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 2012  ottobre 19 Venerdì calendario

BUFALA CONNECTION, COSÌ LA MOZZARELLA È FINITA NEL FANGO


NAPOLI. Da quella notte di equivoci e paura, sono passati oltre due anni. Ore 3 del mattino, giugno 2010: è già estate, ma piove a dirotto. In un caseificio di Quarto Flegreo, al confine tra Napoli e le terre dei clan casalesi, suonano i Nas. "Carabinieri, aprite!". Sono in borghese, con giubbotti impermeabili e cappucci. Gli operai si barricano all’interno, spengono le luci, fermano i macchinari. Terrorizzati. Temono sia una trappola: killer che si fingono carabinieri.
Una telefonata al 112, però, chiarisce tutto in fretta. Da quel momento comincia una storia criminale vera: quella della Grande Frode del latte e delle mozzarelle di bufala. Un’ora dopo infatti, arriva un Tir con cisterna: porta latte prodotto in Lombardia, ma con falsi documenti datati "Latina". I magistrati di Napoli e i Nas ricorderanno poi quelle ore concitate come "la notte della prova regina" per l’inchiesta sulla lunga truffa ribattezzata Oro Bianco. Come incassare per anni milioni di euro, truccando tonnellate di mozzarelle e altri formaggi.
L’inganno enogastronomico più banale e più esteso nel settore alimentare, e anche il più difficile da provare. Costruito violando il disciplinare della Denominazione di origine protetta (Dop) che garantisce la Mozzarella di bufala campana: "Prodotta con latte fresco, munto nelle ultime ore - minimo 12, massimo 60 - in allevamenti e caseifici dell’area protetta" e, dunque, soprattutto nel Casertano e nel Salernitano e poi in un’altra manciata di comuni del Napoletano, del Lazio, della Puglia e del Molise.

Ma nella realtà (e sulla tavola di troppe famiglie italiane), tutto è molto diverso. Quella notte, a Quarto Flegreo, i carabinieri trovano le conferme che si attendevano. Il latte, quello "illecito", arriva dalla Lombardia e dall’Est europeo (Romania, Lettonia, Lituania, Polonia) e sempre di notte. Latte di bufala, in polvere o congelato, o di mucca, come dimostrano le foto dei Nas nei locali di due aziende del settore, Frigocaserta ed Eurofrigo. Costa molto di meno: non 1,35 euro come quello Dop, ma 0,60 nell’Est europeo o 0,80 in Lombardia. "Per ridurre volumi e spese, fanno arrivare dall’Est la sola cagliata congelata" confida un allevatore "e chi è corretto rischia di chiudere...".
Il mercato è sconvolto dalla truffa: sono già falliti 200 allevatori sui mille Dop, altri sono strozzati dall’usura, come denuncia Lino Martone, del Sindacato Agricoltori e Allevatori Bufalini: "Noi siamo alla fame e i caseifici, invece, fanno affari d’oro". Un paradosso produttivo smaccato e che è ormai sistema: nell’area Dop gli allevamenti vendono sempre meno latte, ma i caseifici producono sempre più mozzarella.
L’inchiesta Oro Bianco è condotta dalla Procura antimafia di Napoli perché il pm Giovanni Conzo, con i colleghi Alessandro D’Alessio e Maurizio Giordano, punta ad arrivare ai contatti con i clan casalesi e a chi fa da prestanome per questi traffici criminali: un’indagine infinita, che ha già messo assieme 114 indagati, 39 arresti, il sequestro di 34 opifici, il parere contrario del gip, il ricorso della Procura al Tribunale del riesame (con il probabile epilogo in Cassazione). Ma aldilà dello scontro giudiziario, ciò che conta è questo: il colonnello dei Nas di Napoli, Alessandro Lombardi, il capitano Roberto Vergato e la loro squadra hanno svelato in un rapporto di oltre 2 mila pagine quanta mozzarella campana taroccata viene venduta in questo mercato truffaldino.

Tutto quello che si immaginava è stato provato dai blitz notturni e dai controlli incrociati tra i dati dell’Anagrafe bufalina di Teramo, il numero di capi schedati negli allevamenti di provenienza del latte, le tonnellate di prodotti e le fatture emesse. I risultati non coincidevano mai: truccati da un giro di carte false. Risultati stranissimi ed eloquenti: per un chilogrammo di mozzarella Dop occorrono 4 litri di latte bufalino, ma la media giornaliera di utilizzo, accertata nell’arco di un anno, è stata di 3,466 litri. E il resto? La sintesi di un carabiniere è una battuta: "Di Dop ho visto girare molti documenti contraffatti, ma pochissimo latte".
Sempre i Nas di Napoli hanno riferito al pm Conzo che "milioni di litri di latte congelato vengono utilizzati nella produzione di formaggi Dop". Non solo per le mozzarelle, dunque. E mentre tra gli indagati spuntano oltre agli imprenditori dei centri della Campania famosi sia per le bufale che per la camorra (Casal di Principe, Villa Literno, San Cipriano d’Aversa, Casapesenna, Mondragone, Grazzanise) anche quelli di Sutri (Viterbo), Priverno (Latina), Sarano (Grosseto), Porcari (Lucca), Argelato (Bologna, Gorgonzola (Milano). Con puntate bipartisan sino a Bolzano, Reggio Calabria e Marsala.
Il problema, però, non è solo quello della qualità del latte e dei formaggi. "In teoria, il latte congelato, lombardo o rumeno, vale meno, ma non dovrebbe nuocere" spiegano i veterinari, anche se è l’intera filiera illegale (che comincia con questa contraffazione) a sollevare sospetti persino sul fronte dell’igiene e della salute. Ma è tutto un "mondo" a essere sottosopra. Ciò che magistrati e carabinieri hanno svelato, infatti, è soprattutto il dissesto assoluto che la presenza criminale ha provocato nell’intero settore. "Se non vendo latte, come faccio a far sopravvivere le mie bufale, la cui alimentazione costa almeno 5 euro al giorno per capo? Il prezzo del mangime è salito a 38-39 euro invece delle 25mila lire di una volta, la nafta agraria a 1,25 al litro, mentre il prezzo del latte a 1,35 al litro è fermo a 15 anni fa" spiega un allevatore che sta per finire sotto usura e per cedere ai boss, conservando solo la propria intestazione fittizia "di copertura".

La crisi, intanto, aggredisce anche i caseifici corretti. "Quattro litri di latte mi costano 5,40 euro più Iva, spese di trasporto, energia elettrica e personale: si superano i 7 euro finali per un chilo di mozzarella" spiega un casaro di Cancello ed Arnone (Caserta). "La grande distribuzione, invece, ci offre al massimo 6,20 euro. Solo chi "trucca" può accettare quel prezzo". E allora? "Sopravvivo perché il mio è un caseificio piccolo. Abbiamo adottato anche la vendita diretta, con dei buoni clienti: ristoranti di Roma e alcune Ipercoop toscane. Che pagano il giusto".
I grandi produttori, quelli che operano su un volume complessivo di 200 tonnellate di mozzarelle al giorno, invece, si difendono così: "Il latte congelato consente di conservare la produzione invernale e di trasformarla d’estate, quando la richiesta è massima", spiega il titolare di un caseificio coinvolto nell’inchiesta. "Il sapore e l’igiene restano perfetti. E adesso, per rifarci l’immagine, dovremo spendere un sacco di soldi in pubblicità...".
Ma l’onorevole Paolo Russo (Pdl), presidente della Commissione Agricoltura della Camera, adesso teme che l’Unione Europea possa "aprire un procedimento di verifica del marchio: un prodotto straordinario, che dobbiamo tutelare, blindare... ". Come? Basterebbero due decreti legge: il primo per mettere su internet e collegare tra loro i dati della vendita del latte, della tracciabilità e della produzione di mozzarelle. Il secondo, per vietare che nello stesso caseificio si possano preparare le mozzarelle Dop e quelle non Dop. Oggi, infatti, quando i Nas scoprono partite di latte congelato, i caseari replicano in questo modo: "Ci serve solo per la seconda scelta, non per la produzione Dop". E con le norme attuali, non è proprio possibile dimostrare che stanno mentendo.
È se il Sud bara sulla Dop, il Nord lo asseconda. Nel 2008, infatti, in Lombardia molti allevamenti tradizionali (tra Sondrio, Bergamo, Brescia) furono riconvertiti: "Basta mucche, passiamo alle bufale". Ma quella produzione di mozzarelle lombarde è durata poco: "Si sono accorti che non erano capaci a farle e che, senza la Dop, le mozzarelle non si vendono bene" spiegano in Campania. "Così, hanno accettato i ricatti dei casalesi e fanno arrivare il latte al Sud per 80 centesimi al litro. In Lombardia, inoltre, per avere meno spese, al foraggio aggiungono gli scarti delle industrie alimentari ". Le bufale da latte, invece, richiederebbero un’alimentazione fatta di amidi, proteine e foraggio di qualità.

L’inchiesta Oro Bianco, in Campania, non ha risparmiato neppure i grandi produttori: quelli che governano il Consorzio di tutela. Le intercettazioni hanno captato addirittura le frasi del loro leader: quel Giuseppe Mandara, "re della mozzarella", arrestato e poi scarcerato dal Tribunale della libertà. Nelle telefonate, si occupa proprio degli equilibri interni al Consorzio: "Prima del rinnovo, dobbiamo ridurre il numero dei consiglieri e poi sceglierli. Ho fatto i conti: 6 a Caserta, 2 a Salerno, 2 al Basso Lazio...". Poi, riferisce di aver contattato il ministro Paolo De Castro: "Vogliono distruggere il settore?... Lui deve intervenire sul Nas e deve dire: che cazzo volete? Deve chiamare il comandante dei Nas". Sarà vero? Intanto, informa i soci del Consorzio che "un tenente colonnello è stato fortunatamente trasferito a Catania". Un Consorzio, dunque, nel quale chi dovrebbe essere controllato è anche controllore e persino indagato? La Coldiretti ha gia invocato, ma invano, le dimissioni di Mandara. "Qualcosa bisognerebbe fare, dovremmo cambiare il Consorzio", dice l’agronomo Mario Schiavone, cugino di secondo grado dell’omonimo superboss dei casalesi, Sandokan, ma da sempre schierato sul fronte opposto della legalità: in prima fila nelle rivolte e con un impegno politico prima in Rifondazione e ora con Grillo.

Gli inganni dell’Oro Bianco, intanto, non si fermano. L’ultimo è stato scoperto dalla Forestale a Capodichino: dove, per le norme antiterrorismo, tutti i pacchi devono partire sigillati. In quelli confezionati nei punti vendita interni di mozzarella campana, si è scoperto che le etichette erano carenti e il peso inferiore. Risultato: 30 mila euro di multa. Mentre dall’aeroporto supervigilato, mozzarelle e truffe volano insieme verso il mondo.