Gianni Mura, Repubblica 10/2/2013, 10 febbraio 2013
Precedenza a quello che mi sta più a cuore. A un mese dalla morte di Mariangela Melato ho qualcosa da dire serenamente a Stefano Boeri, assessore milanese alla Cultura (mai capito perché si debba mettere la maiuscola, ma la metto)
Precedenza a quello che mi sta più a cuore. A un mese dalla morte di Mariangela Melato ho qualcosa da dire serenamente a Stefano Boeri, assessore milanese alla Cultura (mai capito perché si debba mettere la maiuscola, ma la metto). Ha dichiarato che ci saranno molte iniziative per ricordare Mariangela, da marzo a luglio: proiezione di film, serate teatrali. Poi, l’intitolazione di un teatro o di una via. Tutto bene. Ma, da milanese, vorrei che quella “o” diventasse “e”. Un teatro e una via (andrebbe bene anche una piazzetta). E’ chiedere troppo? Non credo, a me sembra la richiesta di un’apertura (di cuore, di memoria) straordinaria per una donna, un’attrice straordinaria nel vero senso della parola. Una donna piena di grazia, una dinamo che caricava anche gli altri, cresciuta in una milanesità autentica e pu-lita, quella delle case di ringhiera e non dei loft, quella della cultura del lavoro. A Boeri prometto un 9, che non è poco, se la proposta andrà in porto. Più un suggerimento non richiesto. Il Piccolo Teatro ha tre sale, una dedicata a Giorgio Strehler, una a Paolo Grassi, niente da dire, e la terza si chiama Studio Expo. Con tutta la simpatia (scarsa) per l’Expo, forse qui qualcosa si può fare. Quanto alla via, ha un senso se viene scelta nel quartiere di Brera. Se è dalle parti di San Siro o dell’Idroscalo, si può anche lasciar perdere. Non si può lasciar perdere, invece, il disappunto di Silvio Berlusconi perché non è stato spostato il festival di Sanremo. Non so se in Uganda ai politici crei problemi un torneo di canzonette, ma non è questo il punto. E’ che già da giorni è partito un festival in cui Berlusconi è presentatore e interprete. Non può essere giuria, nessuno è perfetto. Se la canta e se la suona. E’ il festival di Saremo, Daremo, Faremo. Mi rendo conto che è un discorso terra terra. Tanto vale parlare di terra. Ho letto su Repubblica.it che a Tokyo c’è la coda al ristorante Ne quittez pas (Brel si rivolta nella tomba) da quando lo chef Toshio Tanabe ha creato un menù a base di terra: sei portate per 110 dollari. Non è volgare terra raccattata non importa dove, ma terriccio proveniente da una fattoria biologica a nord di Tokyo. Prima di usarlo in cucina Tanabe sottopone il terriccio a cottura, bollitura e filtratura, poi ne fa una specie di gelatina che accosta alla zuppa di patate, al risotto con branzino, al gelato di tè alla menta. Se qualche lettore capita a Tokyo e vuole assaggiare, mi sappia dire. Io non mi muovo, ben sapendo che prima o poi Tanabe troverà seguaci nostrani. Vino da abbinare, lo dico già, il Terrano del Carso. Terra bruciata, invece, intorno alla Nuova Quarto, squadra di Promozione campana, sequestrata alla camorra e rinata nel 2012 con la parola Legalità sulle maglie e nello statuto. Azionariato popolare, nessuno sponsor può dare più di 5mila euro, giocatori senza precedenti penali né pendenze sportive. La storia occupa una pagina sulla Stampa di ieri. In pochi mesi, rubate le scarpe da gioco, bruciate le reti delle porte, divelte le panchine, rubate coppe e trofei. La squadra va bene, è prima in classifica anche se ha perso due delle ultime quattro partite. Gigi Cuomo, il nuovo presidente e referente nazionale di Sos Impresa, per la partita di domenica scorsa aveva cercato di mobilitare i compaesani, anche giornali e tv avevano chiamato all’adunata. Magra adunata, una trentina di paganti, la metà proveniente da Sessa Aurunca. Prandelli ha annunciato un’amichevole della Nazionale con la Nuovo Quarto. Bravo. Altra storia quella di Casale- Pro Patria tra formazioni giovanili, col Casale uscito dal campo per solidarietà con un suo giocatore di origini brasiliane e pelle scura, espulso per aver dato un pugno a un avversario che gli aveva o avrebbe rivolto un insulto razzista. Rapida inchiesta (non chiedetemi fatta come, ho già le mie riserve a livello di serie A) e conclusione: non c’è stato alcun insulto razzista, partita persa al Casale per 0-3 e un punto di penalizzazione, come da regolamento. In più, Paolo Di Stanislao, presidente del Casale, ha licenziato in tronco l’allenatore della squadra, Francesco La Tartara, per non avere rispettato i doveri di un tesserato: consultarsi prima con l’arbitro, informare la società della decisione che voleva prendere. Ho ascoltato una spassosa intervista al presidente, che parlava “di quello che è successo a Pro Patria”. Immediato il nesso con il presidente Massimino, del Catania, che voleva organizzare un volo charter per Atalanta, ma forse sono leggende metropolitane.