Hans Tuzzi, Il Sole 24 Ore 10/2/2013, 10 febbraio 2013
JP MORGAN IL MAGNIFICO [
Cento anni fa moriva a Roma l’uomo che salvò l’economia americana e costruì una delle più belle biblioteche di sempre] –
John Pierpont Morgan – che il «Times» paragonò a Lorenzo il Magnifico – morì il 31 marzo 1913 nella suite reale del Grande Albergo di Roma (oggi Plaza), dove era giunto dall’Egitto il 10 marzo. Per l’uomo che aveva salvato l’economia americana dalla crisi passata alla storia come «il panico del 1907», l’Egitto era meta di viaggio abituale. Ma la «grande Gorgone finanziaria» possente incarnazione del successo e della forza soffriva, sin da giovane, di gravi crisi depressive che gli facevano dire: «Io posso fare il lavoro di un anno in nove mesi, ma non in dodici». L’ultima scoppiò sul Nilo. Stremato, insieme alla figlia al genero e al medico di fiducia, Morgan era allora tornato in un «paese cristiano». Il certificato di morte accredita la «dispepsia psichica».
In via del Corso cessò l’assedio degli antiquari, che per venti giorni avevano sognato affari con il più importante e ricco collezionista del mondo. L’atrio del Grande Albergo, dove si tenne in forma privata il servizio funebre, fu invaso da tutte le orchidee e i gigli della Città Eterna, inviati dai potenti d’Europa.
La salma, scortata con i massimi onori, fu traslata in treno a Parigi, quindi a Le Havre, da dove il 5 aprile venne imbarcata sul «France» con destinazione New York. «Nessun cittadino americano – scrisse "Le Figaro" – ha ricevuto dall’Europa altrettanti segni di rispetto, e nessun altro avrebbe meritato un tale omaggio».
Ma l’omaggio più significativo si ebbe il 23 dicembre 1913, quando il Congresso degli Stati Uniti d’America istituì il Federal Reserve System – la Fed, banca centrale. Nel nuovo assetto economico creato da Morgan, non avrebbe potuto essere altrimenti: egli aveva traghettato un Paese di enormi risorse ma inconsapevole verso un consapevole destino di impero economico prima ancora che militare.
Non era un «uomo nuovo»: in America dal 1640, la famiglia era non solo ricca, ma del più puro ceppo perché, se lì esiste sangue blu, è quello. Già da vivo fu oggetto di biografie perché eccezionali erano sentiti sia il modo in cui accrebbe e usò le sue immense ricchezze, sia il modo in cui le tradusse in superbe raccolte d’arte: incarnava quelle famiglie che per ricchezza e opere costituivano, scrisse James Parton, «la nobiltà della repubblica».
Nel 1902 Morgan comprò la più lussuosa compagnia di navigazione britannica, la White Star. Quella del «Titanic».
Nel 1912, con la riduzione delle tasse d’importazione sui beni di lusso decisa dal presidente Taft, per sfuggire all’aumento delle imposte di successione in Gran Bretagna, Morgan decise di spedire a New York, sotto la supervisione dell’antiquario francese Jacques Seligmann, le collezioni della casa londinese. A febbraio un carico di opere d’arte assicurate per molti milioni di dollari varcò l’Atlantico dalle coste inglesi a quelle americane. Su navi della White Star: Morgan insisté di persona perché così fosse. Però, a fine marzo 1912, due settimane prima del viaggio del «Titanic», Morgan bloccò le spedizioni. Le favolose collezioni di Morgan...
Fin da giovane sentì la passione dell’arte. Studente in Europa, visitò musei e raccolte private. Se quindicenne alla Banca d’Inghilterra provò l’ebbrezza di stringere in pugno un milione di sterline, la visita di Chatsworth House esecitò un fascino altrettanto forte. Quella dimora costituì il modello concettuale della Morgan Library.
Da subito Morgan ricorse ai migliori esperti: Egisto Fabbri a New York, i Duveen a Londra, Seligmann a Parigi, a Roma Ercole Canessa. E Bernard Berenson, che però non ne stimava il gusto e lo chiamava beffardo Birbo Morgo. Ma sia Duveen sia Augusto Jandolo narrarono aneddoti sulla sua capacità di riconoscere a colpo d’occhio i pezzi migliori.
Dal 1890, con il potere d’acquisto che si spostava da Londra agli States mentre i Pari d’Inghilterra smembravano le collezioni, Morgan maturò il gusto per i sigilli assiri, i papiri copti, gli smalti carolingi e gli incunaboli, le porcellane cinesi e gli affreschi romani di Boscoreale.
Incorse in abbagli. Oggi sappiamo, ad esempio, che l’Ercole infante, allora ritenuto di Michelangelo e nel 1908 pagato da Morgan 10.000 sterline (al cambio del tempo 50.000 dollari, più di ottocentomila dollari odierni), è seicentesco, forse fiammingo. Ma molti suoi quadri, oggi sono gemme esposte nei maggiori musei americani.
E la Library? L’Evangeliario di Lindau, acquistato nel 1899 per 10.000 sterline dal conte di Ashburnham, fu il primo dei 630 codici miniati raccolti da Morgan nell’arco di quattordici anni. La prima pietra della sua chiesa. Venne infatti catalogato come MS M.I. dalla grande donna che stava dietro a questo grand’uomo. L’anima della biblioteca si chiamava Belle da Costa Greene. Si mormorava fosse figlia naturale di Morgan, che trascorreva con lei giorni e notti nel casto silenzio dei libri. Nel 1912 il «Chicago Tribune» la presentò così: «"La ragazza più intelligente che conosco", dice J. Pierpont Morgan. "Ciò perché: sui libri antichi ne sa più di qualsiasi altro americano. In un’asta ha pagato 42.000 $ per un singolo libro battendo in astuzia un ricco duca. Il suo parere sulle edizioni di Caxton è richiesto dai maggiori studiosi. È elegante, vivace e interessante, a tutti gli effetti una sana ragazza americana alla moda", dice Mr. Morgan».
Nel 1908 acquistò sedici volumi stampati da Caxton (uno era il primo libro stampato in Inghilterra) a «sole» 25.000 sterline, quando Morgan era pronto ad arrivare a 32.500 pur di battere il British Museum, in grado di offrirne al più 30.000. Per capirci, nel luglio 1998, a Londra, una copia dei Canterbury Tales di Chaucer stampato nel 1477 da Caxton fece il record del mondo per un libro a stampa: 4.621.500 sterline. Quello precedente (3.500.000 sterline del 1987) era detenuto dalla Bibbia di Gutenberg. Nel 1896 Morgan ne acquistò una su pergamena per 2.750 sterline. Nel 1900 e nel 1911 acquistò due esemplari su carta. Solo la Morgan Library possiede tre esemplari integri sui quarantanove completi sopravvissuti ai secoli.
Divenuta celebre la notte in cui Morgan pilotò la crisi economica del 1907 «dal ponte di comando della sua biblioteca», Miss Belle era davvero eccezionale. Nella lunga lista di suoi ammirati amanti, Bernard Berenson fu il punto fermo: la moglie, cattolica e complice, le confidò di giudicare le relazioni monogamiche «contro natura». Nel 1910, durante un soggiorno italiano, Belle rimase incinta di Berenson. Coerente alla propria visione della vita, abortì. Ma colei che diresse la Morgan Library sino al 1948 celava ben altri segreti. Questa, però, è un’altra storia.