Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2012  ottobre 19 Venerdì calendario

CRONACA MORBOSA E SCIARELLI DOLENTE

Da tempo non seguivo più «Chi l’ha visto?», un po’ per noia (lo confesso), un po’ perché il volto dolente di Federica Sciarelli (in video almeno, nella vita di tutti i giorni sarà allegra e spiritosa) mi mette angoscia. E poi non so più cosa sia la trasmissione: una ricerca di scomparsi? Una serializzazione di casi umani, come la triste vicenda di Angela Celentano? Un talk su clamorosi episodi di cronaca, come la storia del bambino di dieci anni portato via il 15 ottobre a forza dalla scuola elementare di Cittadella? Di tutto, di più (Rai3, mercoledì, ore 21.10).
Non immaginavo che «Chi l’ha visto?» fosse così simile, in termini drammaturgici, a «Quarto grado» di Salvo Sottile. La fortuna della Sciarelli è di far a meno della compagnia di giro degli opinionisti, ma la morbosità per la cronaca nera è identica. L’ho sottolineato più volte, «Chi l’ha visto?» è un programma metamorfico: cambia aspetto mimetizzandosi nella fisionomia della conduttrice. È stato aggressivo e poliziottesco con Donatella Raffai, problematico e ambulatoriale con Alessandra Graziottin, amorevole e solidale con Giovanna Milella, teatrale e «scritto» con Daniela Poggi, giornalistico con Federica Sciarelli. Non è più (forse non lo è mai stato) quel grande racconto popolare immaginato da Angelo Guglielmi e dal suo ideatore Lio Beghin.
Sì, c’è ancora la signora abbandonata da bambina in un brefotrofio, che ora, da adulta, vuole conosce la sua madre naturale, ma la narrazione è opaca, stile Barbara D’Urso o Mara Venier. Gli scomparsi sono soltanto la marca di riconoscimento del programma, che ormai punta a essere l’ultimo baluardo della «tv verità» (basta vedere con quale attenzione la conduttrice legge la sua interpretazione dei fatti, da assistente sociale più che da giornalista), l’ultima tribuna dove il quotidiano escluso dalla politica ritrova una sua voce, l’ultimo qualcosa, da rintracciare ogni volta.
Aldo Grasso