Giorgio Meletti e Carlo Tecce, il Fatto Quotidiano 9/2/2013, 9 febbraio 2013
DEBITO, MODELLO MPS PER TELECOM
[Tre miliardi di obbligazioni ibride per evitare a Mediobanca l’aumento di capitale] –
Un caotico compromesso tra il management guidato dal presidente Franco Bernabè e gli azionisti di controllo guidati da Mediobanca ha chiuso il faticoso cda di Telecom Italia di giovedì sera. L’azienda dimezza il dividendo, sacrificando gli interessi degli azionisti per tenere più soldi in cassa e dare slancio agli investimenti (16 miliardi tra 2013 e 2015). In cambio evita agli stessi azionisti il salasso del necessario aumento di capitale, ricorrendo a un’emissione obbligazionaria di titoli “subordinati ibridi”: in italiano corrente è lo stesso sistema scelto dal Monte dei Paschi per rafforzare il patrimonio consentendo alla malconcia Fondazione Mps controllata dalla politica di non perdere il controllo della banca. Come il F.R.E.S.H. del Montepaschi, anche il subordinato ibrido di Telecom ha la magica virtù di rafforzare il patrimonio societario e non l’indebitamento netto, senza chiedere soldi agli azionisti ma chiedendoli in prestito.
Nel caso di Telecom viene salvaguardata la posizione di Telco, la scatola che fa capo alla spagnola Telefonica e alle italiane Mediobanca, Intesa Sanpaolo e Generali e che comanda sul gruppo telefonico con il 15 per cento del capitale totale.
IERI MATTINA si sono visti i primi risultati della confusione al vertice. Per qualche motivo la notizia del dimezzamento del dividendo (decisiva per il valore delle azioni) è stata data al mercato solo dopo le 12. Nel frattempo in Borsa è successo di tutto: sulla base delle vendite dei detentori di informazioni privilegiate, il titolo ha perso fino al 5,7 per cento prima di essere sospeso dalle contrattazioni per eccesso di ribasso ed essere poi rapidamente riammesso. La giornata si è chiusa in recupero, con la perdita contenuta all’1,26 per cento. Con scambi più che doppi rispetto alle giornate precedenti, qualcuno sicuramente si è arricchito a danno di qualcun altro meno informato. È il mercato italiano, bellezza.
Mediobanca, Intesa e Generali hanno dunque evitato la cosa più temuta, l’aumento di capitale, ma si trovano davanti, con il taglio del dividendo, una strettoia drammatica. Dei 450 milioni che saranno distribuiti in primavera, Telco incasserà circa 60 milioni, meno della metà dei 129 incassati l’anno scorso. Nel 2012 i 129 milioni bastarono appena a pagare gli interessi sul gigantesco debito (3,3 miliardi) fatto per comprare le azioni Telecom dalla Pirelli di Marco Tronchetti Provera nel 2007. Finora i conti di Telco erano stati raddrizzati malamente con correzioni patrimoniali, valutando 1,5 euro le azioni Tele-com in portafoglio, anche se oggi in Borsa viaggiano sotto i 70 centesimi. Se Telco valutasse le azioni in portafoglio al loro valore reale avrebbe il suo patrimonio ridotto a zero. E adesso c’è anche un problema di cassa: mancano all’appello una settantina di milioni per pagare le banche creditrici, tra cui Unicredit e Mps.
PER LA VENDITA DI LA7 invece è stato solo un rinvio, a quanto pare. Il 18 febbraio il Cda di Telecom Italia si riunirà nuovamente - dice Mentana al TgLa7 in assenza di notizie ufficiali - per decretare la vendita della tv. Le offerte sono tre: Urbano Cairo resta il favorito, segue a distanza il fondo Clessidra, di pura formalità la presenza di Europa La7. Il Cda di giovedì, a dispetto di quanto dichiarato da Tarak Ben Ammar, non si è chiuso senza affanni. Bernabè ha resistito al tentativo degli azionisti (Mediobanca, soprattutto) di chiudere subito la pratica con la cessione a Cairo, consegnando i dossier ai consiglieri per dar loro tempo di studiare l’operazione. Ieri sera è intervenuto anche Enrico Mentana: “Pare sicuro che Telecom venderà. Ci sono preoccupazioni ben motivate: il conto economico è in passivo e si andrà a momenti difficili. É altrettanto certo che non bisogna avere paura del nuovo. Ma se cambia la linea editoriale, me ne vado”. Dunque Mentana risponde anche a chi – come i suoi giornalisti – teme il passaggio nelle mani di Cairo. Il direttore è tranquillo, la redazione molto meno.