Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
Molti di noi maledicono l’euro e dimenticano che l’euro, cioè l’unificazione della moneta, è conseguenza diretta della caduta del Muro di Berlino, primo atto della riunificazione tedesca, 9 novembre 1989, 25 anni oggi. Non salutammo forse quell’evento entusiasticamente? L’unico scettico era Andreotti, il quale diceva di amare a tal punto la Germania da volerne due. E però, ironie della storia, dovette poi firmare lui, da presidente del Consiglio, il trattato di Maastricht (7 febbraio 1992), perfetto compimento del percorso cominciato con la caduta del Muro.
• Intanto bisognerebbe dire perché il Muro fu costruito.
Alla fine della guerra la Germania, che l’aveva provocata, venne divisa in due. Quella occidentale (Germania Ovest o Repubblica Federale Tedesca, cioè RFT, o anche Bundesrepublik Deutschland) ricadde sotto l’influenza americana. Quella orientale (Germania Est o Repubblica Democratica Tedesca, cioè Rdt, vale a dire Ddr o Deutsche Demokratische Republik) sotto l’influenza sovietica. Ha presente? Capitalismo e comunismo, Cortina di Ferro, guerra fredda. Quelle cose lì. Venne divisa anche Berlino, Berlino Ovest e Berlino Est, e un sacco di gente scappava da Berlino Est e veniva a Berlino Ovest: per questo, nell’estate del ‘61, i carcerati a Est erano più di tremila, sicché i sovietici decisero di costruire questo Muro. E lo tirarono su in effetti in una sola notte, 12-13 agosto 1961. 17.200 uomini, fra soldati e polizia, stesero sulla frontiera che separava il settore sovietico da quello occidentale 150 tonnellate di filo spinato, 5 di filo di ferro, 2 di supporti metallici e inoltre piantarono 18.200 pali di cemento. Sbarrarono le 193 strade a cavallo del confine. Chiusero i passaggi delle 12 linee ferroviarie, furono messi sotto controllo anche i pozzi d’ingresso alla rete fognaria. Alle prime luci dell’alba, buona parte del lavoro era già stata ultimata. Nome in codice: “Operazione Rose”. A guardia del Muro piazzarono i Vopos, soldati con l’ordine di sparare su chiunque tentasse di scavalcare. Ne ammazzarono nel corso dei trent’anni seguenti almeno 138. Sappiamo abbastanza di quel regime e della Stasi – la maniacale polizia segreta che teneva sotto controllo tutti – per poter dire che si trattava di un sistema orrendo. Pure, la società capitalistica che gli Ossis (cioè i tedeschi orientali) hanno conosciuto poi non dev’essere risultata così seducente se nella Germania Orientale c’è un ritorno di fiamma per i postcomunisti che hanno vinto le elezioni in Turingia.
• Vediamo, però, come il Muro cadde. Il venticinquennale che si celebra oggi...
Passarono gli anni, la guerra fredda si stinse nella modernità che avanzava e nelle difficoltà economiche dell’Urss, arrivò Gorbaciov e con lui il nuovo regime della perestrojka (ricostruzione) e della glasnost (trasparenza). I Vopos non sparavano più su chi scappava, sotto il Muro passavano una sessantina di tunnel, lo spirito dei tempi aveva rammollito i vecchi comunisti intransigenti: come resistere alle parole occidentali, ai jeans americani, alle calze di nylon? Il passaggio da una Berlino all’altra divenne sempre più facile, sino a che, la sera del 9 novembre 1989, il portavoce della Ddr Günter Schabowski convocò una conferenza stampa per annunciare che non ci sarebbero stati più limiti nella concessione dei permessi d’espatrio. Leggeva da un foglio e non s’accorse che la data di entrata in vigore era stata aggiunta a penna, in un certo punto mal visibile. Sicché quando un giornalista americano gli chiese «Da quando?» Schabowski rispose senza pensarci «Anche da subito». In pochi secondi il mondo seppe che un’epoca era finita e i tedeschi, al culmine di un’eccitazione simile a un’ubriacatura, si precipitano con i picconi ad aprire brecce in quel colosso grigio e deprimente.
• I Vopos che fecero?
Erano premuti da ogni parte. Rinunciarono al controllo benché formalmente avessero ancora il permesso di sparare ed uccidere. Attraverso i primi squarci si vedevano, dall’altra parte, gruppi di soldati impauriti. Poco dopo arrivarono le ruspe e il Muro fu definitivamente smantellato. La città fece festa fino al giorno dopo.
• Come risolsero, all’inizio, il problema della moneta?
I marchi della Ddr scomparvero. Non li voleva nessuno.
• Come fu l’incontro tra le due Berlino?
Scrive Mario Fortunato, nel libro appena pubblicato da Bompiani (Le voci di Berlino ): «La città faceva fatica a mettersi insieme. Il settore occidentale era attraversato da una tacita corrente di nervosismo, emergevano nuove contraddizioni sociali. La vecchia Berlino Est appariva spettrale e deserta, con ancora i segni tangibili della penuria, [...] l’altra metà vedeva le proprie strade ricche ed eleganti intasate di Ossis, polacchi, cechi e ucraini, tutta una umanità stracciona e senza orientamento emersa all’improvviso dal buio della Cortina di Ferro». Berlino diventerà capitale della nuova Germania unificata nel 1991.
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