C.L., la Repubblica 19/10/2012, 19 ottobre 2012
A DESTRA I “DINOSAURI” NON SI ESTINGUONO NIENTE LIMITI DI MANDATO, SILVIO AL SENATO
[Tra i pochi che dovrebbero ritirarsi spontaneamente Cicchitto (5 legislature) e Colucci (da 34 anni sui banchi della Camera)] –
ROMA
— Alla rottamazione pensa Silvio Berlusconi (per gli altri), ma non Angelino Alfano. Se il Cavaliere si va convincendo che una ventata di novità deve spazzare il «vecchio» dal suo partito, il segretario ha deciso che non imporrà il limite delle tre legislature per selezionare i suoi. I dinosauri a destra sopravvivono ancora e sembrano destinati a non estinguersi. Già, ma il Cavaliere sarà della partita o anche lui pensa al clamoroso gesto? Chi lo ha incontrato più volte in questi giorni, come il coordinatore lombardo Mario Mantovani, rivela che l’ipotesi di cui si sta discutendo è di una corsa da «padre nobile» al Senato. Lui, in realtà, starebbe valutando pure il «colpaccio » di un ritiro tout court. Se non fosse per i legali che gli consigliano di non correre «inutili rischi ».
Nel Pd la «rottamazione» è partita, tra i berlusconiani non tira aria. La invocano giusto i “formattatori” di Alessandro Cattaneo, ma giusto loro. Certo, i passi compiuti da Veltroni e D’Alema sono destinati a lasciare il segno anche dall’altra parte. Raccontano che il capogruppo Fabrizio Cicchitto abbia confidato al solo segretario Alfano la sua intenzione di non ricandidarsi, forte di cinque legislature alle spalle e di una stanchezza accumulata in questi anni da capogruppo. E se dovesse lasciare lui, potrebbe alla fine farsi da parte — ma anche lì, su base volontaria — Francesco Colucci, storico deputato questore (fin dal 1987) dei berlusconiani, che tra i parlamentari siede beato nella top five, sullo scranno dei suoi 34 anni alla Camera. Chi occupa il podio, ovvero il senatore Beppe Pisanu, dall’alto dei 38 anni record di legislatura, ha già fatto sapere al contrario che non intende affatto gettare la spugna. «Mi candido, certo che mi candido» ha spiegato serafico l’ex ministro degli Interni martedì al fianco di Ciriaco De Mita, a margine della presentazione dell’ultimo libro dell’ex leader Dc. I sardi vivono più a lungo, è stata la tesi ironica, e «dovete permettere a un politico sardo di stabilire il record della logevità politica. Saranno gli elettori a decidere». E vorrebbe rimettersi al responso degli elettori anche Giorgio La Malfa, che affianca in testa Pisanu con 38 anni, se solo troverà (ma lui non dispera) una lista che sia disposta a rigettarlo nella mischia. A dispetto dei venti di rottamazione e dei capelli bianchi. Poi c’è chi, come il senatore Marcello Dell’Utri, al Parlamento è «costretto» a non rinunciare, ammicca lui. Troppi procedimenti penali e processi in corso per potersi privare dell’ombrello dell’immunità. «Dipende dal partito, se mi ricandiderà, e dagli elettori, se mi vorranno ancora » spiega Altero Matteoli, tra i recordman anche lui: «Io ho ancora voglia e poi non potete chiedere al tacchino di parlare bene del Natale ». Il fatto è che a destra e nel centro la voglia di compiere il nobile gesto della rinuncia è quella che è. Sulla ricandidatura di Umberto Bossi, fa sapere per esempio il segretario leghista Roberto Maroni, si pronuncerà il congresso del Carroccio a febbraio. Casini vanta 30 anni di militanza parlamentare (come Fini). E l’altro pomeriggio, anche lui al fianco di De Mita, sosteneva la tesi che «non può rinunciare alla politica chi la ama: ogni tanto noi facciamo il tagliando e affidiamo il nostro destino al popolo». Come dire, decideranno gli elettori. Niente tetto di legislature tra i centristi, ha già tagliato corto il segretario Udc Lorenzo Cesa. Ha già mollato le redini Calogero Mannino, in Parlamento dal ‘74. «Da un anno non partecipo più alla vita politica, lascio senza nostalgia ma con molta preoccupazione per il futuro», racconta nei panni di “Cincinnato” dalla sua vigna a Pantelleria. «Ma i tetti in politica non funzionano: la si impara a fare solo al fianco di chi ha qualcosa da insegnare».