Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2012  ottobre 19 Venerdì calendario

CHABAL, IL RUGBY DELLE CAVERNE “IO, INCROCIO TRA UOMO E BESTIA”

[Tackle e timidezza, l’Orco si racconta: “Sono uno fragile”] –
L’Orco è un gigante barbuto evaso dall’inferno, i capelli lunghi e corvini da demonio, lo sguardo che minaccia torture medievali, la voce cavernosa. «Un compromesso tra l’uomo e la bestia », dice di sé quando scende in campo. Invece no, Sèbastien Chabal è solo «un bimbo abbandonato nel cortile della scuola, preso tra ragazzi più grandi e forti di lui». Timoroso, di poche parole, condannato a muoversi goffo, impicciato da quei muscoli primitivi. «Fragile, prigioniero del proprio pudore», confessa. Perché l’Orco, Sèbastien Chabal, finalmente si è deciso a parlare. Così racconta tutta la sua storia, e che a volte le cose non sono come sembrano.
“La mia piccola stella” è la sorprendente biografia dell’icona francese e mondiale del rugby, uno degli sportivi più noti ma soprattutto più temuti. Uno che voleva solo fare il tornitore e gli sarebbe bastato uno stipendio sicuro da mille euro al mese, invece per caso è finito in un’avventura più grande di lui. Uno che anche gli All Blacks si spaventano, se nasconde l’ovale sotto il bicipite e carica. Che si commuove fino alle lacrime, quando gli parlano degli amici dell’adolescenza
che non sono riusciti a tirarsi fuori dai guai. Uno che se ti si lancia contro, invece di placcare, finisce che spezza in due. Come fece con Chris Masoe, il numero 8 neozelandese, bestione maori che dopo l’assalto dell’Orco provò a rialzarsi ma crollò di nuovo a terra, le luci spente come un pugile suonato. Roba che quel video – la pubblicità della forza bruta – a distanza di anni resta il più cliccato tra gli appassionati di rugby.
Uno che a scuola le maestre lo adoravano perché era dolce e gentile, ma un giorno è arrivata una nuova insegnante di matematica: il rimprovero, lui che risponde, lo schiaffo. «Fu in quel momento che tutto si capovolse». Il piccolo Sébastien suo malgrado sta per diventare un Orco: comincia a studiare con poca convinzione – «prima sognavo l’Università, volevo diventare un dottore» - poi sceglie un istituto tecnico, incrocia brutte compagnie, fa qualche furtarello ma trova anche un lavoro in fabbrica. Un giorno, il rugby.
«Volevo solo sfogarmi e bere qualche birra con gli amici. Invece mi ha tolto dalla cattiva strada, mi ha dato tutto». All’inizio è una squadra di dilettanti, il Valence. Michel Couturas lo vuole a Bourgoin: il ragazzo fisicamente è un mostro, dentro ha una rabbia impressionante, deve solo imparare a giocare perché è arrivato tardi allo sport. «Ho imparato alla svelta». Nel Duemila, a 23 anni, lo convocano per il primo torneo
delle Sei Nazioni. Così grosso, e truce. « Giocavo solo da sei anni, mi consideravo un principiante. Gli altri mi mettevano soggezione » .
Nasce una stella. A Sale si fa crescere il barbone e diventa un idolo. «Quella volta che è nata mia figlia, l’allenatore (Phillipe Saint-André, attuale tecnico dei francesi, ndr) non mi ha permesso di andare ad
assistere al parto. Ho dovuto giocare. Ed è il più grande rimorso che mi porto dentro». Le battaglie sul campo, la dolcezza della famiglia. Tutto non è mai come sembra. Quella rissa durante il terzo tempo con un giocatore italiano (Martin Castrogiovanni), perché l’azzurro credeva che lui ci avesse provato con la sua fidanzata: la scazzottata, e poi amici come prima. La comprensione per la testata di Zidane («Non la condivisi, ma non è facile resistere alle provocazioni»), il rispetto per Gareth Thomas e il suo coming out. Gli splendori di Parigi, con il Racing. A 35 anni, Chabal quest’estate ha scelto il Lione, ProD2, seconda divisione francese. Infortunato, domenica non giocherà ad Auch. Però la squadra è seconda, e lui è ancora lì. Che fa paura agli avversari. «Potrei tagliarmi la barba, sembrare più tranquillo. Ma tanto poi ricresce… ».