Sette 19/10/2012, 19 ottobre 2012
LA FUGA DEGLI ADOLESCENTI
[Lasciano il Paese a un ritmo superiore al Pil. Per evitare la trappola della maturità] –
Sempre più adolescenti fuggono dalla Cina per studiare all’estero. Come gli 88 adolescenti con passaporto di Pechino stipati nelle aule di una vecchia scuola alla periferia di Detroit trasformata in dormitorio. Iscritti al college della città americana, probabilmente per non tornare nella madrepatria per lungo tempo. Scappano prima di arrivare all’università, ancora teenager, soprattutto negli Stati Uniti, per aggirare (leggi evitare) l’esame di maturità in Cina, o gaokao. Un test che spesso diventa un massacro. Quanto meno una selezione crudele, da molti considerata tutt’altro che “uguale per tutti” (gli studenti di Shanghai hanno quasi il 300% di possibilità in più dei colleghi delle province interne di entrare nelle migliori università del Dragone, a cominciare dalla prestigiosa Università Fudan). Ma se le statistiche ufficiali (fonte: ministero dell’Istruzione) non mentono, non sempre dicono tutto. Perché se le semplici cifre raccontano che si è passati da 10 milioni e mezzo di maturandi del 2008 ai 9,15 milioni di quest’anno, non spiegano che sono sempre di meno i cinesi a credere che ne valga davvero la pena. La Cina Popolare è, a oggi, il Paese che esporta il numero più alto di studenti: 340mila , nel 2011, con una crescita del 20% all’anno negli ultimi anni (meglio del Pil…). In particolare, il numero degli adolescenti che volano via cresce anche del 30%, con l’imprevedibile approvazione degli apprensivi genitori di figli unici. E non sono solo i figli della nomenclatura (tipo Bo Guagua, amato figlio dell’ex potentissimo leader Bo Xilai, caduto in disgrazia) e dei milionari: il 75% degli studenti espatriati appartiene alla “alta borghesia” delle città, famiglie con reddito superiore a 36 mila euro l’anno. E i genitori? Li seguono: in Australia, i cinesi della madrepatria sono ora primi nella classifica degli immigrati, dopo aver superato anche i britannici.