Lauretta Colonnelli, Corriere della Sera 09/11/2014, 9 novembre 2014
GLI AGITATORI DELL’ARTE
Ci sono non solo capolavori dei grandi artisti del 900, ma anche un’infinità di storie, tra le 170 opere esposte nella mostra Secessione e Avanguardia , alla Galleria nazionale d’arte moderna di Roma.
C’è innanzitutto il Girasole di Gustav Klimt, in prestito dalla Österreichische Galerie Belvedere di Vienna. Il dipinto rappresenta un grande girasole sullo sfondo di un giardino fiorito. Ma si intravede nel fiore anche una figura umana: la corolla delinea il viso, il fogliame un abito. Fu interpretato come il ritratto ideale della signorina Flöge, che Klimt aveva fotografato ripetutamente, nell’estate del 1906, sullo sfondo di un giardino di girasoli. La posa ieratica della modella è la stessa del fiore antropomorfo.
Esposto nel 1910 alla Biennale di Venezia, diffuse il klimtismo in Italia. Ne fu travolto Felice Casorati, che riprese i motivi floreali dell’artista austriaco nella Preghiera , tempera su fustagno. E Vittorio Zecchin trasferì la sua sovrabbondanza decorativa nel Convegno mistico . Mario Cavaglieri si ispirò alle sue suggestioni orientali in Vasi cinesi e tappeto indiano e in Giulietta nell’atelier di Padova .
Klimt era stato uno dei fondatori della Secessione, il movimento dei giovani artisti che si vollero contrapporre alle Accademie. Si accese nel 1892 a Monaco, nel 1897 a Vienna, nel 1898 a Berlino. Proviene dalla prima mostra della Secessione a Monaco il Peccato di Franz von Stuck, con la torbida Eva avvolta in un gigantesco pitone nero. Opera che ebbe un tale successo da essere replicata ben undici volte dall’autore.
A Roma la prima mostra della Secessione si inaugurò nel 1913, quando nel resto d’Europa il movimento era quasi spento. E si intrecciò con le tendenze artistiche ispirate al socialismo umanitario che l’avevano preceduta e con le avanguardie che avevano appena cominciato a ribollire, soprattutto quella rappresentata dal Futurismo.
La mostra curata da Stefania Frezzotti racconta, attraverso le opere arrivate da tutta Europa e quelle provenienti dai depositi della Gnam, il clima di fervore innovativo che animò il decennio breve, compreso tra il 1905 e il 1915, a ridosso della Grande Guerra.
«L’idea della mostra nasce dal desiderio di rievocare un momento in cui l’arte fu veramente europea, cosmopolita, senza confini», racconta Maria Vittoria Marini Clarelli soprintendente della Galleria. «Si confrontavano le idee e i nuovi linguaggi. Nacquero nuove riviste, come «La Voce» di Prezzolini e «Lacerba» di Papini e Soffici.
Si crearono nuovi circuiti per allestire mostre al di fuori dei canali ufficiali che rifiutavano le avanguardie. Picasso, che aveva mandato un quadro alla Biennale di Venezia del 1905, se lo vide tornare indietro dopo tre giorni». Balla lesse lo scritto di Tolstoj Che cos’è l’arte , in cui si metteva in evidenza il ruolo morale e sociale che l’arte può rivestire, e realizzò il bellissimo ritratto in bianco e nero dello scrittore russo. Scoprì le teorie pedagogiche di Maria Montessori e copiò per le figliolette i banchi-giocattolo che l’educatrice aveva disegnato nel 1907 per l’asilo dei figli degli operai.
Pellizza da Volpedo dipinse il Quarto Stato , di cui sono esposti i disegni preparatori, mentre Cambellotti organizzava, con lo scrittore filantropo Giovanni Cena, scuole per i contadini della campagna romana. Medardo Rosso scolpì il suo Bambino malato dopo la degenza in un ospedale parigino. Boccioni dipinse l’ Idolo moderno , immagine simbolo della mostra, ritraendo i riflessi della luce elettrica sul volto allucinato di una cocotte.
Carrà sorprese un tram in corsa scagliato sulla folla in piazza Duomo a Milano. Si entra in mezzo alle fanciulle di Edoardo Gioia, dipinte per l’Esposizione internazionale del 1911 e restaurate per questa mostra. Si esce tra le «linee di velocità» di Balla, che acquistano volume e rendono con colori accesi il movimento a ondate delle masse interventiste e delle bandiere. Siamo nel 1915. La visione inebriante del futuro che aveva abbagliato l’inizio del secolo sta per frantumarsi in macerie.