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 2013  febbraio 08 Venerdì calendario

YARA, IL MISTERO DEL BIGLIETTO AEREO

Un altro giallo infittisce il già fin troppo oscuro mistero che avvolge la morte di Yara Gambirasio. Mercoledì sera la trasmissione “Chi l’ha visto?” ha mostrato la fotografia di un biglietto aereo Casablanca-Orio al Serio, datato 21 febbraio 2011. Fu trovato nel campo di Chignolo d’Isola cinque giorni dopo, il 26 febbraio, durante la minuziosa ispezione della polizia scientifica di Milano ­intervenuta per i rilievi sul cadavere della ragazzina ­insieme a due tagliandi del parcheggio della stazione aeroportuale orobica. Uno risale al 9 febbraio e indica una sosta di 6 minuti (dalle 11.03 alle 11.09), l’altro invece porta proprio la data del 21 febbraio.
La sosta durò 19 minuti (dalle 13.31 alle 13.50). Chi li ha persi, verosimilmente la stessa persona sbarcata a Orio, tra il 21 e il 26 febbraio si è recato nel campo maledetto di Chignolo, dove Yara giaceva senza che nessuno l’avesse ancora trovata. Sul biglietto aereo c’erano nome e cognome, quindi risalire alla sua identità dev’essere stato facile. Non si tratta di Mohammed Fikri, è bene dirlo chiaramente.
Interpellata, la pm Letizia Ruggeri, che dall’inizio conduce l’indagine, ha confermato che i tre biglietti sono agli atti. Ma non ha detto dove ha portato la pista dell’uomo venuto da Casablanca («C’è il segreto istruttorio»), né se si trattasse di un italiano o di uno straniero. «Tutto è stato verificato dalle forze dell’ordine che hanno partecipato all’indagine» ha tagliato corto. Ma qui sta il punto più controverso della vicenda. Perché la rivelazione di “Chi l’ha visto?” ha spiazzato anche alcuni investigatori. Chi, fin dai primi istanti, ha condotto l’indagine sul campo, pare non fosse a conoscenza dei tre biglietti in questione.
Non i carabinieri di Bergamo, che non hanno abbandonato la pista del marocchino Mohammed Fikri, tuttora unico indagato (il 14 febbraio ci sarà l’ennesima udienza per decidere sulla sua archiviazione). Particolare insignificante e subito scartato? Probabile. Però di certo non condiviso tra tutte le forze in campo, se è vero che anche in questura qualcuno è caduto dalle nuvole.
Il procuratore capo di Bergamo, Francesco Dettori, sostiene però con forza che tutte le informazioni sono sempre circolate con la massima trasparenza, almeno da un certo momento in poi. «Smentisco che qualcuno potesse non sapere dei biglietti. Forse qualche problema c’è stato all’inizio, quando nelle indagini avviate dai carabinieri si è inserita la polizia, ma poi tutti hanno lavorato in squadra, ripartendosi i vari compiti. Alle riunioni che ho presieduto sono sempre stati presenti tutti gli ufficiali e i dirigenti». Forse qualcuno è di memoria corta.
Possibile. O forse qualcosa si è inceppato nel flusso delle informazioni. Forse il fatto che tanti reparti (compresi Ris, Ros e Sco) siano stati chiamati in causa non ha giovato al coordinamento. E nemmeno alla ricerca della verità che, a pochi giorni dalla chiusura dell’inchiesta (il 28 febbraio), appare ancora lontanissima.
Due mesi fa la mamma di Yara ha scritto direttamente a Napolitano per chiedere giustizia e per lamentare la ’scarsa collaborazione del sostituto procuratore con la difesa delle persone offese’. Ieri Sky ha reso nota la lettera inviata dal Quirinale al Procuratore generale per riavviare il dialogo: «Sarò grato se, nell’ovvio rispetto della normativa vigente, vorrà fornire ogni utile e consentita notizia sulla vicenda giudiziaria». Anche in questo caso, un problema di comunicazione.