Emiliano Fittipaldi, l’Espresso 8/2/2013, 8 febbraio 2013
Seggio elettorale SAN PIETRO – Il presidente della Cei con Monti. Il segretario di Stato con Berlusconi
Seggio elettorale SAN PIETRO – Il presidente della Cei con Monti. Il segretario di Stato con Berlusconi. Così i vescovi si dividono. E dettano condizioni– A due settimane dal voto il Vaticano è spaccato in due partiti. Contrapposti e l’un contro l’altro armati. Capeggiati dai due soliti arcinemici: Tarcisio Bertone, il segretario di Stato che spera in un nuovo miracoloso recupero di Silvio Berlusconi, e dal capo della Conferenza episcopale italiana Angelo Bagnasco, che da settimane - coadiuvato dal segretario di papa Benedetto XVI Georg Gänswein - sta provando a tirare la volata a Mario Monti. Con un triplice obiettivo: ricostruire una casa per i conservatori meno populista e antieuropea, mettere il cappello sul nuovo partito e fare piazza pulita dei suoi avversari interni. Se all’inizio della campagna elettorale gli osservatori più attenti consideravano il partito pro Monti in netto vantaggio, e molti cantavano la fine del regno di Bertone, nell’ultimo mese il mood è cambiato. Complici i sondaggi che danno Silvio Berlusconi in netta ripresa e alcuni errori tattici del Professore nei rapporti con le alte gerarchie, l’esercito di Bagnasco sta perdendo vigore, con prelati che suonano la ritirata e cardinali impegnati a disegnare strategie in ordine sparso. Oggi, per mappare gli schieramenti in campo, bisogna comunque partire da due dati di fatto: se i cattolici italiani non seguono come una volta i dettami delle gerarchie ecclesiastiche, è certo che quasi tutti in Vaticano temono una larga vittoria del Partito democratico e di Nichi Vendola. E stanno facendo di tutto per evitarla. TIFOSI DELLA PRIM’ORA. Bagnasco e don Georg sono stati i primi a mollare Berlusconi e a puntare sul Professore. Il tentativo finale, e assai ambizioso, è quello di trasformare "Scelta civica" in una nuova Balena bianca. Bagnasco non ha avuto difficoltà a scegliere Monti: ne apprezza il rigore, la competenza, e vede nel premier affinità caratteriali. Entrambi elitari, freddi e distaccati, nonostante si conoscano bene amano darsi ancora del "lei", e quando chiacchierano gareggiano in dotte citazioni. Nel 2011 è Bagnasco il primo a rompere con il Pdl, benedicendo l’incontro organizzato a Todi dalle associazioni cattoliche avverse al governo Berlusconi. Un appuntamento messo in piedi dal consigliere spirituale della Comunità di Sant’Egidio monsignor Vincenzo Paglia (ottimi i suoi rapporti con il capo della Cei) e da Andrea Riccardi, il leader dell’associazione di Trastevere che pochi mesi dopo entrerà nel nuovo esecutivo montiano, diventando di fatto braccio destro del premier. Non è un caso che a dicembre scorso sia proprio il numero uno della Cei insieme al giornale dei vescovi "Avvenire" a lanciarsi in un clamoroso endorsement a favore del presidente del Consiglio, confidando su sondaggi che segnalavano un Monti-boom vicino al 18 per cento. Un appoggio che spiazza Bertone e Camillo Ruini, ma concordato nei dettagli con don Georg. Che, da mesi, si sta dando da fare con l’ambasciatore di Monti in Vaticano Federico Toniato, vicesegretario della presidenza del Consiglio e da anni amico personale del segretario di Ratzinger: i due organizzano diversi incontri bilaterali (potesse votare, in molti scommettono che Ratzinger nel segreto dell’urna sceglierebbe "Scelta civica") e spingono affinché il governo si impegni a finanziare scuole e ospedali cattolici. Risultato: a fine 2012 al Bambin Gesù arrivano 12,5 milioni, altri 5 vengono destinati al Gaslini di Genova. La legge di stabilità regala anche 223 milioni alle scuole paritarie, mentre la vicenda dell’Imu si chiude con una vittoria schiacciante della Chiesa: grazie ai buoni uffici del premier a Bruxelles gli enti religiosi che producono utili dovranno pagare la tassa sugli immobili solo a partire da quest’anno. Gli arretrati evasi (secondo i radicali la cifra supererebbe i 2,5 miliardi di euro) vengono invece abbonati. Per sempre. LISTE INDIGESTE. Dopo Natale, però, il patto di ferro tra Bagnasco e Monti comincia a mostrare le prime crepe. A inizio gennaio il cardinale manda al presidente del Consiglio, attraverso Paglia, la lista dei "valori non negoziabili" da inserire nell’agenda, ma il Professore nicchia. Non una parola, nel programma, su questioni cruciali come aborto, centralità della famiglia, eutanasia. Non solo. Nelle liste di "Scelta civica" entra soltanto l’ex presidente delle Acli Andrea Oliviero e qualche esponente di Sant’Egidio, mentre l’Udc di Pier Ferdinando Casini - che è in rapporti pessimi con Bertone - blinda le sue liste, infilando decine di notabili del partito. Anche l’alleanza con il laico Gianfranco Fini, fautore del referendum per l’abrogazione della legge 40 sulla fecondazione assistita, non viene digerita bene. La candidatura al Senato di Alessio De Giorgi, direttore di Gay.it (che ha deciso di ritirarsi dopo che "Libero" lo ha accusato di gestire siti in cui escort gay si prostituirebbero), è dirompente. Bagnasco vacilla e si chiede se ha puntato sul cavallo giusto. I rapporti peggiorano con lo scoppio dell’ennesima battaglia tra Vaticano e Banca d’Italia: i primi di gennaio Via Nazionale nega a tutte le banche del Paese l’autorizzazione a lavorare nella Santa Sede. La Deutsche Bank Italia, che gestisce da anni il servizio per tutti i pagamenti elettronici in Vaticano, è così costretta a bloccare pos, bancomat e carte di credito. Motivo: lo Ior e la Santa Sede, paese extracomunitario, non avrebbero una normativa adeguata in materia di anti-riciclaggio. «Il Vaticano è andato in tilt», racconta un monsignore, «ancora oggi per entrare ai Musei bisogna pagare in contanti. Il governo è stato passivo, il governatore di Bankitalia Ignazio Visco e il suo amico Monti non ci hanno aiutato. Al contrario». Dopo l’Epifania i nemici di Bagnasco approfittano dell’impasse e vanno all’attacco. Camillo Ruini, che tra i politici ha ancora Gianni Letta come punto di riferimento privilegiato, dice ai suoi che bisogna riavvicinarsi al Pdl. Mentre Riccardi decide di non candidarsi, lo strappo tra Monti e quella parte del mondo cattolico che lo aveva appoggiato apertamente viene certificato con l’annullamento del nuovo incontro previsto a Todi: Bagnasco sonda la base e capisce che l’appuntamento rischia di trasformarsi in una contestazione al premier. «Monti va ancora appoggiato, ma nell’ombra». BERLUSCONI FOR EVER. La corrente dei bertoniani, nonostante tutto, considera invece il Cavaliere l’unico interlocutore ancora affidabile. «Bertone ha una simpatia innata per Berlusconi. Ogni volta che si incontrano scherzano sulle comuni radici salesiane. Sono alla mano, parlano di calcio, fanno battute. La verità? Sua eminenza preferisce avere a che fare con un peccatore spudorato che con un saccente moralista», chiosa una fonte vicina al segretario di Stato, ancora potentissimo nonostante molti vaticanisti ne profetizzino un giorno sì e l’altro pure il declino e il pensionamento anticipato. Non è solo una questione di pelle, naturalmente. Bertone e Ruini non dimenticano che l’unico che ha avuto il coraggio di firmare provvedimenti oltranzisti (come l’incredibile decreto per "salvare" Eluana Englaro) è stato proprio Berlusconi. Sanno che su di lui possono contare, sempre e comunque. Anche il cardinale Mauro Piacenza, che spera un giorno di prendere il posto di Bertone, punta su Berlusconi. Che ha ottimi amici, ancora, anche in Lombardia, regione chiave per gli equilibri del Senato. Se parte di Comunione e Liberazione stanca degli scandali giudiziari che hanno investito il loro storico riferimento Roberto Formigoni voterà Monti alle politiche e Gabriele Albertini alle regionali, i berluscones Maurizio Lupi e Renato Farina hanno ancora presa su una parte consistente del movimento. Il partito di riferimento della curia milanese, con in testa l’arcivescovo Angelo Scola, resta ancora il Pdl. I bertoniani hanno chiesto e ottenuto la riconfermare dei teocon Maurizio Sacconi, Gaetano Quagliariello e Eugenia Roccella, ma sanno bene che la vittoria del duo Bersani-Monti è più che probabile. E così, dicono i bene informati, il segretario di Stato ha dato il suo appoggio alla candidatura di Renato Balduzzi nelle liste di Monti. La vicenda dell’ex ministro della Sanità è significativa: da sempre vicino al Pd, bindiano della prima ora, dopo l’esperienza al governo (come ministro della Salute) ha provato a candidarsi nelle file dei democratici. Che, però, hanno fatto muro. Balduzzi ha chiesto consiglio all’amico cardinale Giuseppe Versaldi, che gli ha suggerito di accettare un posto da capolista con "Lista civica". Versaldi è uno che conta parecchio: bertoniano di ferro, è il presidente della Prefettura degli Affari economici, il super-ministero dell’economia della Santa Sede. «In caso di ticket Monti-Bersani, Balduzzi potrebbe tornare a fare il ministro. La Chiesa apprezzerebbe», chiosano sotto il cupolone. PERICOLO ROSSO. Se Beppe Grillo e Antonio Ingroia sono visti come inguaribili mangiapreti e considerati inavvicinabili, il rapporto tra Vaticano e il Pd resta ancora difficile. «Ho visto le immagini di Bersani che esulta con il suo staff per la vittoria. Quei giovani che erano con lui alzavano il pugno!» chiosò sgomento monsignor Rino Fisichella commentando le immagini delle primarie del Pd. «È davvero questo il futuro che abbiamo innanzi? Non credo sia giusto far finta di nulla». Al di là delle affermazioni dei prelati più conservatori (Fisichella è considerato un fan accanito del Pdl: leggendaria la sua dichiarazione dove spiegava che una bestemmia scappata a Berlusconi andava «contestualizzata»), per il clero la presenza di Vendola nell’alleanza è considerata un ostacolo quasi insormontabile a un dialogo proficuo con la sinistra: il governatore pugliese continua a ipotizzare tagli ai finanziamenti delle scuole private, leggi per legalizzare i matrimoni omosessuali e adozioni per le coppie gay. Persino i cattolici Rosy Bindi e Franco Marini non sono mai stati ben visti. Epperò, paradossalmente, nelle liste dei democrat la presenza di esponenti cattolici è più consistente che altrove: tra loro Edo Patriarca, ex coordinatore del Family Day, Ernesto Preziosi dell’Istituto Toniolo (l’ente che controlla la Cattolica e il Gemelli), la figlia di Flaminio Piccoli Flavia Nardelli, personaggi come Giorgio Santini della Cisl e la storica contemporanea Emma Fattorini. Tra le enclave che spostano più consenso, se l’Opus Dei come da tradizione non si schiera con nessuno (l’Opera appoggia sempre e solo chi vince), le associazioni no-profit impegnate nel terzo settore sembrano invece preferire il Pd, fautore di una politica economica meno rigorista rispetto a Monti. Bersani promette risorse al volontariato, e s’è guadagnato l’appoggio del mensile "Vita", dei progressisti di "Famiglia cristiana" e di una parte di Azione cattolica, mentre l’anima conservatrice di Ac, quella che fa capo a Dino Boffo, vota ancora Pdl. Nella confusione della guerra tra fazioni, una cosa è sicura: se dovesse vincere il centrosinistra con una maggioranza forte e coesa, gli equilibri vaticani cambieranno profondamente. E il fronte dei berlusconiani, inevitabilmente, perderebbe il suo decennale predominio.