Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2012  ottobre 19 Venerdì calendario

LA NEW ECONOMY FUNZIONA NELLO SPAZIO

Elon Musk è una favola che cammina: uomo di grandi visioni tecnologiche — pagamenti senza denaro, energia dal sole, auto elettriche che non inquinano, in giro nello spazio su astronavi private — e profeta di un futuro non privo di incubi (vorrebbe trovare qualche pianeta abitabile prima che l’uomo distrugga il nostro), l’imprenditore che ha fondato PayPal e Solar City e che oggi controlla Tesla Motors e la società missilistica SpaceX è anche un indicatore vivente dell’imprevedibilità dell’evoluzione tecnologica. Dell’estrema difficoltà di fare scelte di politica industriale nell’era digitale.
Quando andai a intervistarlo, due anni fa a Palo Alto, in California, questo ragazzone sudafricano quarantenne al quale il regista Jon Favreau si è ispirato per la figura del suo «Iron Man», mi sembrò un mix geniale: un imprenditore-sognatore (o il contrario, se preferite) che produceva pannelli solari ed auto elettriche, promettente mercato del futuro, per continuare a finanziare i giocattoli della sua fantasia: missili, capsule, astronavi pensate per Marte.
Non ero solo io a pensarlo, ma oggi, meno di due anni dopo, le cose hanno preso una piega assai diversa: le capacità di Elon Musk come industriale innovatore dell’auto sono rimesse in discussione dai ritardi nel lancio del modello S, un’elegante berlina elettrica costruita nello stabilimento di Fremont che Tesla ha rilevato dalla Toyota. Ne dovevano essere vendute migliaia entro fine anno, ma la vettura non è ancora sul mercato. «Pignoleria di Elon per i dettagli, vuole un prodotto perfetto» minimizzano alla Tesla, ma le sue difficoltà, unite a quelle di un altro produttore di vetture elettriche, la Fisker, e alla bancarotta di A123, la joint venture Usa-Cina delle batterie di nuova generazione per auto, fa pensare a molti che il successo di questo tipo di propulsione senza idrocarburi non sia affatto certo.
Musk si ribella, assicura che le sue nuove vetture saranno presto sul mercato, che avranno successo e nel frattempo comincia a rimborsare i prestiti avuti dal governo. Ma Romney, che aveva già attaccato Obama per aver aiutato Solyndra, una società del solare poi fallita, adesso tira ceffoni bocciando tutta la filiera dell’auto elettrica.
A sorpresa, invece, Musk è diventato l’eroe dell’industria spaziale e la sua SpaceX la società che sta trasformando i viaggi nel cosmo in un business redditizio: i missili Falcon sono stati perfezionati a tempo di record e la capsula spaziale Dragon, dopo un paio di collaudi riusciti e un primo aggancio sperimentale alla Stazione spaziale internazionale, ha cominciato nei giorni scorsi i suoi voli commerciali, portando mezza tonnellata di materiali e una scatola di gelati agli astronauti che lavorano in orbita. Musk è la nuova icona dell’America spaziale che torna a volare dopo il pensionamento degli Shuttle, ma fa anche molti soldi: la sua Dragon è molto più economica dei vecchi traghetti spaziali Nasa e anche delle Soyuz russe. In difficoltà sull’asfalto, redditizio fuori dall’atmosfera: anche questa è new economy.
Massimo Gaggi