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 2013  febbraio 10 Domenica calendario

ARRESTATO IL MADOFF DELLA BOCCONI CHE PROMETTEVA INTERESSI D’ORO —

Se più geniale oppure più criminale, due indizi possono già fare una prova, e farlo pure in abbondanza, se al centro del giudizio e dell’inchiesta giudiziaria c’è un presunto genio del crimine come l’esimio dottor Alberto Micalizzi. Il quale ne ha combinata un’altra delle sue. E puntualmente s’è fatto beccare. L’hanno arrestato. Come lo denunciarono nel 2011. Il vizio non cambia. Cambiano solo i portatori di brutte notizie. Allora furono i finanzieri, venerdì sono stati i carabinieri. Ma il vizio quale sarebbe? Questo Micalizzi, 44 anni, già docente autosospesosi all’università Bocconi dove insegnava Finanza, prende i soldi del prossimo, promette investimenti che li faranno aumentare, anzi lievitare, senonchè non fa fruttare manco un centesimo. E si tiene il denaro consegnatogli. Insomma un truffatore.
Umbro originario di Terni, casa a Milano nella pregiata zona di corso Vercelli, Micalizzi è nato a settembre dunque sotto il segno della Vergine, che prevede uomini dediti al lavoro con uno slancio, una furia, un’applicazione da ossessi; e se a lui, cervello di numeri e di analisi puntuali all’ultima virgola, le volatilità dello zodiaco provocheranno mal di pancia, certo non si può negare che abbia impostato la vita sulla carriera. Laureatosi sempre alla Bocconi, una sua seconda casa, università comunque estranea, bisogna dirlo, a ogni marachella del prof, Micalizzi si è specializzato in Finanza, è diventato dottore commercialista, ha ottenuto riconoscimenti in Inghilterra e a Londra, ed è stato via via intervistato dai giornalisti, quand’era un genio e non un criminale, perché davvero ne sapeva, ne sa, almeno è convinzione di tanti. E sapeva, anzi sa conquistarsi la fiducia, così tanto che uno gli affida un sacco di euro dopo un breve colloquio. E non succede a sprovveduti, a poveri ingenui: perfino navigati imprenditori ci cascano dentro. Un abituale colorito di faccia tendente al biancastro di chi non fa ferie (ennesimo sacrificio, s’intende, per non abbandonare l’ufficio), modi cortesi, abilità nello spiegare temi difficili con parole facili, ficcanti doti persuasive, il prof aveva conquistato la società Giacomo Borio srl. Nel senso che era il 2011, i titolari inseguivano efficaci operazioni finanziarie per reperire i fondi necessari a cantieri immobiliari in Val d’Aosta, in località Pré Saint Didier, famosa per le terme: e Micalizzi aveva prospettato l’investimento di un milione e mezzo di euro dei Borio su una piattaforma bancaria riconducibile alla Hong Kong Shanghai Bank, con la garanzia di interessi giornalieri del 6%. Il capitale era stato girato dai Borio su un conto corrente portoghese intestato a un socio in malaffari di Micalizzi, il 48enne monzese Ermanno Orsi. In breve i Borio, scrive la Procura di Torino, che ha coordinato l’inchiesta, non videro più niente e nessuno. Non gli interessi, non i guadagni, e non Micalizzi, non Orsi. Scomparsi.
A convincere ancor più gli imprenditori della bontà dell’accordo con il prof era stata anche la location: Micalizzi li aveva ricevuti nell’ufficio della Bocconi. La prestigiosa Bocconi: e come avrebbe potuto mai tradire la gente, uno dei suoi allievi migliori? «L’attività illecita svolta da Micalizzi», ha scritto il giudice, «non risulta assolutamente un fenomeno isolato e casuale». E qui arriviamo al precedente, al primo indizio, all’esordio criminale del genio. Sempre nel 2011, la Procura di Milano l’aveva indagato per truffa con l’accusa di aver fatto scomparire cinquecento milioni di euro in investimenti fantasma. Due anni prima anche la Consob britannica aveva buttato un occhio sul prof, per manovre strane, manovre al limite, che avevano fatto preoccupare numerosi investitori. Micalizzi si è sempre dichiarato innocente, pur oramai non sfigurando nell’accostamento con Bernard Madoff, americano noto per una delle frodi del secolo. Infatti l’hanno ribattezzato il Madoff della Bocconi.
Nel curriculum, alla voce «aree di interesse scientifico», il prof ha messo: «Analisi della dinamica dei rendimenti azionari, valutazione di società tecnologiche, real options valutation, valutazione degli investimenti in contesti di incertezza, derivate pricing». Chi in Bocconi se lo ricorda, non tanti perché, è notorio, la finanza fagocita svelta e più svelta ingoia, parla d’un ragazzo ambizioso. E non è chiaro se la chiave per conoscere meglio, l’aiuto per capire, insomma il terzo forse definitivo — risolutivo? — indizio stia nel sostantivo oppure nell’aggettivo.
Andrea Galli