Federico Rampini, la Repubblica 10/2/2013, 10 febbraio 2013
UN POLIZIOTTO A WALL STREET
NEW YORK
Per gli scandali finanziari è stata una settimana di grandi regolamenti dei conti. La manipolazione del tasso d’interesse Libor (e del suo cugino di primo grado, Euribor) è diventata “la truffa dei tre continenti”. In un solo giorno, mercoledì 6 febbraio, la Royal Bank of Scotland ha dovuto confessare reati criminali nell’aggiustare i tassi, e ha pagato 390 milioni di sterline di multa, dopo la pubblicazione di email dei suoi dipendenti che il Financial Times ha definito «scabrose». Si vendevano e si compravano, anche per poco: a volte bastavano un cena in un ristorante di lusso o una bottiglia di champagne. Lo stesso giorno, la Deutsche Bank ha dovuto sospendere cinque dirigenti, mentre a Tokyo un trader ha accusato i colossi della finanza nipponica di far parte della stessa congiura. Intanto a Washington l’amministrazione Obama trascinava in tribunale i Signori dei rating, cioè l’agenzia Standard & Poor’s, decisa a colpirla con una stangata da cinque miliardi di dollari; poco dopo la procura generale di New York ha lanciato una causa parallela sui conflitti d’interessi tra chi assegnava i rating e gli emittenti di titoli “tossici” nella crisi del 2007-2008. L’offensiva è così poderosa che Wall Street ora s’interroga su uno scenario quasi inaudito: la possibilità che Standard & Poor’s faccia la fine (fallimentare) di Arthur Andersen, il leader della certificazione dei bilanci che fu distrutto dallo scandalo Enron un decennio fa. Un altro gigante mondiale della finanza, JP Morgan Chase, deve giustificare davanti alla corte federale di Manhattan una valanga di email compromettenti. La banca franco-belga Dexia si considera truffata per 1,6 miliardi, e quelle mail dimostrerebbero il dolo: lì c’è la prova che i dirigenti della JP Morgan spacciavano ai clienti grandi e piccoli dei titoli destinati a fare crac, e sapevano benissimo di vendere merce avariata. Su questo sfondo, anche l’Italia ha fatto la sua parte per alimentare le cronache giudiziarie della malafinanza, con la vicenda Montepaschi.
Se finalmente è arrivato il Giorno del Giudizio per i grandi banditi del nostro tempo, i banchieri, una parte del merito spetta senza dubbio a Gary Gensler. Il poliziotto di Wall Street. E anche un personaggio con una storia tormentata: forse il più importante liberista pentito d’America che, dopo una coraggiosa autocritica, è diventato un castigatore implacabile della finanza delinquenziale. Gensler è dal 2009 il presidente della U.S. Commodity Futures Trading Commission (Cftc). Cioè una delle authority più importanti per regolare i mercati, in particolare i titoli derivati che tanta parte hanno avuto nello scatenarsi della crisi del 2008. In realtà la finanza derivata ha una storia più antica. Molti la scoprirono grazie a un film di successo, Una poltrona per due di John Landis, con Eddie Murphy e Dan Aykroyd. Correva l’anno 1983 e il film divulgò in modo divertente il primo boom dei derivati: la speculazione sui future delle derrate agricole (succo d’arancia, nella trama del film). Era ancora un fenomeno di dimensioni relativamente ridotte, anche se di lì a poco una storia un po’ simile ebbe per protagonista l’industriale italiano Raul Gardini e una gigantesca speculazione sui derivati agricoli alla Borsa merci di Chicago. Ma il vero boom della finanza derivata, che l’avrebbe portata alle dimensioni attuali — il suo fatturato è un multiplo decine di volte superiore al Pil mondiale — risale a un’epoca più recente e reca le impronte digitali di Gensler. Prima di essere stato poliziotto, fu in qualche modo “complice” dei ladri… La storia ha un inizio antico e delle curiose diramazioni familiari. Gensler, che oggi ha cinquantasei anni, si distingue fin dai banchi dell’università come un genio della matematica applicata all’economia. Fa studi brillanti in una delle migliori Business School americane, la Wharton della University of Pennsylvania. Da lì spicca il volo per una brillante carriera alla Goldman Sachs. Dove questo giovane genio degli algoritmi e dei modelli quantitativi viene notato da un grande capo della banca, Robert Rubin, che fa parte della cerchia dei “partner”. Rubin mette l’abilità matematica di Gensler al servizio del trading, pura finanza speculativa, che tra la fine degli anni Ottanta e il decennio successivo registra un boom spettacolare. Nel frattempo il fratello gemello di Gensler, Robert, segue un percorso di carriera molto simile fino a diventare top manager di un fondo d’investimento. Dopo diciott’anni alla Goldman Sachs, Gary Gensler viene chiamato sempre da Rubin a un altro incarico. Da New York a Washington. Dalla finanza al governo. Rubin è diventato segretario al Tesoro di Bill Clinton, con Larry Summers come vice. Insieme con il banchiere centrale Alan Greenspan, Rubin e Summers governano l’economia americana nell’ultima Età dell’Oro. Negli anni Novanta, durante i due mandati presidenziali di Clinton, la crescita genera 25 milioni di posti lavoro, gli Stati Uniti raggiungono la piena occupazione, la New Economy consacra la prima rivoluzione di Internet, il Nasdaq sale alle stelle. Il trionfo viene celebrato nel 1999 da una copertina di Time che ritrae Greenspan, Rubin e Summers come «il comitato per salvare il mondo». Ma in quello stesso periodo aureo si dipana una storia molto diversa, di cui Gensler è protagonista. Rubin lo ha chiamato al Tesoro affidandogli la riforma dei mercati finanziari. Sotto una presidenza democratica, il neoliberismo è tuttavia il pensiero unico. Quella riforma completa e porta fino alle estreme conseguenze una deregulation che era iniziata negli anni Settanta su proposta di Milton Friedman, premio Nobel dell’economia e guru della destra liberista. Quando Summers succede a Rubin, conduce in porto l’approvazione al Congresso del Commodity Futures Modernization Act, al quale Gensler ha dato un contributo determinante. È il via libera per le operazioni speculative più selvagge. Molti scandali e crac successivi, dalla Enron fino ai mutui subprime, hanno sullo sfondo la deregulation di quell’epoca. Il merito di Gensler, è quello di ammetterlo. A differenza dei suoi due capi di allora, Rubin e Summers, lui ha fatto una vera autocritica. «Quelli di noi che ebbero delle responsabilità negli anni Novanta — ha dichiarato a Time — avrebbero dovuto agire diversamente, per regolare il mercato dei derivati». Il suo pentimento lo ha messo perfino in rotta di collisione con il gemello Robert. Nel suo libro La grande trappola dei fondi comuni d’investimento, Gary attacca duramente proprio i gestori del risparmio come suo fratello.
Il pentimento di Gensler è stato seguito da un’espiazione molto attiva. Al vertice della Cftc, ha avuto un ruolo cruciale proprio per smascherare il più grande scandalo del 2012, la manipolazione del Libor. Una vicenda di enorme importanza per le ricadute su centinaia di milioni di risparmiatori e consumatori. Il Libor e i suoi consanguinei (Euribor, Tibor) sono dei tassi di riferimento, il cui andamento guida tanti altri rendimenti: gli interessi applicati dalle banche sui mutui casa, il credito al consumo, i pagamenti rateali sulle automobili, in America il diffusissimo prestito d’onore per gli studenti universitari. Il Libor viene usato come riferimento per prestiti pari a diecimila miliardi di dollari, e contratti sui derivati che ne valgono 350 mila. Che ci fosse qualcosa di strano nei movimenti del Libor lo s’intuì già nel 2008, perché in pieno panico sui mercati quel tasso non rifletteva adeguatamente gli sbalzi di fiducia. Il governatore della Bank of England, Mervyn King,
accennò ai suoi sospetti cinque anni fa. Ma nessuna authority osò andare a vedere. Finché Gensler mise al lavoro i segugi della Cftc, sequestrando migliaia di email da cui vennero le prove di una congiura criminale internazionale. Dalla Citigroup alla Ubs svizzera, i più grandi nomi della finanza sono finiti nella rete di Gensler.
Barack Obama, che nella campagna elettorale del 2008 aveva avuto dei consiglieri “divergenti” — Rubin da una parte e dall’altra l’integerrimo nemico della finanza speculativa Paul Volcker — ha finito per ascoltare molto Gensler nella riforma dei mercati. Le nuove regole (la legge Dodd-Frank) impongono a gruppi come Goldman Sachs di rimpicciolire i propri investimenti di rischio dal 37 al 3 per cento dei fondi. Ma le regole sono fatte per calpestarle. La finanza speculativa è tornata al lavoro. È di ieri l’allarme della Federal Reserve di New York per una nuova “bolla” dei junk-bond, titoli-spazzatura ad alto rendimento e alto rischio. Un personaggio di alto profilo che aveva perso il posto per le indagini di Gensler è l’ex capo della banca Barclays, Bob Diamond, coinvolto nello scandalo Libor. Ora Diamond sta inaugurando una sua nuova società finanziaria, nel cuore di Wall Street. Per Gensler una cosa è certa: il lavoro di un poliziotto come lui è la fatica di Sisifo, non avrà mai fine.