Enrico Franceschini, la Repubblica 9/2/2013, 9 febbraio 2013
DAL NOSTRO CORRISPONDENTE
LONDRA
— Forse ve ne siete già accorti da soli, scrivendo un messaggino, un post, un’email o twittando. Ma adesso un illustre accademico l’ha gettata, per così dire, nello stagno della grammatica, e il mondo letterario sembra sostanzialmente d’accordo. Virgola, addio. Anzi: virgola addio (senza virgola nel mezzo). Il segno d’interpunzione che esprime una pausa breve, come lo definisce il dizionario, la “piccola verga o bastoncino” (dal latino “virgula”) messa in basso in fondo a una parola, sta diventando obsoleta. Viene usata con sempre minore frequenza nel linguaggio digitale, e poiché quello di Internet è ormai il linguaggio universale, la sua dipartita sul web potrebbe estinguerla anche dalla scrittura su carta, dunque nei giornali, nei libri, nella corrispondenza privata, per i pochi che si ostinano a scambiarsi messaggi in tale antiquata forma.
È stato John McWhorter, docente
di letteratura alla Columbia University, a pronunciare l’eureka che fotografa una situazione sotto gli occhi di tutti: dal momento che gli internauti e anche numerosi scrittori dimostrano crescente indifferenza all’utilizzo del “comma”, la sua definitiva scomparsa potrebbe essere imminente. «La si potrebbe togliere da buona parte dei testi contemporanei e la chiarezza non ne risentirebbe», afferma lo studioso sulla rivista online
Slate.
«La maggior parte dei segni grafici sono convenzioni, ed è naturale che cambino nel corso del tempo ». Concorda Simon Horobin, professore del Magdalene College di Oxford: «C’è una tendenza generale a un uso più lieve della punteggiatura, che sta mettendo chiaramente al tappeto l’utilizzo della virgola». In particolare i più giovani, la
web generation,
osserva lo studioso, possono venire confusi dal diverso stile grammaticale del linguaggio online rispetto a quello insegnato nelle scuole, dove la virgola (per il momento) resiste.
Il
Times
di Londra fornisce esempi di informazioni pubblicitarie, cartelli stradali e articoli di giornale in cui ci si aspetterebbe una virgola, ma non la si trova. E anche i più ligi alla grammatica riconoscono che certe regole, come quella (in inglese ma non in italiano) di metterla dopo il penultimo elemento di una lista (“Tizio, Caio, e Sempronio”),
non vanno più di moda. Del resto autori come Jane Austen praticamente la evitavano, preferendovi la lineetta (erano i suoi editori a sostituirla con la virgola), Hemingway la rimpiazzava spesso
con una sfilza di “e”, mentre il romanziere americano Tao Lin taglia corto in una recente poesia: «La grammatica è stupida / ucciderò grammatica e simboli». È vero, tuttavia, che la virgola appare
meno necessaria nell’inglese scritto, in cui si prediligono frasi secche separate da un punto: soggetto verbo complemento oggetto. Come faremmo noi italiani, maestri dell’inciso dentro
un inciso dentro un inciso, a scrivere (e pure a parlare), senza la virgola? Chissà, magari impareremmo a non perdere il filo del discorso.