Giovanni Pons, la Repubblica 9/2/2013, 9 febbraio 2013
“VOGLIAMO VENDERE LE TV MA LA7 DEVE RESTARE LIBERA INVESTIMENTI PRIMA DI TUTTO”
MILANO
— IN piena campagna elettorale potrebbe cambiare padrone il polo televisivo costruito intorno a La7, che ha in Enrico Mentana e Michele Santoro i suoi volti più rappresentativi. Telecom ha riconvocato il cda per lunedì 18 febbraio e tocca al presidente Franco Bernabè gestire questa fase delicata.
Dottor Bernabè, perché avete rinviato ulteriormente la vendita di Ti Media?
«Il consiglio di amministrazione di giovedì scorso ha analizzato le offerte arrivate e vuole decidere con grande disponibilità e completezza di informazioni. L’orientamento del cda è di vendere, nella prossima riunione prenderemo una decisione».
Negli ultimi giorni sono arrivati l’offerta di Europa 7 e l’interessamento di Diego Della Valle. Quante proposte ci
sono sul tavolo?
«Secondo criteri universalmente riconosciuti un’offerta per essere tale deve essere accompagnata da garanzie adeguate. E al momento solo due hanno questo requisito».
Quindi solo Clessidra e Cairo Communication sono in corsa?
«Al momento sì».
Vista la delicatezza del momento viene spontaneo chiederle se ha ricevuto pressioni da politici o dagli azionisti per concludere la vendita di Ti Media in tempi rapidi.
«Assolutamente no. Il consiglio è determinato a vendere e il processo di cessione è stato gestito secondo criteri di assoluta trasparenza. Il consiglio adesso ha tutti gli elementi per prendere una decisione e la prenderà nel solo interesse di Telecom Italia».
Non crede che assegnare i canali di Ti Media a Clessidra o a Cairo Communication possa sbilanciare politicamente l’offerta televisiva italiana?
«Siamo un editore anomalo nel panorama italiano, abbiamo sempre lasciato assoluta libertà nelle scelte editoriali e questa credo sia la vera forza de La7. Cambiare impostazione sarebbe un errore».
Ti Media a fine 2012 ha visto aumentare i debiti a 260 milioni. La presenza nella tv sta rallentando la politica di rientro dal debito di tutto il gruppo?
«Nello scorso esercizio, in un quadro congiunturale molto difficile, abbiamo ridotto i debiti di oltre 2 miliardi. Il nuovo piano industriale prevede nel 2013 la discesa al di sotto dei 27 miliardi e per il 2015 un rapporto tra posizione finanziaria netta e Ebitda inferiore a 2 volte».
Tuttavia state trattando con le agenzie di rating per evitare un declassamento. Ce la farete?
«Il management farà di tutto per evitare un abbassamento del rating o per rialzarlo qualora il declassamento si renda temporaneamente inevitabile. Per raggiungere questo obbiettivo abbiamo messo in campo misure aggiuntive».
Quali?
«Per mantenere il rating e al tempo stesso non sacrificare gli investimenti, il cda ha deliberato di proporre all’assemblea un taglio del dividendo e di lanciare un programma di bond ibridi volto a rafforzare la base patrimoniale».
Perché non fare direttamente un aumento di capitale?
«Se sostituiamo debito con capitale dobbiamo assicurarci che questo possa avere un rendimento superiore. In questo momento non è così e la formula dell’ibrido appare quella ottimale perché permette di fare gli investimenti e salvaguardare il rating».
Dunque gli azionisti di Telco, la scatola che controlla il 22,4% di Telecom, sono disposti a incassare meno dividendi pur di non dover mettere altri soldi in azienda?
«Va dato atto agli azionisti di ragionare più in termini strategici che finanziari. Abbiamo previsto 9 miliardi di investimenti in Italia nel triennio 2013-2015 e 1,3 miliardi all’anno in Brasile. Vogliamo continuare nell’opera di ammodernamento delle reti sia nel fisso sia nel mobile. In Brasile nel 2012, nonostante mille difficoltà, siamo andati meglio dei concorrenti e anche in Argentina cresciamo e le prospettive sono buone».
Perché in Brasile avete sostituito l’ad di Tim Participaçoes?
«Mangoni ha terminato la fase di traghettamento dopo l’uscita improvvisa di Luciani. Alla guida di Tim Brasil arriva da Cisco Rodrigo Abreu che è un grande esperto di reti».
A proposito di reti, come vanno i discorsi avviati con la Cassa Depositi e Prestiti sul possibile scorporo dell’infrastruttura di Telecom?
«Stanno procedendo molto bene, c’è un grande team al lavoro su un’operazione molto complessa che nessuno ha mai affrontato in Europa. La regolamentazione che sta implementando la Ue va nella giusta direzione e ci aspettiamo altri passi avanti».
A livello di andamento operativo perché non siete ancora riusciti a invertire la discesa dei ricavi?
«Il settore “business” sta soffrendo più del “consumer” e quest’anno si avrà l’ultima fase in termini di discesa delle tariffe di terminazione. Quando i prezzi della terminazione si stabilizzeranno lo stesso succederà per i ricavi del mobile. Per il fisso si va verso un futuro di accesso a pagamento e tariffe flat sul traffico».