Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
È in corso a Bruxelles un vertice di due giorni, vertice di capi di stato e di governo per discutere le ultime sulla crisi: Merkel, Hollande, Monti eccetera. Sulla base di quanto s’era stabilito l’ultima volta, i temi importanti sul tappeto dovrebbero essere tre: la situazione in Grecia, l’unione bancaria europea, le condizioni del prestito alla Spagna, ormai pronta a chiedere un aiuto. Senonché la Merkel, prima di partire per il Belgio, ha passato la mattinata in Parlamento, e qui ha introdotto un quarto tema, non propriamente nuovo, ma inatteso: bisogna – ha detto in sostanza ai suoi deputati – che si istituisca un’autorità europea capace di esaminare i bilanci delle singole nazioni ed eventualmente bocciarli. Nessuno dei meccanismi sottintesi a un simile progetto è stato chiarito (per dirne uno: che sanzioni scatterebbero di fronte a un bilancio malfatto o furbesco?), ma il solo fatto di aver avanzato una proposta simile ha provocato la reazione del presidente Hollande: quando Merkel è arrivata a Bruxelles – riferiscono le agenzie – tra i due c’è stata una discussione piuttosto vivace («scontro») sulle priorità dell’agenda europea. Per Hollande bisogna procedere con l’unione bancaria, un tema che ai tedeschi non piace perché significherebbe permettere ad estranei di scendere nelle segrete dei loro istituti, per niente in ordine, come sappiamo (specie per quanto riguarda le banche regionali). A Hollande è stato chiesto come mai vi siano a un tratto queste divergenze tra Francia e Germania, e il presidente francese, un uomo intelligente, ha detto: guardate i calendari elettorali. Merkel deve affrontare le elezioni politiche l’anno prossimo a settembre, e man mano che ci avviciniamo all’appuntamento è sempre meno libera di prendere decisioni impopolari. Permettere a un estraneo di mettere il naso nei loro conti farebbe gridare la Bundesbank, che gode in Germania di un credito assoluto.
• Io dico che, invece di parlare della Germania, sarebbe bene concentrarci sulla Grecia, dove c’è stato un morto.
Sì, un uomo di 65 anni è morto d’infarto durante una carica della polizia. Venticinquemila persone in piazza, scontri vicino al Parlamento. Il governo si accinge al famoso taglio da 11,5 miliardi che sbloccherebbe la tranche di prestito da 130 miliardi. Senza il prestito, come al solito, ci sono soldi per pagare gli stipendi fino alla fine dell’anno. Pare però che la Trojka, cioè i rappersentanti di Ue, Bce e Fmi, che sono ad Atene per controllare che le promesse siano state mantenute (non sono state mantenute), pretenda tagli da 13,5 miliardi per i prossimi due anni. In proporzione è come se chiedessero a noi di togliere dal bilancio 100 miliardi. E la Grecia ha registrato un crollo dell’economia del 25% ed è in recessione da sei anni.
• Con la Grecia, cioè, siamo forse al di là del possibile.
Sì, e questo significa una cosa sola: Atene, dopo aver tagliato dell’80 per cento il vecchio debito, non sarà in grado di restituire il nuovo, pari, per la parte che riguarda gli Stati, a 126 miliardi (di cui una ventina nostri). La soluzione è condonarglielo e che non se ne parli più. Ma non si può fare prima delle elezioni in Germania.
• I mercati però, a parte la giornata insulsa di ieri, stanno reagendo bene, il nostro spread è a 314, se non ci fossero le nubi del Monte dei Paschi anche la Borsa…
Il mercato è relativamente allegro per via degli aiuti alla Spagna, che sarebbero imminenti. Sembra scongiurato l’attacco all’Italia, che prima dell’estate pareva inevitabile subito dopo la salvezza di Madrid. Alla riunione del Fondo Monetario, a Tokio, tutti hanno parlato della Spagna e nessuno dell’Italia, se non per chiedere, quando capitava, che cosa succederà dopo le politiche. La resistenza degli imprenditori stranieri ad investire nel nostro paese dipende proprio dall’incognita politica.
• In qualche modo resterà Monti.
È quello che credono in molti. C’è un curioso scenario di cui s’è cominciato a parlare e che forse non è del tutto destituito di fondamento. Gli ultimi a farne cenno sono stati quelli di “Milano Finanza”.
• Di che si tratta?
La Merkel vincerebbe le elezioni al cento per cento se le riuscisse di mettere un tedesco in capo alla Bce. Come si fa però a sloggiare Draghi? Lo si sloggia, per esempio, facendolo eleggere presidente della Repubblica il prossimo maggio. Quale garanzie migliore per i mercati? Uno stimatissimo banchiere al Quirinale e un altro stimatissimo grand commis internazionale, ex Goldman Sachs, a Palazzo Chigi, destinato, in questa profezia, a prendere il posto di Van Rompuy alla presidenza del consiglio europeo nel 2014. I partiti nostrani, o quello che resterà dei partiti nostrani dopo l’Armageddon del prossimo voto, dovranno farsene una ragione…
[Giorgio Dell’Arti, La Gazzetta dello Sport 19 ottobre 2012]
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