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 2012  ottobre 19 Venerdì calendario

L’ULTIMA CHANCE DI SAMARAS PER RESTARE NELL’EUROZONA

L’ultimo sondaggio della società VPRC segnala un pericoloso scollamento dell’elettorato greco, provato da cinque anni di recessione, dai partiti pro-europei a favore delle ali più estreme e populiste. La Sinistra radicale di Syriza - il cui leader Alexis Tsipras ormai parla apertamente di fare default, lasciare la moneta unica e tornare alla dracma svalutando, come fece l’Argentina nel dicembre 2001, del 75% la moneta - è in testa al 30,5%, seguita dal partito conservatore Nea Dimokratia al 27%. I neo nazisti di Alba dorata sono al 14%, i nazionalisti dei Greci indipendenti si attestano al 7%, i comunisti al 6,5%, mentre i due altri partiti della fragile coalizione di Governo, i socialisti del Pasok e Dimar (Sinistra democratica) sono entrambi appena al 5,5%. Un incubo.
Il partito neonazista Alba Dorata, entrato nel Parlamento alle elezioni del giugno scorso, dispone oggi di 18 seggi, pari al 7% dei voti. Ieri una sua deputata, Eleni Zaroulia, ha definito gli immigrati come dei «sub-umani» nel corso di un intervento in Parlamento.
In pochi mesi questa formazione marginale nel panorama politico greco ha visto raddoppiare, cavalcando la lotta all’immigrazione clandestina, i propri seguaci al punto che ha costretto il premier Antonis Samaras a lanciare l’allarme in un’intervista ad Handelsblatt del rischio "Repubblica di Weimar" per la Grecia. Il timore oggi non è tanto la tenuta economica del Paese mediterraneo quanto quella democratica, se non arriveranno entro novembre rassicurazioni concrete che i partner Ue vogliono che Atene resti davvero nella moneta unica. Anche Samaras dovrà, però, accelerare sulle privatizzazioni, che finora hanno prodotto 3 miliardi sui 50 previsti, sul recupero di evasione fiscale (il 56% dei lavoratori autonomi ha dichiarato meno della soglia di esenzione pari a 5mila euro), sulle liberalizzazioni e nel recupero del cd "sparito" contenente i nomi dei 2mila evasori con conti in Svizzera.
Del secondo piano di aiuti da 130 miliardi di euro, ben 50 sono destinati alla ricapitalizzazione delle banche greche, una cifra che se solo passasse dal fondo salva-stati permanente Esm direttamente ai bilanci degli istituti di credito senza transitare dai conti pubblici di Atene, renderebbe meno pesante il deficit e di conseguenza l’austerity per mantenere il bilancio in linea con le aspettative della troika. Una piccola concessione ma Berlino non si fida di allentare la morsa consentendo ai greci di rivitalizzare le loro banche senza far sprofondare i conti statali, in vista delle elezioni tedesche di settembre del 2013. Riuscirà Atene a resistere fino a quella data? Il rischio per i Paesi mediterranei è, come ha scritto il quotidiano francese Libération, di «morire guariti», cioè di giungere alla meta senza debiti, ma ormai privi di qualsiasi vitalità economica.