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 2013  febbraio 10 Domenica calendario

L’ITALIA È IL PAESE CON MENO AIUTI AGLI ISTITUTI

Il Monte dei Paschi di Siena, diventato il benchmark di cosa non si deve fare maneggiando i derivati, ha dovuto ricorrere all’aiuto del Tesoro per consolidare la sua posizione patrimoniale. Ma anche includendo i 4,1 miliardi di Monti-bond dell’istituto toscano, «il sostegno pubblico alle banche italiane rimane molto contenuto nel confronto internazionale», ha osservato il Governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco, intervenendo a Bergamo al convegno degli operatori finanziari Assiom-Forex.
Infatti, mentre le ricapitalizzazioni pubbliche ammontano allo 0,3% del Pil tricolore, ha ricordato Visco – citando l’ultima indagine della Commissione Ue di metà 2012 – queste erano pari all’1,8% del Pil in Germania, al 2% in Spagna, al 4,3% in Belgio, al 5,2% in Olanda e a oltre il 40% di quello irlandese. Per le banche spagnole, ha ricordato ancora il Governatore, è stato necessario l’intervento comunitario: a luglio è stato infatti autorizzato un programma di ripatrimonializzazione con fondi europei fino a 100 miliardi, di cui 41 – pari al 3,9% del Pil spagnolo – già erogati.
Secondo i dati di R&S-Mediobanca, gli interventi a sostegno del capitale delle banche in Italia ammontano oggi a poco più di 6 miliardi, contro i quasi 390 miliardi impegnati per salvare o sorreggere le banche europee dall’inizio della crisi a metà giugno: 115 miliardi solo nel Regno Unito. Un dato che si confronta con i 563 miliardi di dollari profusi dal soccorso pubblico negli Usa e che non comprendono le garanzie: 119 miliardi in Italia alla stessa data rispetto a un totale continentale di 2.164 miliardi, 1.869 miliardi di dollari negli Usa.
L’aiuto fornito a Mps, però, non ha nulla a che fare con i salvataggi operati su realtà come Royal Bank of Scotland, Fortis o Dexia. «Non è il salvataggio di una banca in crisi», ha sottolineato Visco, dato che il prestito all’istituto senese è stato accordato «per consentire a Mps di adempiere alla raccomandazione dell’autorità bancaria europea di costituire un buffer patrimoniale eccezionale e temporaneo, ben oltre i requisiti minimi regolamentari, per far fronte ai rischi derivanti dall’ingente portafoglio di titoli pubblici». Un prestito che, come ha ricordato il Governatore, presenta «un costo particolarmente elevato e crescente nel tempo». La cedola iniziale del 9% è infatti solo l’antipasto, può arrivare fino al 15% se non si trova il modo di rimborsarlo. E anche il prezzo di riscatto può salire fino al 160% se si lascia passare troppo tempo. Il che la dice lunga sul fatto che il Monte farà di tutto per ripagare in fretta il Tesoro. Incrociando le dita che lo spread non torni a salire in verticale: altrimenti la nazionalizzazione all’82% sarà il minore dei mali.