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 2013  febbraio 10 Domenica calendario

DA PERICLE ALLA MERKEL, IL «MANIFESTO» DEI 5 STELLE

Ritorno al futuro. Il «Manifesto» del Movimento Cinque Stelle esce domani in libreria. Pronto per il rush finale della campagna elettorale dei grillini che intendono essere almeno «cento in Parlamento e dieci milioni fuori».
Il titolo è fortemente evocativo: «Il Grillo canta sempre al tramonto» (e forse intende il tramonto della Seconda Repubblica), ma la vera sorpresa è alla fine, e spiega tutta la filosofia di quello che, sulla carta, potrebbe diventare il terzo partito italiano. Le ultime due pagine del libro riproducono infatti integralmente un discorso antico: quello di Pericle agli Ateniesi(461 a.C.), non a caso uno dei testi più citati in migliaia e migliaia di blog della Rete. «Qui — diceva Pericle — il nostro governo favorisce i molti invece dei pochi: e per questo viene chiamato democrazia. Qui ad Atene noi facciamo così».
E greca, greca antica, è anche la struttura del Manifesto. Costruito in forma dialogica - sull’esempio del testo composto da Luciano di Samosata (I secolo dopo Cristo) dopo una lunga camminata con i suoi amici dal porto del Pireo ad Atene - un dialogo tra Beppe Grillo, Roberto Casaleggio e il premio Nobel Dario Fo.
A dispetto degli antichi riferimenti il «Manifesto» è pieno di contents, di contenuti, frutto di colloqui ed incontri anche con economisti come Gunter Pauli, teorico dell’«economia blu», e i premi Nobel Joseph Stiglitz e Mohammad Yunus.
Contenuti, dunque e uno slogan: «Non ci sono idee di destra o di sinistra, ci sono solo idee buone o cattive». Dalla scuola (dove «ci si rompe i coglioni») a «svuotare le carceri». Dall’immigrazione («L’Europa se ne sbatte e a Lampedusa si muore») al lavoro («Lavoro, dunque esisto»), con il telelavoro incentivato fiscalmente, e l’inquinamento delle città ridotto, fino ai salari di cittadinanza e al microcredito e al rilancio delle piccole e medie imprese. Persino la prostituzione fuori dalle strade e il sesso «a chilometro zero». E la Merkel? «La Merkel risolve i suoi problemi, noi dobbiamo risolvere i nostri. Il governo dell’Italia deve affrontare prima i problemi nazionali e poi i rapporti internazionali, ma mai a scapito dei suoi interessi».
Soprattutto nel Manifesto si sottolineano i timori per la tenuta democratica del nostro paese. Dice Casaleggio: «Siamo in una situazione in cui la crisi peggiora e nessuno lo dice, e si cerca di equilibrare fatti e numeri molto negativi con valutazioni e proiezioni positive, diciamo di alleggerimento. Noi riceviamo email da tutt’Italia che denunciano una situazione gravissima per le piccole e medie imprese che stanno morendo, stanno scappando all’estero. Senza le medie e piccole aziende l’Italia rischia di non avere più garantita la governabilità sociale: finiamo direttamente nel baratro. Non c’è più niente dopo». E Grillo rivolto a Dario Fo: «La situazione è arrivata ormai ad un punto decisivo: o il sistema della rappresentanza cambia veramente oppure c’è il rischio di un disordine sociale spaventoso, noi rappresentiamo un cuscinetto contro i nazisti, i movimenti estremisti e sicuramente contribuiamo a fare in modo che non ci siano forti disordini sociali. Questa è l’ultima spiaggia». Ritorno ad Atene.
Maria Antonietta Calabrò