Paolo Berizzi, la Repubblica 19/10/2012, 19 ottobre 2012
CORSICA CALIBRO 11
Li stanno braccando come cani i killer dell’Avvocato. In tutta l’isola e anche fuori. Ma le belve hanno fatto un lavoro pulito. Altro sangue sparso su Ajaccio e, dicono, i fantasmi arrivati in moto adesso potrebbero essere già lontani. Rifugiati a Marsiglia o chissà dove. Magari davanti a un telegiornale che snocciola i numeri dell’horreur e li trita dentro il brodo di violenza che sta avvelenando l’Isola della Bellezza: 15 omicidi dall’inizio dell’anno, 101 negli ultimi cinque anni, altri 109 falliti. Incroci pericolosi tra un nuovo banditismo incapace di farsi sistema - ma sempre più vorace, scomposto e assai feroce - e schegge separatiste impazzite, frutto di una spaccatura tra indipendentisti lealisti e altri che alla lotta politica preferiscono gli affari. Non sempre puliti.
L’ultima scena della nuova Corsica calibro 11 si consuma in route des Sanguinaires, basta il nome. Mercoledì scorso, nove del mattino, stazione di servizio Total. Il signore al volante della Porsche cabrio si chiama Antoine Sollacaro, ha 63 anni ed è uno dei principi del Foro corso. Che l’Avvocato non abbia mai fatto mistero delle sue idee nazionaliste, che dopo la militanza giovanile nell’Mpa (movimento per l’autodeterminazione) abbia sempre difeso terroristi bombaroli come i banditi e i maneggioni di grosso calibro, è una suggestione che adesso serve solo a fuorviare. In realtà Sollacaro, così lo descrivono tutti, è uno con la schiena dritta. Consigliere giuridico della Lega dei diritti dell’uomo, intende il diritto come una religione. Mai un’ombra dal ’79, ama i sigari e le belle macchine. La Porsche,
dunque.
I sicari arrivano a bordo di una moto Bmw 1200 GS. Uno dei killer scarica addosso a Sollacaro nove proiettili calibro 11.43. Doveva essere il “botto”, la vittima eccellente che rende il clima, che distribuisce terrore: e così è stato. Scena due: sempre mercoledì scorso. Mezz’ora prima dell’attentato a Sollacaro, a Aregno, alta Corsica, il piombo abbatte Jean-Dominique Allegrini-Simonetti, tutt’altra pasta d’uomo. Chi è Allegrini- Simonetti? Se si sta agli archivi del nazionalismo armato, è un ex militante di Cuncolta Naziunalista, la vetrina legale del FLNC e cioè il più antico e ancora oggi il più potente dei gruppi in lotta per separare la Corsica da Parigi a suon di bombe e colpi di mitragliatrice. Il robusto Simonetti, morto tre giorni fa a 51 anni, si fa prendere la mano: negli anni 90 è accusato di attentati e traffico
d’armi. Poi, grazie anche alla moglie, sposta la testa altrove. Interessi immobiliari. Mattone, cantieri, appalti. Una parabola, a volte un po’ acrobatica, seguita da molti anziani militanti «politici ». Un settore nel quale, però operano anche quegli altri, quelli che degli ideali non sanno che farsene, quelli che la politica serve solo a assegnare gli appalti più
succosi. I malacarne del banditismo corso. Sono i piccoli e grandi boss della Brise de Mer, dal nome del bistrot affacciato sul vecchio porto di Bastia dove si incontravano un tempo. Quando ancora campavano solo di droga, gioco d’azzardo e pizzo. La «Brise» sta a Bastia e alla Corsica come la banda
della Magliana stava a Roma. Solo che questi non si sono affatto sciolti. E comandano ancora. Sparano e non li prendono. «Quello che uccide quest’isola non sono solo le guerre per il controllo del territorio e gli interessi economici — scrive Roger Antech su
Corse-Matin
— . È anche l’impunità di cui sembrano godere quelli che usano le armi per regolare i conflitti, anche i più comuni ».
Non è prudente aprire parentesi sulle cosiddette competenze. Ma di fronte a 101 omicidi in cinque anni, in una regione dove in ogni chilometro quadrato vivono appena 30 abitanti, ci sono alcuni particolari che fanno capire molto. Per esempio la richiesta da parte di magistrati e avvocati corsi, tutti, tutti in lutto, che le indagini sull’omicidio di Antoine Sollacaro restino in Corsica (la competenza sui crimini di sangue è di Marsiglia). Dal Continente è già sbarcato un gruppo di poliziotti dei servizi centrali. Accolti non proprio a braccia aperte dai colleghi corsi. Anche qui si gioca la partita per l’autonomia. «Misure
come questa non servono a niente — dice un rappresentante delle forze dell’ordine dell’isola — . Dopo dieci anni non c’è più un poliziotto corso, conoscevano il territorio e sapevano dove cercare banditi e terroristi». Intanto la Brise de Mer allunga i suoi tentacoli. Anche nel sud del Continente. Frammentata. Criminosamente autonomistica. Una piovra
a struttura orizzontale, molto poco verticistica, che però fa dire al presidente dell’Assemblea di Corsica, Diminique Bucchini: «Oggi siamo la zona più criminogena d’Europa». C’entrano solo quelli della Brise? Possibile che una banda che nel 1990 riuscì a portare via 19 milioni di euro dal
caveau della UBS di Ginevra abbia una mente così poco raffinata da fare ora zampillare il sangue nell’isola attirando l’esercito francese («servono misure straordinarie», chiede Bucchini)? Possibile. Il 7 agosto 2012, a Ponte- Leccia, la Brise ha perso uno dei suoi pilastri, Maurice Costa. Nel mezzo, ricambi generazionali, nuovi interessi,
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e villaggi in costruzione, società fittizie, controllo dei Casinò. Forse un salto di qualità troppo brusco per gente che fino a ieri trafficava armi e droga e basta.
«Abbiamo superato ogni limite », tuona, preoccupato, Simon Renucci, sindaco di Ajaccio. Il limite vero è che nella polveriera corsa si è accesa una somma di follie criminali. Quella dei banditi affamati di denaro. E quella dei nazionalisti armati. Che ritornano, e a volte finiscono al cimitero allungando i loro misteri. Troppe coincidenze. Il 18 ottobre, ieri, ricorreva il secondo anniversario dell’omicidio di Antoine Nivaggioni, anche lui ex militante nazionalista e in affari con un altra mano armata separatista: Yves
Manunta, freddato il 9 luglio ad Ajaccio. Che c’entrano i due? E, soprattutto, che c’entrano con il delitto dell’Avvocato? Erano soci (poi si sono divisi per contrasti) nella Sms, una grossa società di sicurezza, uno degli affari più opachi nella storia dell’economia corsa. Dall’indipendentismo al business
border line.
Sollacaro era il difensore di Nivaggioni. E se
l’agguato alla stazione si servizio fosse una vendetta? A voce bassa, tra gli investigatori, c’è chi dice di non poterlo escludere. Trafficoni e vecchie conoscenze del nazionalismo delle bombe e dei sequestri. La Corsica sta tornando indietro a 30 anni fa. E anche prima. La lotta per il separatismo corso,
uno dei focolai più caldi del fronte indipendentista europeo, iniziò nella notte tra il 4 e il 5 maggio del 1976. Passò alla storia come la “nuit bleue”. Ventidue ordigni esplosero in diverse località corse e a Nizza e Marsiglia. Ogni anno da 30 anni a Corte, storica capitale militante della Corsica, nel primo weekend di agosto gli indipendentisti eredi del FNLC (dichiarato fuori legge nel ’83) organizzano un raduno a cui partecipano delegazioni indipendentiste provenienti da tutto il mondo. Chi ha preso parte a quella dell’anno scorso ricorda che si poteva già scorgere una divisione nemmeno troppo sottile. Da una parte i militanti convinti della necessità di continuare a tenere a riposo le armi (le mitragliatrici sparavano, ma solo in aria). Dall’altra chi, in nome dell’eterna lotta contro Parigi, era disposto a vedere crescere il livello della tensione. Che sia finita la tregua che durava da dieci anni? La scia di silenzio, da parte degli indipendentisti (dis)armati, si era interrotta nel 2010, dopo l’uccisione di Philippe Paoli, un imprenditore con
estrazione nazionalista. Ucciso perché voleva investire nel nord della Corsica, e cioè in una zona controllata dalla Brise de Mer. La risposta alla prova di forza dei banditi non tardò ad arrivare. Ottobre 2011: un commando di tre persone fa fuori Christian Leoni, anche lui imprenditore, vicino alla Brise. Il Fronte rivendicò l’attentato a caratteri cubitali. Lo
scontro si aprì. Molti, tuttavia, avevano sperato che l’uno-due tra l’equipe mafiosa e il gruppo separatista fosse destinato a non avere strascichi. La paura di tutti, adesso, è che quel filo sottile che aveva resistito per anni si sia spezzato.