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 2013  febbraio 10 Domenica calendario

QUELL’ULTIMO RILANCIO DA UN MILIARDO PER ANTONVENETA —

Gli interrogatori vanno avanti tutta la giornata e si capisce che nella rete dei magistrati è rimasto materiale interessante. Perché Antonio Vigni e Alessandro Daffina sono tra i protagonisti principali dell’operazione che nel 2007 portò il Monte dei Paschi ad acquisire Antonveneta. Il primo era il direttore generale di Mps, il secondo per conto di Rothschild era stato incaricato dagli spagnoli del Banco Santander di cercare un compratore e dunque si occupò di tutte le fasi del negoziato. Il primo è indagato per reati che vanno dall’ostacolo agli organi di vigilanza fino alla turbativa del mercato, il secondo è testimone evidentemente prezioso visto che era stato sentito nel marzo scorso e ieri è rimasto di fronte agli inquirenti per circa tre ore.
Alla fine si può dire che Vigni ha cominciato a parlare, tanto che tornerà per la terza volta nei prossimi giorni. Il nodo da sciogliere rimane il prezzo pagato per Antonveneta: perché Mps accettò di versare nove miliardi e trecento milioni per un istituto di credito che appena due mesi prima era costato tre miliardi in meno, esattamente sei miliardi e trecento milioni? Ma, soprattutto, perché si accollò quasi dieci miliardi di oneri? «Era il rimborso delle esposizioni infragruppo di Antonveneta con Abn Amro», secondo l’informativa degli specialisti del Nucleo valutario guidati al generale Giuseppe Bottillo ai pubblici ministeri Natalino Nastasi, Aldo Natalini e Francesco Grosso. Daffina lo avrebbe confermato, alimentando così il sospetto che anche quei conteggi debbano essere rianalizzati per individuare le «stecche» che i manager si sarebbero divisi grazie a quell’affare. Una «plusvalenza» spartita tra venditore e compratore.
C’è un altro aspetto che è stato approfondito e del quale proprio Daffina aveva già parlato nel primo interrogatorio: l’offerta cresciuta di un miliardo in appena 24 ore. Dichiara il banchiere: «Il presidente del Santander Emilio Botin aveva sempre manifestato nel corso delle trattative una prefenza per i francesi di Bnp Paribas, più affidabile in ordine alla celerità nella chiusura dell’operazione e alla relativa sostenibilità finanziaria. Nella serata del 6 novembre 2007 erano presenti due offerte: quella di Mps elevata a otto miliardi e 250 milioni, quella di Bnp che non si scostava molto dagli otto miliardi. Tuttavia a differenza del prezzo secco offerto da Mps, tale cifra si componeva di un parametro fisso da pagare alla conclusione dell’offerta di circa 7 miliardi e di uno variabile pari a un miliardo di euro agganciato ai risultati economici 2008 di Antonveneta».
Mps ha dunque presentato l’offerta migliore, di fatto ha già battuto gli avversari. Eppure rilancia ulteriormente, nonostante sia stata respinta la sua richiesta di effettuare una due diligence per verificare ogni aspetto patrimoniale. È ancora Daffina a confermarlo: «Nella giornata del 7 novembre 2007, Botin mi riferì di essersi accordato con Mussari il quale aveva di fatto accettato tutte le condizioni in ordine al corrispettivo richiesto e all’impossibilità di effettuare la due diligence preventiva». Che cosa accadde dunque? Ieri Daffina avrebbe fornito su questo ulteriori dettagli che dovranno essere verificati. E qualcosa avrebbe aggiunto anche Vigni.
All’ex direttore generale è stata contestata formalmente la nuova accusa di ostacolo alla vigilanza per aver nascosto nella sua cassaforte il contratto con Nomura sul derivato Alexandria. Quello che, dice l’accusa, fu firmato in segreto per cercare di riparare proprio ai danni economici provocati dall’acquisizione di Antonveneta. E lui si sarebbe difeso sostenendo che era prassi normale custodire la documentazione più delicata in un posto sicuro «senza che questo implichi di aver voluto nascondere quanto era stato fatto». Vigni continua a ribadire che «era l’Area finanza con il suo responsabile Gianluca Baldassarri a occuparsi degli aspetti tecnici», così cercando di scaricare le proprie responsabilità. Ma aggiunge dettagli anche inediti. È per questo dovrà continuare a parlare.
Fiorenza Sarzanini