Roberto Giardina, ItaliaOggi 19/10/2012, 19 ottobre 2012
PRODOTTI BIO, COSTANO SOLO DI PIÙ
[Lo dicono concordemente ben 17 diversi studi scientifici] –
Quando mi chiedono che cosa a me, italiano, anzi siciliano, manchi a Berlino, tutti si aspettano che risponda: die Sonne, il sole, in tedesco maternamente femminile. Invece il tempo mi piace, perfino d’inverno con la neve e il cielo limpido, si scende a volte a -20° C, ma le case, i negozi, i bus sono ben riscaldati.
Caso mai mi mancano la frutta e la verdura. I mercati sono belli, e uva, cocomeri, arance hanno un aspetto attraente. Anzi, sembrano in ottima forma. È un’illusione: sono come i bodybuilder, muscoli impressionanti ma deboli. La frutta non ha sapore. Una fetta di melone assomiglia a carta assorbente umida. E lo stesso vale per l’insalata. I prezzi, spesso inferiori a quelli italiani, non sono una consolazione sufficiente.
Per andare sul sicuro, bisogna cercare la frutta che si presenta male, mele rachitiche, pere ammaccate, uva rinsecchita. Sono i prodotti biologici, offerti a prezzi astronomici. Hanno profumo e sapore. Mi ricordano il bosco sopra Cefalù, dove mio zio, verde ante litteram, coltivava alberi da frutta nel modo più naturale possibile, senza anticrittogamici e altri veleni. Il raccolto, saccheggiato dagli uccelli, non superava le due o tre pere, che ci dividevamo fra una dozzina di cugini. Ma il profumo invadeva la stanza.
I prodotti biologici per i tedeschi, ossessionati dall’ecologia, dovrebbero anche far bene. E adesso arriva un’analisi catastrofica: quelli garantiti con il sigillo «Bio» non servono a nulla o, al più, sono appena migliori dei prodotti normali, frutta, verdura, latticini e carne. Qui, è stata una notizia da prima pagina. Ben 17 studi diversi hanno accertato che lo stato di salute di quanti si nutrono solo di prodotti biologici non è diverso da quello di coloro che mangiano quel che capita, senza voler sapere come è stato allevato il maiale che ha fornito le cotolette, o su quali prati pascola la mucca che fornisce il latte per yogurt e mozzarelle.
I prodotti bio, poi, non sono garantiti al 100%. Ldg, l’istituto di Monaco che controlla i prodotti alimentari, ha trovato tracce di sostanze chimiche non ammesse in 17 prodotti su 100. In quelli non biologici, le tracce sono presenti in 35, una differenza non così eclatante. Gli allarmi sono spesso ingiustificati: le quantità trovate erano minime, non in grado di provocare danni, anche se ingerite per lungo tempo. Con gli attuali precisi strumenti di controllo si possono riscontrare percentuali minime di quasi ogni sostanza in ogni prodotto. Cercate l’arsenico nelle fragole? Lo troverete, la notizia finisce in prima pagina, ma quasi mai si precisa che dovreste mangiare una tonnellata di fragole al giorno per rischiare una leggere intossicazione.
Ma i tedeschi sono prudenti. Anche oggi, oltre un quarto secolo dopo Chernobyl, alcuni miei conoscenti non consumano funghi perché sarebbero radioattivi in conseguenza dell’esplosione nella centrale nucleare in Ucraina. Una mania che rende. I prodotti bio hanno avuto un fatturato l’anno scorso di quasi 7 miliardi di euro (nel mondo il fatturato è passato da 18 miliardi di dollari nel 2000 a 54,9 miliardi nel 2009). Il 45% dei tedeschi, secondo un sondaggio, è pronto a spendere di più pur di nutrirsi con prodotti biologici, benché ammettano in maggioranza di ignorare in base a quali criteri di controllo ottengano il magico sigillo di garanzia. L’effetto è solo psicologico, affermano i ricercatori: chi compra bio si sente a posto con la coscienza, ha fatto del bene al suo corpo e all’ambiente. Si fida ciecamente. Un buon affare sulla fiducia.