Grazia Longo, La Stampa 9/2/2013, 9 febbraio 2013
L’ACCUSATRICE DELLA ICHINO “NON MI SCUSO”
Perché attaccare Giulia Ichino, che lavora da molti anni ed è considerata meritevole da chi la conosce, cosa ha fatto di male? «Non sono livorosa, ma se è tanto a posto con la coscienza non si capisce perché perde tanto tempo a giustificare, anche su Facebook, la sua posizione lavorativa», dice Chiara Di Domenico, 36 anni, precaria dell’editoria. Lei insiste, nella sua battaglia. Sostiene che «alla Mondadori non ci andrei neppure se mi chiamassero», poi però ammette di aver spedito alla casa editrice un curriculum «senza mai aver ricevuto uno straccio di risposta».
L’altro ieri Di Domenico è intervenuta all’assemblea Pd contro il nepotismo strappando una marea di applausi e conquistando l’abbraccio del segretario Bersani dopo aver bollato come una raccomandata la figlia del giuslavorista Pietro Ichino che ha voltato le spalle al Pd per candidarsi al Senato con Monti. «Ma come proprio lui che da oltre 10 anni sostiene e loda il precariato ha una figlia con posto fisso da quando aveva 23 anni?». Giulia Ichino, senior editor alla Mondadori oggi di anni ne ha 35 e si definisce «non una raccomandata, ma fortunata». Una schiera di scrittori - e non solo - però esclude i benefici della Dea bendata e la definisce un’autentica fuoriclasse, molto brava e preparata.
«Sarà anche vero e io non lo metto in dubbio - dice Chiara Di Domenico - e comunque non ce l’ho affatto con lei, semplicemente da cittadina libera credo di avere il diritto di esprimere un’opinione sulle condizioni dei precari e di giovani più privilegiati. La diversa base di partenza influisce: mi sono laureata in Lettere con 110 all’Università di Urbino e ho frequentato un master in editoria, ma sono figlia di un poliziotto in pensione e di una casalinga e oggi guadagno 1.200 euro al mese, senza la garanzia del contratto a tempo indeterminato».
Di Domenico è addetta stampa per «L’Orma» una piccola casa editrice romana. «Che rispetta perfettamente le norme del contratto e dove mi trovo benissimo, ma sono contenta che da questa querelle con Giulia Ichino si sia posto l’accento sulla condizione dei precari: io porto addosso i segni della sofferenza. Dalla fatica per le incertezze, al problema dell’affitto troppo caro. Non se ne può più: credo che dopo le quote rosa, sia arrivato il momento delle quote “qualunque”».