Elena Polidori, la Repubblica 8/2/2013, 8 febbraio 2013
QUEL PRESTITO DA 2 MILIARDI AL MONTE WALL STREET JOURNAL CRITICA VIA NAZIONALE
ROMA
— Il Wall Street Journal
se la prende con Mario Draghi e la Banca d’Italia lo difende. Tutto indiretto, ovviamente. Tutto «informal». L’oggetto della disputa è un «prestito segreto», da 2 miliardi di euro negoziato da Mps con Via Nazionale nell’autunno 2011 quando già l’istituto senese era “a secco di liquidità”. Come se non bastasse, questo speciale «covert loan» non è mai stato rivelato né dalla banca senese né dalle autorità di controllo italiane «per timore che si potesse creare panico sui mercati ». La replica non formale di palazzo Koch suona così: non è un prestito nascosto e, soprattutto, non si danno informazioni su operazioni di rifinanziamento con controparti individuali. Nessuna banca centrale lo fa.
Già, però di mezzo c’è appunto Draghi che, all’epoca dei fatti, era ancora governatore della Banca d’Italia. Non a caso l’ex ministro Giulio Tremonti, che non l’ha mai molto amato, parla ora di «scandalo devastante», se confermato. Perciò, al di là delle tecnicalities - «un prestito titoli collateralizzato contro altri titoli opportunamente valutati con haircut», secondo la dizione della Banca d’Italia - la notizia del Wsj suscita interesse proprio perché in qualche maniera chiama in causa il presidente della Bce, insieme al sistema di controlli della banca centrale italiana. Oltretutto, è il secondo attacco consecutivo del quotidiano che già ha avuto a che ridire sulla «cura Bce»: «non serve all’economia reale».
Ora, naturalmente, Draghi per primo sa benissimo che dello scandalo di Siena, soprattutto all’estero, si parla molto anche per via del suo ruolo, nuovo e vecchio. Perciò, incontrando ieri i giornalisti all’Eurotower, non solo ha ricordato di essere stato lui a firmare «entrambe le ispezioni» su Mps, non solo ha chiesto per Bankitalia più poteri, difendendone la “correttezza”, ma ha anche lanciato un avvertimento: attenzione al «rumore prodotto dalla campagna elettorale». Occhio al tam-tam di accuse sull’operato della Vigilanza: «Sono voci da liquidare ».
E da Roma, infatti, la Banca d’Italia liquida l’affare covert loan come una normale operazione di rifinanziamento. E rintuzza l’accusa di mancata informazione al mercato, sostenendo che notizia del prestito è stata data dal ministro Vittorio Grilli in Parlamento, la scorsa settimana. Ce n’è traccia anche nel documento della Vigilanza, diffuso in quell’occasione, in cui si legge che «nell’autunno del 2011 si rendono necessarie da parte della Banca d’Italia operazioni di prestito titoli al fine di consentire a Mps di ampliare il ricorso al rifinanziamento
Bce».
Secondo la ricostruzione del giornale, Mps era a secco e per questo bussò a quattrini anche se «pubblicamente i suoi dirigenti rassicuravano che la posizione finanziaria era adeguata». Via Nazionale concesse il prestito perché la banca «stava ormai esaurendo» tutte le scorte e non aveva più la possibilità di chiedere fondi alla Bce. Né Mps né Bankitalia, hanno detto nulla, come da normativa.
Wsj cita anche fonti di Via Nazionale secondo cui l’operazione «aveva l’obiettivo di non creare maggiore tensione sui mercati, cosa che sarebbe accaduta se fosse stata comunicata». Mps peraltro restituì i denari nei tempi stabiliti.