveva amministrata. Per porvi rimedio, il cardinale presidente aveva affidato di fatto la gestione dei due fondi dello Stato a un Comitato finanza e gestione, composto da alcuni grandi banchieri, i quali sono risultati fare più il loro interesse che i nostri. Ad esempio, nel dicembre 2009, in una sola operazione ci fecero perdere 2 milioni e mezzo di dollari […]» (monsignor Viganò in un appunto riservato lasciato al Papa, 4 aprile 2011). [58]

Viganò ha affidato la manutenzione dei giardini vaticani a Luciano Becchetti, che lavorava già alle ville pontefice. Dice di aver ottenuto in meno di un anno un risparmio di 850.000 euro.

Il presepe di piazza San Pietro nel 2009 è costato 550.000 euro. Nel 2010 300.000. [61]

«Prego comunicare Congregazione per il clero: con rapporto n. ecc. è stata inviata a codesto dicastero la richiesta dell’Ecc.mo monsignor Malooly, vescovo di Wilmington, di un prestito per una somma di dieci milioni di Us dollari, al fine di pagare l’obbligo imposto dalla Corte federale di bancarotta. Il presule abbisogna di tre settimane per contrattare il prestito in parola […]» (monsignor Viganò, da poco insediato a Washington come nunzio apostolico negli Stati Uniti, al cardinale Mauro Piacenza, prefetto della Congregazione per il clero, 23 novembre 2011). [80]

Lo scandalo dei preti pedofili in America: prime avvisaglie nel 2001, nel 2002 esplode il caso della diocesi di Boston, costretta a risarcire 6,2 milioni di dollari alle vittime, convincendole così a evitare i tribunali. Nel 2007 le diocesi americane avevano sborsato nel complesso 900 milioni di dollari tra accordi e patteggiamenti. Sette le curie che hanno presentato istanza di fallimento per scandali legati agli abusi sessuali. [79]

«Beatissimo Padre,
[…] accolga un modesto segno che aiuti le Sue opere di bene e benedica tutti noi e le nostre famiglie» (Angelo Caloia, presidente dello Ior nella lettera a Benedetto XVI che accompagna un’offerta di 50.000 euro, 23 aprile 2006).

«Caro Monsignor Georg,
anche quest’anno mi permetto di farLe avere a nome della mia famiglia una piccola somma a disposizione della carità del Papa. […] P. S. Quando possiamo avere un incontro per salutare il Santo Padre? Grazie» (Bruno Vespa a padre Gänswein, lettera di donazione con allegato assegno da 10.000 euro, 21 dicembre 2011).

«Eccellenza reverendissima,
nella ricorrenza del Santo Natale sono lieto di inviarLe, qui unito, a nome di Intesa Sanpaolo un contributo per le Sue opere di carità […]» (Giovanni Bazoli a padre Gänswein, lettera di donazione con allegato assegno da 25.000 euro, 22 dicembre 2011).

L’obolo di San Pietro: l’insieme delle offerte indirizzate al Papa dai fedeli di chiese particolari, istituti di vita consacrata, fondazioni e privati. Circa 100 milioni di euro nel 2006, 82,5 nel 2009, 67 nel 2010. Un aiuto economico «per le molteplici necessità della Chiesa e per le opere di carità in favore dei più bisognosi». [87]

Con le udienze papali, in un solo giorno si riescono a raccogliere somme che vanno dai 40.000 ai 150.000 euro.

Allo Ior, la banca vaticana, il pontefice conta su vari depositi a lui riferibili a titolo diverso, con potere di delega a padre Georg per bonifici e accrediti. È il cosiddetto «deposito del Papa», fondo personale e segreto sul quale confluiscono diverse somme, dagli utili dello Ior all’obolo di San Pietro.

Primo aprile 2006: sul «deposito del Papa» vengono accreditati 50.000 euro: 41.680 in contanti, 6.625 in assegni, il resto in valuta estera. [89]

«Sintesi del problema Ici (Memoria per S. E. R. il card. Tarcisio Bertone, suggeritami riservatamente dal ministro del Tesoro).
[…] Poiché la Commissione europea non sembra disponibile a cambiare posizione (riguardo alla procedura avviata contro lo Stato italiano per “aiuti di Stato” non accettabili alla Chiesa cattolica in forma di agevolazioni fiscali, ndr), ci sono tre strade percorribili:
-    abolire le agevolazioni Ici (Tremonti non lo farà mai).
-    difendere la normativa passata limitandosi a fare verifiche sulle reali attività commerciali e calcolare il valore “dell’aiuto di Stato” dato (non è sostenibile).
-    modificare la vecchia norma che viene contestata dalla Ce (che si applicava ad attività che avessero “esclusivamente” natura commerciale) […]. Si paga pertanto l’Ici al di sopra di un determinato livello di superficie usata, di tempi di utilizzo, di ricavo. In funzione cioè di parametri accettati che dichiarano che un edificio religioso è commerciale o no» (Ettore Gotti Tedeschi, presidente dello Ior, 30 settembre 2011).

Le proprietà immobiliari della Chiesa. a) Istruzione e cultura: 8.779 scuole, tra materne, primarie e secondarie, università, musei. b) Sanità e assistenza: 4.712 centri, tra i quali 1.853 case di cura e ospedali. C) strutture ecclesiastiche: quasi 50.000 immobili, di cui 36.000 sono parrocchie. [106]

«A Sua Santità
Incontro con il presidente della Repubblica italiana Giorgio Napolitano.
[…] Alcuni temi di interesse per la Santa Sede e la Chiesa in Italia.
a)    Famiglia. […] si devono evitare equiparazioni legislative o amministrative fra le famiglie fondate sul matrimonio e altri tipi di unione. Due esponenti del Governo (Brunetta e Rotondi) hanno purtroppo fatto annunci in tal senso.
b)    Temi eticamente sensibili. […] si deve escludere qualsiasi forma di eutanasia, attiva e omissiva, diretta o indiretta, e ogni assolutizzazione del consenso.
c)    Parità scolastica. Il problema attende sempre una soluzione, pena la scomparsa di molte scuole paritarie. […] Occorre trovare un accordo sulle modalità dell’intervento finanziario […].
Per alcuni chiarimenti.
a)    Chiesa cattolica e leggi razziali. Il presidente Napolitano aveva fatto conoscere il suo rammarico per la critica dell’Osservatore Romano al discorso del presidente Fini circa le leggi razziali imposte dal fascismo, al quale non si sarebbe opposta neppure la Chiesa. Il giudizio espresso dal presidente Fini, oltre a non tenere conto della situazione di non libertà allora vigente, ha dimenticato le prese di posizione di Pio XI contro tali provvedimenti […]. È spiaciuta questa “chiamata a correità” della Chiesa, fondata su giudizi storici non ben articolati […]» (dal documento riservato inviato al Papa in vista di una cena privata in Vaticano tra i coniugi Napolitano e Benedetto XVI, il 19 gennaio 2009. Documento preparato da monsignor Dominique Mamberti, ministro degli Esteri della Santa Sede, e dal consigliere diplomatico monsignor Antonio Filipazzi). [118]

«Per quanto riguarda la menzione del caso Orlandi, […] si è giunti alla conclusione che non è opportuno un cenno al caso. Il fratello della Orlandi sostiene fortemente che ai vari livelli vaticani ci sia omertà sulla questione e si nasconda qualcosa. Il fatto che il Papa anche solo nomini il caso può dare un appoggio all’ipotesi, quasi mostrando che il Papa “non ci vede chiaro” su come è stata gestita la questione […]» (nota del prelato veneto Giampiero Gloder, capo dei ghostwriter che coadiuvano il Papa nella stesura dei suoi testi, allegata al discorso preparato per l’Angelus del 18 dicembre 2011, giorno in cui è prevista la presenza in piazza San Pietro di un gruppo di persone che chiedono «verità e giustizia per Emanuela Orlandi», «nella speranza che Sua Santità possa rivolgere un pensiero e una preghiera a Emanuela»). [137]

«Digit Deo», il grande orecchio capace di captare qualsiasi conversazione. È nella centrale operativa, aperta nel 2000 e inaccessibile a quasi tutti. Sicurezza in Vaticano garantita anche dall’avanzatissima tecnologia di aziende israeliane che hanno piazzato sistemi di controllo in ogni punto sensibile. [144]

«Beatissimo Padre,
[…] da qualche tempo si levano in varie parti della Chiesa, per iniziativa anche di persone a essa fedelissime, voci critiche circa lo scoordinamento e la confusione che regnano al suo centro. Ne sono molto addolorato, ma non posso fare a meno di riconoscerne, anche dal mio modesto angolo di visuale, una qualche fondatezza […]» (il cardinale Paolo Sardi, patrono del sovrano Ordine militare di Malta, fino al 2007 sostituto alla segreteria di Stato, a Benedetto XVI, 5 febbraio 2009).

Nella prima parte della lettera Sardi imputa al cardinal Bertone una cattiva gestione della preparazione dell’enciclica papale: il segretario di Stato sarebbe troppo distratto dai suoi numerosi viaggi. Papa Ratzinger incassa le accuse di Sardi e tace. Solo in seguito chiederà a Bertone di essere più presente in curia. [162]

«Der Mann bleibt wo er ist, und basta». L’uomo resta dove sta, e basta (Papa Benedetto XVI ad alcuni cardinali, tra i quali Angelo Bagnasco, Camillo Ruini, Angelo Scola e l’austriaco Christoph Schönborn, che a Castel Gandolfo nell’aprile 2009 gli chiedevano un avvicendamento del segretario di Stato). [163]

L’istituto Toniolo, polmone finanziario che sostiene l’Università Cattolica di Milano e il policlinico Gemelli a Roma. Dal 2002, quando è stato scelto come rettore della Cattolica Lorenzo Ornaghi, è in mano a una maggioranza più vicina alla Chiesa italiana che alla curia romana. Dal 2003 il suo presidente è l’arcivescovo di Milano, il cardinale Dionigi Tettamanzi. Nel febbraio 2011 il segretario di Stato, a nome del Papa, gli chiede di dimettersi dalla presidenza. Tettamanzi non ci sta e il 31 marzo scrive a Benedetto XVI. Bertone chiede al cardinale Sardi un approfondimento della questione.

«Santo Padre,
[…] non posso non manifestarle il mio sconcerto nel vedere come un cardinale possa permettersi di resistere con tanta disinvoltura a una precisa volontà del Pontefice […]. Il contenuto della lettera del card. Tettamanzi è tale da far supporre l’intervento di un’altra mano (quella del rettore magnifico, ad esempio, il prof. Lorenzo Ornagli). […] L’arcivescovo di Milano tratta col Papa da pari a pari. E anche questo è inaudito […]» (il cardinal Sardi a Benedetto XVI, 3 aprile 2011). [169]

Il cardinale Tettamanzi ha lasciato la presidenza del Toniolo nel marzo 2012 (gli è subentrato l’ex patriarca di Venezia, Angelo Scola). Ha mantenuto la carica di consigliere.

«Reverendo monsignore,
[…] si verifica la paradossale situazione che [in molti enti la segreteria di Stato] detiene contemporaneamente la vigilanza e il controllo, approva i bilanci, dà le autorizzazioni per gli atti di straordinaria amministrazione, nomina il consiglio di amministrazione, nomina i sindaci revisori: […] tutto è concentrato in un’unica volontà. […]» (un prelato, forse della prefettura degli Affari economici, a padre Gänswein, marzo 2011). [179]

«Santità,
[…] perché in Europa vengono nominati vescovi che non hanno né contatto con il “gregge” loro affidato, né fiducia in esso? […] Perché il denaro gioca un ruolo centrale presso i diversi pastori della curia romana, in alcune diocesi europee, come anche nel patriarcato di Gerusalemme? Dov’è la forza per combattere nella curia la tentazione del potere? […]» (Aldegonde Brenninkmeijer, grande benefattrice, con il marito Hubert, della Chiesa e della Compagnia di Gesù , a Benedetto XVI, 11 novembre 2011).

«L’unica candidatura che mi sento in coscienza di presentare all’attenzione del Santo Padre (per la diocesi di Milano, ndr) è quella del patriarca di Venezia, cardinale Angelo Scola. […]» (Julián Carrón, successore di don Giussani al vertice di Comunione e liberazione, a Benedetto XVI, marzo 2011).

A Milano «viene spesso teorizzata una sorta di “magistero alternativo” a Roma e al Santo Padre […] Non si può non rilevare un certo sottile ma sistematico “neocollateralismo”, soprattutto della curia, verso una sola parte politica (il centrosinistra) […]» (ibid.) [190]

Il segretario di Stato Bertone in udienza dal Papa ogni lunedì. [194]

Il caso Williamson. Vescovo lefebvriano, alla vigilia dell’ufficializzazione della remissione della scomunica, nel gennaio 2009, rilascia alla tv di Stato svedese un’intervista in cui ribadisce la sua posizione negazionista della Shoah. Incidente mediatico clamoroso per la Santa Sede, che preparava da tempo la mossa di «paterna misericordia». La diplomazia vaticana studia un comunicato ufficiale per arginare le polemiche. Benedetto XVI vuole controllare parola per parola la nota. Quando si fa riferimento alle dichiarazioni del vescovo sulla negazione della Shoah, «forse aggiungerei “non conosciute dal Santo Padre nel momento della remissione della scomunica”», scrive di suo pugno a Bertone, con penna stilografica e calligrafia minuscola. [207]

«A seguito del processo di globalizzazione e crisi economica, il mondo che deve essere ancora cristianizzato è quello che sta diventando “ricco” e quello già cristianizzato, che era ricco, sta diventando povero. Con conseguenze anche sulle risorse economiche per la Chiesa. […] In più il “laicismo” potrebbe profittarne per creare una seconda “questione romana” di aggressione ai beni della Chiesa (attraverso tasse, cessazione di privilegi, esasperazione dei controlli, ecc.). […]» (da una «nota sintetica, riservata per mons. Georg Gänswein» di Ettore Gotti Tedeschi, presidente dello Ior, giugno 2011). [229]
Gianluigi Nuzzi Lo studio di Joseph Ratzinger, 265° papa: scrivania di legno, modesta libreria a ripiani, poltroncine basse, due telefoni fissi, nessun cellulare, nessun sistema anti-intrusione. Affaccio su piazza San Pietro. Fa parte dell’appartamento pontificio, al terzo piano del Palazzo apostolico [pag. 9] La giornata di Benedetto XVI comincia alle 6.30-6.45. Dopo l’igiene personale, alle 7.30 celebra la messa nella cappella privata dell’appartamento. Verso le 8 preghiera con il breviario, alle 8.30 colazione (latte, caffè decaffeinato, pane con burro e marmellata) insieme ai più stretti collaboratori. Il pranzo. Paolo VI sedeva a tavola con i propri segretari. Giovanni Paolo II invitava vescovi e cardinali, meglio se polacchi. Benedetto XVI pranza quasi sempre con le suore laiche Memores Domini di Comunione e liberazione che cucinano e tengono in ordine l’appartamento e il guardaroba: Loredana e Carmela (ai fornelli), Cristina e Rossella. Al Papa piacciono piatti dai sapori forti, con pepe e peperoncino. Primi spesso a base di pesce (penne al salmone tra i preferiti), secondi solitamente di carne, a eccezione del venerdì. Alla sera minestre, zuppe o una tazza di latte. Dolce preferito, un muffin soffice, insaporito da qualche goccia di alcol per dolci, soprannominato dal Papa «vergini ubriache». Eccezione alla regola, perché Benedetto XVI è quasi astemio. [12] «Il sommo pontefice, sovrano dello Stato Città del Vaticano, ha la pienezza dei poteri legislativo, esecutivo e giudiziario» (la nuova Legge fondamentale dello Stato introdotta da Papa Wojtyla nel 2000). [88] È cattolico il 17 per cento della popolazione mondiale. I vescovi sono 4.500, 405.00 i sacerdoti, 865.000 i religiosi, oltre due milioni i catechisti. [88] «Reverendissimo Monsignore, […] nei contatti informali che precedettero la decisione del dottor Feltri di ritrattare, e specialmente nei contatti che da allora sono seguiti con esponenti vari di quel quotidiano, sono venuto a conoscenza di un fondamentale retroscena, e cioè che a trasmettere a Feltri il documento falso sul mio conto è stato il direttore dell’Osservatore Romano, professor Gian Maria Vian. […] Non credo, per essere con Lei schietto fino in fondo, che il cardinale Bertone fosse informato fin nei dettagli sull’azione condotta da Vian, ma quest’ultimo poteva contare, come già in altri frangenti, di interpretare la mens del suo superiore: allontanato Boffo da quel ruolo, sarebbe venuto meno qualcuno che operava per la continuità tra la presidenza del cardinale Ruini e quella del cardinale Bagnasco» […] (Dino Boffo, l’ex direttore di Avvenire impallinato nell’estate 2009 da una campagna stampa sul Giornale che lo portò alle dimissioni, a padre Georg Gänswein, segretario di Benedetto XVI, 6 gennaio 2010). [34-37] Georg Gänswein, uno dei due segretari del Papa, l’altro è il maltese Alfred Xuereb. Presbitero e teologo tedesco, 55 anni, padre Georg è l’uomo ombra di Ratzinger: tutti i documenti, le lettere, le richieste indirizzate al Papa passano prima dalle sue mani. [24] «Beatissimo Padre, […] un mio trasferimento dal Governatorato in questo momento provocherebbe profondo smarrimento e scoramento in quanti hanno creduto fosse possibile risanare tante situazioni di corruzione e prevaricazione da tempo radicate nella gestione delle diverse Direzioni» (monsignor Carlo Maria Viganò, segretario generale del Governatorato dopo aver appreso dal segretario di Stato, cardinale Tarcisio Bertone, che con tre anni di anticipo dovrà lasciare l’incarico, a Benedetto XVI, 27 marzo 2011). [56] Il Governatorato, l’ente che gestisce tutti gli acquisti (dalla benzina alle vettovaglie), gli appalti e le ristrutturazioni edili del Vaticano. [53] «Quando accettai l’incarico al Governatorato il 16 luglio 2009 ero ben conscio dei rischi a cui andavo incontro, ma non avrei mai pensato di trovarmi di fronte a una situazione così disastrosa. […] La situazione finanziaria del Governatorato, già gravemente debilitata per la crisi mondiale, aveva subito perdite di oltre il 50-60 per cento, anche per l’imperizia di chi l’aveva amministrata. Per porvi rimedio, il cardinale presidente aveva affidato di fatto la gestione dei due fondi dello Stato a un Comitato finanza e gestione, composto da alcuni grandi banchieri, i quali sono risultati fare più il loro interesse che i nostri. Ad esempio, nel dicembre 2009, in una sola operazione ci fecero perdere 2 milioni e mezzo di dollari […]» (monsignor Viganò in un appunto riservato lasciato al Papa, 4 aprile 2011). [58] Viganò ha affidato la manutenzione dei giardini vaticani a Luciano Becchetti, che lavorava già alle ville pontefice. Dice di aver ottenuto in meno di un anno un risparmio di 850.000 euro. Il presepe di piazza San Pietro nel 2009 è costato 550.000 euro. Nel 2010 300.000. [61] «Prego comunicare Congregazione per il clero: con rapporto n. ecc. è stata inviata a codesto dicastero la richiesta dell’Ecc.mo monsignor Malooly, vescovo di Wilmington, di un prestito per una somma di dieci milioni di Us dollari, al fine di pagare l’obbligo imposto dalla Corte federale di bancarotta. Il presule abbisogna di tre settimane per contrattare il prestito in parola […]» (monsignor Viganò, da poco insediato a Washington come nunzio apostolico negli Stati Uniti, al cardinale Mauro Piacenza, prefetto della Congregazione per il clero, 23 novembre 2011). [80] Lo scandalo dei preti pedofili in America: prime avvisaglie nel 2001, nel 2002 esplode il caso della diocesi di Boston, costretta a risarcire 6,2 milioni di dollari alle vittime, convincendole così a evitare i tribunali. Nel 2007 le diocesi americane avevano sborsato nel complesso 900 milioni di dollari tra accordi e patteggiamenti. Sette le curie che hanno presentato istanza di fallimento per scandali legati agli abusi sessuali. [79] «Beatissimo Padre, […] accolga un modesto segno che aiuti le Sue opere di bene e benedica tutti noi e le nostre famiglie» (Angelo Caloia, presidente dello Ior nella lettera a Benedetto XVI che accompagna un’offerta di 50.000 euro, 23 aprile 2006). «Caro Monsignor Georg, anche quest’anno mi permetto di farLe avere a nome della mia famiglia una piccola somma a disposizione della carità del Papa. […] P. S. Quando possiamo avere un incontro per salutare il Santo Padre? Grazie» (Bruno Vespa a padre Gänswein, lettera di donazione con allegato assegno da 10.000 euro, 21 dicembre 2011). «Eccellenza reverendissima, nella ricorrenza del Santo Natale sono lieto di inviarLe, qui unito, a nome di Intesa Sanpaolo un contributo per le Sue opere di carità […]» (Giovanni Bazoli a padre Gänswein, lettera di donazione con allegato assegno da 25.000 euro, 22 dicembre 2011). L’obolo di San Pietro: l’insieme delle offerte indirizzate al Papa dai fedeli di chiese particolari, istituti di vita consacrata, fondazioni e privati. Circa 100 milioni di euro nel 2006, 82,5 nel 2009, 67 nel 2010. Un aiuto economico «per le molteplici necessità della Chiesa e per le opere di carità in favore dei più bisognosi». [87] Con le udienze papali, in un solo giorno si riescono a raccogliere somme che vanno dai 40.000 ai 150.000 euro. Allo Ior, la banca vaticana, il pontefice conta su vari depositi a lui riferibili a titolo diverso, con potere di delega a padre Georg per bonifici e accrediti. È il cosiddetto «deposito del Papa», fondo personale e segreto sul quale confluiscono diverse somme, dagli utili dello Ior all’obolo di San Pietro. Primo aprile 2006: sul «deposito del Papa» vengono accreditati 50.000 euro: 41.680 in contanti, 6.625 in assegni, il resto in valuta estera. [89] «Sintesi del problema Ici (Memoria per S. E. R. il card. Tarcisio Bertone, suggeritami riservatamente dal ministro del Tesoro). […] Poiché la Commissione europea non sembra disponibile a cambiare posizione (riguardo alla procedura avviata contro lo Stato italiano per “aiuti di Stato” non accettabili alla Chiesa cattolica in forma di agevolazioni fiscali, ndr), ci sono tre strade percorribili: - abolire le agevolazioni Ici (Tremonti non lo farà mai). - difendere la normativa passata limitandosi a fare verifiche sulle reali attività commerciali e calcolare il valore “dell’aiuto di Stato” dato (non è sostenibile). - modificare la vecchia norma che viene contestata dalla Ce (che si applicava ad attività che avessero “esclusivamente” natura commerciale) […]. Si paga pertanto l’Ici al di sopra di un determinato livello di superficie usata, di tempi di utilizzo, di ricavo. In funzione cioè di parametri accettati che dichiarano che un edificio religioso è commerciale o no» (Ettore Gotti Tedeschi, presidente dello Ior, 30 settembre 2011). Le proprietà immobiliari della Chiesa. a) Istruzione e cultura: 8.779 scuole, tra materne, primarie e secondarie, università, musei. b) Sanità e assistenza: 4.712 centri, tra i quali 1.853 case di cura e ospedali. C) strutture ecclesiastiche: quasi 50.000 immobili, di cui 36.000 sono parrocchie. [106] «A Sua Santità Incontro con il presidente della Repubblica italiana Giorgio Napolitano. […] Alcuni temi di interesse per la Santa Sede e la Chiesa in Italia. a) Famiglia. […] si devono evitare equiparazioni legislative o amministrative fra le famiglie fondate sul matrimonio e altri tipi di unione. Due esponenti del Governo (Brunetta e Rotondi) hanno purtroppo fatto annunci in tal senso. b) Temi eticamente sensibili. […] si deve escludere qualsiasi forma di eutanasia, attiva e omissiva, diretta o indiretta, e ogni assolutizzazione del consenso. c) Parità scolastica. Il problema attende sempre una soluzione, pena la scomparsa di molte scuole paritarie. […] Occorre trovare un accordo sulle modalità dell’intervento finanziario […]. Per alcuni chiarimenti. a) Chiesa cattolica e leggi razziali. Il presidente Napolitano aveva fatto conoscere il suo rammarico per la critica dell’Osservatore Romano al discorso del presidente Fini circa le leggi razziali imposte dal fascismo, al quale non si sarebbe opposta neppure la Chiesa. Il giudizio espresso dal presidente Fini, oltre a non tenere conto della situazione di non libertà allora vigente, ha dimenticato le prese di posizione di Pio XI contro tali provvedimenti […]. È spiaciuta questa “chiamata a correità” della Chiesa, fondata su giudizi storici non ben articolati […]» (dal documento riservato inviato al Papa in vista di una cena privata in Vaticano tra i coniugi Napolitano e Benedetto XVI, il 19 gennaio 2009. Documento preparato da monsignor Dominique Mamberti, ministro degli Esteri della Santa Sede, e dal consigliere diplomatico monsignor Antonio Filipazzi). [118] «Per quanto riguarda la menzione del caso Orlandi, […] si è giunti alla conclusione che non è opportuno un cenno al caso. Il fratello della Orlandi sostiene fortemente che ai vari livelli vaticani ci sia omertà sulla questione e si nasconda qualcosa. Il fatto che il Papa anche solo nomini il caso può dare un appoggio all’ipotesi, quasi mostrando che il Papa “non ci vede chiaro” su come è stata gestita la questione […]» (nota del prelato veneto Giampiero Gloder, capo dei ghostwriter che coadiuvano il Papa nella stesura dei suoi testi, allegata al discorso preparato per l’Angelus del 18 dicembre 2011, giorno in cui è prevista la presenza in piazza San Pietro di un gruppo di persone che chiedono «verità e giustizia per Emanuela Orlandi», «nella speranza che Sua Santità possa rivolgere un pensiero e una preghiera a Emanuela»). [137] «Digit Deo», il grande orecchio capace di captare qualsiasi conversazione. È nella centrale operativa, aperta nel 2000 e inaccessibile a quasi tutti. Sicurezza in Vaticano garantita anche dall’avanzatissima tecnologia di aziende israeliane che hanno piazzato sistemi di controllo in ogni punto sensibile. [144] «Beatissimo Padre, […] da qualche tempo si levano in varie parti della Chiesa, per iniziativa anche di persone a essa fedelissime, voci critiche circa lo scoordinamento e la confusione che regnano al suo centro. Ne sono molto addolorato, ma non posso fare a meno di riconoscerne, anche dal mio modesto angolo di visuale, una qualche fondatezza […]» (il cardinale Paolo Sardi, patrono del sovrano Ordine militare di Malta, fino al 2007 sostituto alla segreteria di Stato, a Benedetto XVI, 5 febbraio 2009). Nella prima parte della lettera Sardi imputa al cardinal Bertone una cattiva gestione della preparazione dell’enciclica papale: il segretario di Stato sarebbe troppo distratto dai suoi numerosi viaggi. Papa Ratzinger incassa le accuse di Sardi e tace. Solo in seguito chiederà a Bertone di essere più presente in curia. [162] «Der Mann bleibt wo er ist, und basta». L’uomo resta dove sta, e basta (Papa Benedetto XVI ad alcuni cardinali, tra i quali Angelo Bagnasco, Camillo Ruini, Angelo Scola e l’austriaco Christoph Schönborn, che a Castel Gandolfo nell’aprile 2009 gli chiedevano un avvicendamento del segretario di Stato). [163] L’istituto Toniolo, polmone finanziario che sostiene l’Università Cattolica di Milano e il policlinico Gemelli a Roma. Dal 2002, quando è stato scelto come rettore della Cattolica Lorenzo Ornaghi, è in mano a una maggioranza più vicina alla Chiesa italiana che alla curia romana. Dal 2003 il suo presidente è l’arcivescovo di Milano, il cardinale Dionigi Tettamanzi. Nel febbraio 2011 il segretario di Stato, a nome del Papa, gli chiede di dimettersi dalla presidenza. Tettamanzi non ci sta e il 31 marzo scrive a Benedetto XVI. Bertone chiede al cardinale Sardi un approfondimento della questione. «Santo Padre, […] non posso non manifestarle il mio sconcerto nel vedere come un cardinale possa permettersi di resistere con tanta disinvoltura a una precisa volontà del Pontefice […]. Il contenuto della lettera del card. Tettamanzi è tale da far supporre l’intervento di un’altra mano (quella del rettore magnifico, ad esempio, il prof. Lorenzo Ornagli). […] L’arcivescovo di Milano tratta col Papa da pari a pari. E anche questo è inaudito […]» (il cardinal Sardi a Benedetto XVI, 3 aprile 2011). [169] Il cardinale Tettamanzi ha lasciato la presidenza del Toniolo nel marzo 2012 (gli è subentrato l’ex patriarca di Venezia, Angelo Scola). Ha mantenuto la carica di consigliere. «Reverendo monsignore, […] si verifica la paradossale situazione che [in molti enti la segreteria di Stato] detiene contemporaneamente la vigilanza e il controllo, approva i bilanci, dà le autorizzazioni per gli atti di straordinaria amministrazione, nomina il consiglio di amministrazione, nomina i sindaci revisori: […] tutto è concentrato in un’unica volontà. […]» (un prelato, forse della prefettura degli Affari economici, a padre Gänswein, marzo 2011). [179] «Santità, […] perché in Europa vengono nominati vescovi che non hanno né contatto con il “gregge” loro affidato, né fiducia in esso? […] Perché il denaro gioca un ruolo centrale presso i diversi pastori della curia romana, in alcune diocesi europee, come anche nel patriarcato di Gerusalemme? Dov’è la forza per combattere nella curia la tentazione del potere? […]» (Aldegonde Brenninkmeijer, grande benefattrice, con il marito Hubert, della Chiesa e della Compagnia di Gesù , a Benedetto XVI, 11 novembre 2011). «L’unica candidatura che mi sento in coscienza di presentare all’attenzione del Santo Padre (per la diocesi di Milano, ndr) è quella del patriarca di Venezia, cardinale Angelo Scola. […]» (Julián Carrón, successore di don Giussani al vertice di Comunione e liberazione, a Benedetto XVI, marzo 2011). A Milano «viene spesso teorizzata una sorta di “magistero alternativo” a Roma e al Santo Padre […] Non si può non rilevare un certo sottile ma sistematico “neocollateralismo”, soprattutto della curia, verso una sola parte politica (il centrosinistra) […]» (ibid.) [190] Il segretario di Stato Bertone in udienza dal Papa ogni lunedì. [194] Il caso Williamson. Vescovo lefebvriano, alla vigilia dell’ufficializzazione della remissione della scomunica, nel gennaio 2009, rilascia alla tv di Stato svedese un’intervista in cui ribadisce la sua posizione negazionista della Shoah. Incidente mediatico clamoroso per la Santa Sede, che preparava da tempo la mossa di «paterna misericordia». La diplomazia vaticana studia un comunicato ufficiale per arginare le polemiche. Benedetto XVI vuole controllare parola per parola la nota. Quando si fa riferimento alle dichiarazioni del vescovo sulla negazione della Shoah, «forse aggiungerei “non conosciute dal Santo Padre nel momento della remissione della scomunica”», scrive di suo pugno a Bertone, con penna stilografica e calligrafia minuscola. [207] «A seguito del processo di globalizzazione e crisi economica, il mondo che deve essere ancora cristianizzato è quello che sta diventando “ricco” e quello già cristianizzato, che era ricco, sta diventando povero. Con conseguenze anche sulle risorse economiche per la Chiesa. […] In più il “laicismo” potrebbe profittarne per creare una seconda “questione romana” di aggressione ai beni della Chiesa (attraverso tasse, cessazione di privilegi, esasperazione dei controlli, ecc.). […]» (da una «nota sintetica, riservata per mons. Georg Gänswein» di Ettore Gotti Tedeschi, presidente dello Ior, giugno 2011). [229]